giovedì 21 giugno 2018

Fondi avvoltoio, «aiutiamoli a casa loro» - Marco Bersani



Mentre col cuore siamo a bordo dell’Acquarius e con la mente sognamo una manifestazione nazionale che abbia come striscione di apertura: “Stranieri, non lasciateci soli con questi italiani”, ecco un modo immediato e concreto di “aiutarli a casa loro”: fare come in Belgio e dire un chiaro stop ai Fondi avvoltoio.
E’ di questi giorni la notizia della sentenza della Corte Costituzionale belga che, respingendo il ricorso di Nml Capital, fondo avvoltoio con base alle isole Cayman e di proprietà del colosso statunitense Elliott (recentemente entrato nel capitale sociale di Tim), conferma la legge approvata all’unanimità dal Parlamento belga nel 2015.
La legge applica una raccomandazione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che “impegna gli Stati a implementare quadri giuridici che restringano le attività predatrici dei fondi avvoltoio nelle loro giurisdizioni”; in particolare, impedisce ai fondi di ottenere rimborsi superiori al prezzo di acquisto dei titoli bloccando di fatto ogni possibilità di speculazione.
Ma cosa sono i fondi avvoltoio e come operano?
Tecnicamente si tratta di fondi di investimento specializzati in “investimenti in difficoltà” ma gli addetti ai lavori li chiamano vulture funds, ovvero fondi avvoltoio, perché se iniziano a volteggiare su una società è perchè sentono l’odore delle carogne, siano esse i crediti in sofferenza delle banche o le compagnie industriali sull’orlo della bancarotta.
Una delle attivtà su cui si sono specializzati, sempre con le medesime modalità, è l’acquisto a prezzo scontato del debito pubblico di Stati in default, per poter poi citarli in giudizio ed ottenere il rimborso integrale del valore nozionale del debito e degli interessi conseguenti.
L’esempio più famoso riguarda il defalut argentino, quando alla fine del 2001, il governo Kirchner dichiarò bancarotta e avviò una drastica riduzione del debito di circa il 70% (l’operazione si chiama tecnicamente concambio, ovvero la sostituzione delle obbligazioni in default con nuovi titoli a rendimento inferiore e a scadenza differita). Solo il 7% dei creditori non accettò la nuova offerta. Fu a quel punto che arrivarono i fondi avvoltoio – Nml Capital in primis – che acquistarono i bond argentini a prezzi stracciati, fecero causa al governo argentino, presso la corte distrettuale di New York, e la vinsero. L’operazione fruttò ai fondi avvoltoio profitti del 1600%. D’altronde il motto di Paul Singer, miliardario e proprietario del fondo Elliott, è “mettere pressione sulla preda”.
Ma innumerevoli sono le situazioni in cui questa formula si è ripetuta, mettendo in ginocchio interi Stati e popolazioni: basti pensare alla Repubblica del Congo che, nel 2002, dovette pagare ai fondi Kensington e FG Hemisphere l’equivalente di 7 punti percentuali di Pil e circa un quarto della propria spesa pubblica.
La sentenza della Corte Costizionale belga è dunque fondamentale per la lotta contro i creditori illegittimi, che a livello internazionale è da anni attiva e che ha già ottenuto importanti risoluzioni: dalla cosiddetta Addis Abeba Action Agenda adottata dall’Onu nel 2015 alla recente risoluzione del Parlamento Europeo (17 aprile 2018) che chiede espressamente agli Stati membri dell’Unione Europea di legiferare contro le speculazioni dei fondi avvoltoio, ispirandosi direttamente alla legge belga.
Ecco un modo immediato per “aiutarli a casa loro”: approvare un provvedimento normativo il cui testo è disponibile con un semplice copia-incolla e il cui costo sarebbe oltretutto pari a zero.
Missione forse impossibile per chi ha fatto della forza coi deboli e della debolezza coi forti la propria cifra di governo.
Con Valencia nel cuore.

Nessun commento:

Posta un commento