martedì 12 giugno 2018

Gli Stati Uniti ci stanno facendo a pezzi, ma in Italia non se n’è accorto nessuno - Fulvio Scaglione


Mentre l’Italietta bon ton se la spassa discettando di populismo e sovranismo, l’Impero colpisce ancora. Mike Pompeo, il segretario di Stato venuto dalla Cia (dove lascia, come nuovo capo, tale Gina Haspel, ai tempi neocon molto attiva nelle torture e ora infatti confermata in carica con i voti decisivi dei Democratici), annuncia contro l’Iran “le sanzioni più dure della storia”, che potrebbero essere annullate solo se gli ayatollah prendessero gli opportuni provvedimenti. Tipo sparire dalla faccia della terra o convertirsi al buddismo. Alla base del dissidio con l’Iran c’è, com’è noto, l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 da Usa, Ue, Russia e Onu. Per quasi tutto il mondo l’accordo funziona e, come minimo, ha sbarrato all’Iran la strada verso il nucleare militare per 15-20 anni. Per tre Paesi è invece un pericoloso disastro. Tre contro tutti, ma nei tre, accanto a Israele e Arabia Saudita, c’è l’Impero, quindi il tavolo salta. Brutto ma gli imperi fanno così.
Nello stesso discorso, però, Pompeo a nome dell’amministrazione americana ha spiegato con chiarezza la sorte che attende noi: “Capiamo le difficoltà finanziarie ed economiche che ciò impone ai nostri amici, ma dovete sapere che riterremo responsabile chi farà affari proibiti con l’Iran. So che gli europei vogliono conservare l’accordo nucleare ma ora sanno qual è la nostra posizione”.
È bellissimo. Perché Pompeo, quando parla di “affari proibiti”, intende gli affari proibiti dagli Usa e dalle sanzioni da loro decise, non affari illeciti o criminali in assoluto. 5 miliardi di effettivo interscambio commerciale, altri 25 tra protocolli e intese già firmati e da implementare. Per dare un’idea: 30 miliardi era il valore della Legge di stabilità italiana del 2018.


L’Unione Europea sta affannosamente cercando di trovare il sistema per annullare l’effetto delle sanzioni Usa sulle imprese europee. Per esempio, autorizzando pagamenti diretti alla Banca centrale dell’Iran per le forniture di petrolio. Ma una grande azienda europea che opera anche negli Usa potrebbe accettare di sacrificare il mercato americano per conservare quello iraniano? E ci sono politicanti come il presidente francese Emmanuel Macron che hanno già detto di non volere una guerra commerciale con gli Usa. Quindi…
L’Italietta bon ton, comunque, non ama occuparsi di queste cose. Ha deciso che Trump è un idiota ed è contenta così. Non si domanda se, in presenza dell’idiota, qualcuno governi comunque gli Usa, ed eventualmente chi sia. Perché questo Qualcuno ci fa ingoiare palate di m… a getto continuo.
Solo qualche esempio. Novembre 2017: Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato e quindi funzionario della politica Usa visto che gli Usa pagano il 75% delle spese Nato, convoca a Bruxelles i ministri degli Esteri dell’Unione e dice loro: cari signori, i vostri Paesi dovranno rimodernare ponti, strade, ferrovie, autostrade e aeroporti per adattarli alle necessità belliche e al traffico di carri armati e mezzi pesanti quando ci sarà la guerra. Che sarà ovviamente, aggiungiamo noi, contro la Russia. E nessuno dei presenti che l’abbia mandato a quel paese.

Primi di marzo 2018: Trump (o chi per esso) annuncia dazi sulle importazioni americane di acciaio e alluminio dall’Europa, generate soprattutto da Francia e Germania. Panico a Berlino e Parigi. Merkel e Macron si precipitano a Washington ma nel frattempo, per tener buono l’Impero, acconsentono a tutto: “caso Skripal” e vai con nuove sanzioni contro la Russia; bombardamenti (forse chimici, forse no) a Douma e corrono a colpire la Siria. L’Italia, così disciplinata da aprire i propri aeroporti al trasporto delle bombe che servono ai sauditi per massacrare civili nello Yemen, fa la parte sua: quella del servo, mandando gli aerei a scortare quelli americani che attaccano la Siria.
L’altro giorno. Dopo aver polemizzato sulle relazioni economiche (fortemente sbilanciate a favore della Cina, in attivo di 375 miliardi) ed essersi imposti dazi a vicenda, Usa e Cina sembrano avviati sulla strada dell’accordo commerciale. Perché picchiarsi tra colossi quando ci si può rifare sui medi e sui piccoli? Il capro espiatorio sarebbe di nuovo l’Unione Europea, perché la Cina potrebbe comprare di più negli Usa (e quindi meno in Europa) e gli Usa completare il riassestamento della bilancia imponendo dazi sulle importazioni europee. Senza contare i vantaggi politici (vedi per esempio Corea del Nord) che il patto tra giganti comporterebbe in un’area cruciale del mondo come l’Asia e nel Mar cinese meridionale dove transita un terzo del traffico commerciale marittimo del mondo. L’Italietta bon ton, però, ha altro a cui pensare. C’è il populismo, c’è il sovranismo, mamma li turchi. E dopo Trump l’idiota ha trovato Salvini il bruto e Di Maio il pezzente con cui svagarsi. A fronte di questo suicidio politico e morale, condito di un’arroganza intellettuale da record, la vera domanda è: come mai, da noi, sovranisti e populisti non sono già al 90% dei voti?

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