lunedì 5 febbraio 2024

11.500 bambini sono stati uccisi a Gaza

                       

articoli e video di Gideon Levy, Gian Luigi Deiana, Alberto Negri, Matteo Saudino, Francesco Masala, Larissa Sansour, Antonio Cipriani, Manlio Dinucci, Jonathan Cook, Chris Hedges, Benedetta Sabene, Kyle Anzalone, Giacomo Gabellini, Naga, Gaetano Colonna, Elena Basile, Alessandro Orsini, Wyatt Reed, Max Blumenthal

 

Licenza di uccidere per altri trenta giorni – Francesco Masala

Nella COP 26, a Glasgow, 100 paesi dissero stop deforestazione entro il 2030. Ancor più significativo perché c’è la firma di Brasile, Congo, Indonesia, Cina, Canada, Russia: quegli Stati dove si concentrano le foreste più preziose del pianeta (qui).

L’accordo è durato poco, dopo qualche giorno il Brasile e Indonesia hanno cambiato idea (qui)

Il messaggio, in Brasile, è stato quello di accelerare l’abbattimento di alberi entro il 2030.

A Gaza succede lo stesso, mentre il mondo plaude alla sentenza della Corte internazionale di Giustizia de L’Aja sul genocidio israeliano.

Gli assassini al potere in Israele lo interpretano così: se i giudici fossero stati seri avrebbero preteso la fine dello sterminio entro DUE giorni, i TRENTA giorni che la Corte internazionale di Giustizia prescrive sono esattamente quelli che servono ai genocidi israeliani per finire di distruggere Gaza, far morire di bombe o di fame i sopravvissuti, completare la pulizia etnica.

Il trentunesimo giorno appariranno i maledetti complici, Van der nazi Leyen, il giardiniere suprematista Borrell, tutti i sostenitori europei dei nazisti ucraini e degli sterminatori israeliani, a distribuire caramelle e merendine, fra i bambini sopravvissuti. come Victoria Nuland a Kiev.

E parleranno di ricostruzione, di pace, di due paesi e due popoli (quello palestinese in Egitto, o sulla Luna).


 

 

I crudeli, gli ipocriti, gli imbecilli – Antonio Cipriani

I crudeli, gli ipocriti e gli imbecilli. Questi i migliori interpreti che abbiamo di una fase storica in cui la disumanità ha preso il sopravvento e in cui avere un dubbio, conservare principi etici, pensare alle ragioni degli altri e al bene comune è roba da perdenti. La cattiveria vince in ogni campo. Declinata secondo le opportunità concesse da quel mare di indifferenza che aiuta gli ipocriti a fingere che va tutto bene, e che “lontano dagli occhi lontano dal cuore” e altre finzioni scenografiche e culturali che rendono ogni efferatezza accettabile, se conveniente.

Poi ci sono gli imbecilli. E sono tanti, troppi, dilagano, prendono per buone le verità della televisione e si schierano come un sol uomo sul fronte delle sciocchezze più inutili, in prima linea per difendere la ferocia che si fa sistema, costi quel che costi, disposti a pagare un prezzo altissimo in cambio della certezza assoluta che se il mondo fa così schifo è perché c’è un nemico da combattere. Che sia di una etnia diversa, che sia lo straniero, il povero, il senza diritti, il disoccupato, il giovanissimo che teme per il proprio futuro e quindi esprime senso critico.

Il crudele, l’ipocrita e l’imbecille in modi diversi dettano la narrazione, da queste parti.

E tutti noi che non siamo crudeli, che manteniamo memoria delle crudeltà del passato, che conosciamo la differenza tra sfruttato e sfruttatore, tra vittima e aguzzino, tra chi schiaccia e chi viene schiacciato, tra esercito occupante e luoghi occupati, tra chi cannoneggia le case e chi scappa atterrito, dobbiamo districarci nella rete assurda degli ipocriti, fatta di indifferenza e conoscenze selezionate da arte per non creare fastidi.

E abbiamo di fronte un mare di imbecilli, ottusi, felici che ci sia chi muore ingiustamente, che festeggiano i manganelli, il razzismo, il genocidio, raggianti per avere finalmente voce in capitolo sulla scena tragica della storia: giornalisti, politici, portavoce del malcontento che si fa stupidità, della rabbia pronta ad essere indirizzata contro le vittime, mai contro chi causa la profonda, lacerante ingiustizia sociale in cui viviamo.

La crudeltà, abbinata a una bella dose di ipocrisia, regna sovrana in un ecosistema in cui l’ignoranza detta le regole.

da qui




11.500 bambini sono stati uccisi a Gaza. Un orrore di questa portata non ha spiegazione – Gideon Levy

Ci vogliono sette minuti per visualizzare l’elenco di migliaia di bambini morti, che scorrono alla stessa velocità delle loro povere vite.

Duecentosessanta nomi di bambini la cui età era 0; nomi di bambini che non sono riusciti a festeggiare il loro primo compleanno, né potranno mai festeggiare qualsiasi altra cosa. Ecco alcuni dei loro nomi: Abdul Jawad Hussu, Abdul Khaleq Baba, Abdul Rahim Awad, Abdul Rauf al-Fara, Murad Abu Saifan, Nabil al-Eidi, Najwa Radwan, Nisreen al-Najar, Oday al-Sultan, Zayd al- Bahbani, Zeyn al-Jarusha, Zayne Shatat. Che sogni avevano i loro genitori per loro? Poi ci sono centinaia di nomi di bambini di uno e due anni; bambini di tre o quattro anni; bambini che avevano cinque, sei, sette o otto anni, fino ai giovani adolescenti uccisi.

Migliaia di nomi, uno dopo l’altro, degli 11.500 bambini uccisi dalla macchina da guerra sionista a Gaza negli ultimi quattro mesi. L’elenco scorre come i titoli di coda di un lungo film, con una melodia lugubre in sottofondo. La rete Al-Jazeera ha pubblicato nel fine settimana l’elenco dei nomi a lei noti, per un totale della metà degli 11.500 uccisi, secondo il Ministero della Sanità di Hamas. Un bambino ucciso ogni 15 minuti, uno su 100 bambini a Gaza.

Intorno a loro restavano i bambini che avevano assistito alla morte dei loro cari, i genitori che seppellivano i loro figli, le persone che avevano estratto i loro corpi dal fuoco e dalle macerie, migliaia di bambini storpi e decine di migliaia traumatizzati per sempre. Secondo i dati delle Nazioni Unite, 10.000 bambini hanno perso entrambi i genitori in questa guerra, una guerra in cui muoiono due madri ogni ora.

Nessuna spiegazione, nessuna giustificazione o scusa potrà mai dare un senso questo orrore. Sarebbe meglio se la macchina della propaganda israeliana non ci provasse nemmeno. Nessuna storia secondo cui “Hamas è responsabile di tutto” e nessuna scusa che indichi che Hamas si nasconda tra i civili. Un orrore di questa portata non ha altra spiegazione se non l’esistenza di un esercito e di un governo privi di limiti stabiliti dalla legalità o dalla moralità.

Pensate a questi bambini, che sono morti nelle loro culle in fasce, ai bambini che hanno cercato inutilmente di scappare per salvarsi la vita. Chiudete gli occhi per un momento e immaginate i 10.000 minuscoli corpi adagiati uno accanto all’altro; apriteli e vedrete le fosse comuni, i pronto soccorso sovraffollati, con le ambulanze che portano sempre più bambini che vengono portati dentro, non si sa se vivi o morti.

Sta accadendo anche adesso, a poco più di un’ora di auto da Tel Aviv. Ciò sta accadendo senza che ne venga data notizia in Israele, senza alcun dibattito pubblico sulla furia violenta che Israele si è permesso di scatenare a Gaza questa volta, più che mai. Ciò accade anche senza che nessuno in Israele rifletta su cosa porteranno queste uccisioni di massa, su ciò che Israele potrebbe trarne e quale prezzo pagherà per questo. Non disturbateci, stiamo uccidendo bambini.

I luoghi comuni sono banali e patetici: “Hanno iniziato”, “non c’è scelta”, “cosa dovremmo fare?” “L’IDF sta facendo tutto il possibile per evitare l’uccisione di persone innocenti”. La verità è che a Israele non importa, non si interessa nemmeno. Dopotutto, i palestinesi non amano i loro figli e, in ogni caso, crescendo sarebbero solo diventati dei terroristi.

Nel frattempo, Israele a Gaza sta cancellando intere generazioni, e i suoi soldati stanno uccidendo un numero di bambini così elevato da fare a gara con la più crudele delle guerre. Ciò non sarà e non potrà essere dimenticato. Come può un popolo dimenticare coloro che hanno ucciso i suoi figli in questo modo? Come possono le persone di coscienza in tutto il mondo rimanere in silenzio davanti a un simile massacro di innocenti? Il fatto che Israele non stia dibattendo su questo problema internamente, non provi evidente empatia o rincrescimento, desiderando solo di continuare questa guerra, fino a quando non verrà ottenuta una “vittoria finale”, non disturba il mondo. Il mondo rimane a guardare stordito.

La verità è che è impossibile rimanere in silenzio. Persino Israele, così assorbito dal dolore e dalla preoccupazione per la sorte degli ostaggi; Israele, che ha subito gli orrori del 7 ottobre, non può ignorare ciò che sta accadendo a Gaza. Ci vogliono sette minuti per visualizzare l’elenco di migliaia di bambini morti, che scorrono alla stessa velocità delle loro povere vite. Alla fine non si può restare in silenzio; sono sette minuti che lasciano con il fiato sospeso, angosciati e profondamente sconcertati.

Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell’Unione dei giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo ultimo libro, La punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

da qui

 

 

10.000 BAMBINI UCCISI NEGLI ATTACCHI DI ISRAELE SU GAZA – Gian Luigi Deiana

la guerra di cancellazione non concede lapidi nè cimiteri: ma possiamo conservare i nomi, leggerne anche solo uno o due, e poi guardare in giro, il vuoto

Know their names: Palestinian children killed in Israeli attacks on Gaza –

https://interactive.aljazeera.com/aje/2024/israel-war-on-gaza-10000-children-killed/

 

 

Israele vuole Rafah e cacciare i palestinesi – Alberto Negri

Al valico di Gaza con l’Egitto si ammassano 1,5 milioni di palestinesi. Israele vuole il controllo militare del corridoio e spingerli via. La formula due popoli e due stati sta per essere liquidata, il resto sono chiacchiere.

da qui

 

 

 

2 commenti:

  1. A nessuno importa perché vivevano lontano, avevano nomi per noi impronunciabili, una fede che ci hanno insegnato a immaginare monolitica... in parole povere, dei numeri.

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    1. era lo stesso per la ex-Jugoslavia :(

      solo pensando e agendo come scriveva Flaubert, "Madame Bovary c'est moi", quando sentiremo che ogni morto siamo (anche) noi sarebbe un bel passo avanti decisivo

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