Dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967
fino ad oggi, la guerra è la stessa. Quel peccato originale ci accompagna fin
dall’inizio, ma ad oggi ci domina. Nel 1967, il mostro si travestì sotto forma
di dibattiti “pragmatici” a porte chiuse del governo di sinistra [nel senso
israeliano-tr]. Oggi i ministri del governo di destra gridano a gran voce lo
stesso peccato. Ma è esattamente lo stesso animale: l’istinto animale di
distruggere, di espellere, di cancellare l’“altro”.
La stessa guerra
Leggendo i protocolli storici dalle
discussioni segrete dei governi israeliani negli anni ’60 e ’70 si fatica a
crederci. Gli stessi eufemismi che sentiamo oggi appaiono nero su bianco:
“diradamento della popolazione,” “evacuazione delle case,” “trasferimento”. E a
volte anche più direttamente: “espulsione”, “esilio”, “svuotamento”, e persino
“trasferimento”. In altre parole, la generazione fondatrice, tutta dalla parte
della “sinistra”, se vogliamo, ha sostenuto il trasferimento e la Pulizia
Etnica.
Qual è, allora, la differenza tra
Moshe Dayan: “Se riusciamo a evacuare 300.000 rifugiati dalla Striscia di Gaza
verso altri luoghi potremo annettere Gaza senza problemi”, Golda Meir: “C’è una
questione di diradamento dei campi. Non c’è dibattito sul principio”, Yigal
Alon: “Possono andare in Canada, Australia”, Haim Landau: “Persone con un
mestiere, c’è una maggiore possibilità che possano essere assorbite e integrate
in altri Paesi”), Yosef Sapir: “Devono essere presi per il collo, trascinati
dall’altra parte del Giordano e scaricati lì”, Levi Eshkol: “Vogliamo prima
svuotare Gaza. Pertanto, daremo prima la priorità agli arabi di Gaza di
andarsene”, e le voci di Itamar Ben-Gvir, Bezalel Smotrich, Shlomo Karhi e
Yitzhak Goldenkopf, che si è unito di recente al gruppo: “Stabilirsi qui è la
risposta al terribile massacro e la risposta alla Corte Penale Internazionale
dell’Aja”, parti del Likud e di fatto la maggior parte della coalizione?
Niente. Forse solo l’ignominia:
alcuni lo hanno fatto sotto il mantello di protocolli segreti perché temevano
le ripercussioni internazionali, e gli altri hanno osato farlo apertamente e ad
alta voce, rivolgendosi direttamente alla loro base politica. Ma al di là
dell’ignominia, che non dovrebbe essere sottovalutata, gli stessi desideri sono
gli stessi desideri: Potere, Dominio, Sottomissione, la sconfinata brama di
conquista.
La guerra è la stessa guerra: coloro
che hanno vinto nella Guerra dei sei giorni hanno ritenuto di aver cavalcato la
cresta di un’onda storica che richiedeva la conquista di sempre più terra e
l’eliminazione di coloro che si sarebbero rivelati nemici in seguito. Come se
ci fosse un punto in cui è possibile fermarsi e garantire la pace per sempre.
Coloro che oggi hanno distrutto Gaza vogliono approfittare delle forze che sono
ancora lì sul campo per “finire il lavoro”: Occupare, Espellere e Insediarsi.
L’idea può essere allettante, ma ci
sono alcuni problemi. Primo, di solito non funziona davvero: uccisioni e abusi
inutili della popolazione civile creano nuovo odio, isolano Israele nell’arena
internazionale e potrebbero creare una nuova e più forte ondata di Resistenza.
Secondo, la brama di potere e l’Occupazione sono un mostro che più lo si
alimenta, più cresce. E terzo, il più basilare di tutti: stiamo parlando di
esseri umani, non di insetti dannosi. Quelle persone che ancora trovano
significativi i valori umani devono essere scioccate dal pensiero della Pulizia
Etnica, qualunque siano le circostanze.
Dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967
fino a oggi, la guerra è la stessa. Quel peccato originale è con noi
dall’inizio, ma da ora in poi ci definisce. Nel 1967, il mostro si è travestito
da discussioni “pragmatiche” a porte chiuse del governo di sinistra (nel senso
israeliano). Oggi, i ministri del governo di destra stanno gridando lo stesso
peccato dai pulpiti. Ma è esattamente lo stesso istinto animale: l’istinto
animale di Distruggere, Espellere, Cancellare “l’altro”
È questo istinto animale di
eliminare l'”altro” che dobbiamo riconoscere in noi stessi. Dovrebbe essere
bandito, espulso, dissipato e distrutto. Questo è vero per l’Occupazione del
territorio, così come è vero per la limitazione di qualsiasi altra forza. Il
nostro ruolo, il ruolo di coloro che credono ancora nell’Umanità e nei Diritti
Umani, è di non lasciare che questo desiderio ci prenda di nuovo. Come
sappiamo, questo animale non sarà saziato. Erode i tribunali, i media, la
polizia, le agenzie di sicurezza e ogni altra istituzione democratica. La lotta
contro di esso è una lotta per il carattere della società israeliana, ed è
urgente oggi come lo era 57 anni fa.
Traduzione: Beniamino Rocchetto –
Invictapalestina.org
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