di Giansandro Merli, Eleonora Martini, Luciana Cimino
da il manifesto
Non solo il ddl 1660, quello che l’associazione
Antigone ha definito «il più grande attacco alla libertà di protesta della
storia repubblicana» e contro cui oggi a Roma protestano movimenti,
associazioni e partiti. I due anni di governo delle destre sono lastricati di
provvedimenti liberticidi che limitano i diritti e colpiscono il dissenso.
Eccole qui, le «leggi melonissime».
DECRETO RAVE
Il «divieto di tekno» viene firmato il 31 ottobre 2022, appena nove giorni dopo
il giuramento del governo al Quirinale. Il pretesto è una festa non autorizzata
in corso in un capannone abbandonato alle porte di Modena su cui si è
concentrata l’attenzione mediatica. Mentre i partecipanti stanno ancora
ballando l’esecutivo emana il dl anti-rave. Dentro c’è il primo nuovo reato
partorito dalla maggioranza: articolo 633 bis c.p., «Invasione di terreni o
edifici pubblici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica».
Chi organizza o promuove un raduno illegale musicale in cui circolano
stupefacenti rischia tra tre e sei anni di carcere, multe pesanti e la confisca
dell’impianto. Pene così alte permettono l’uso delle intercettazioni
preventive. Dall’entrata in vigore della norma non registrano altri grandi
teknival, ovvero feste gratuite di più giorni realizzate occupando spazi
abbandonati e sparando musica elettronica. I rave continuano, ma a grandezza
ridotta. In diverse parti di Italia le cronache segnalano interruzioni e sequestri.
DECRETO ANTI-ONG
Il 2023 comincia con una misura bandiera del ministro dell’Interno Matteo
Piantedosi. Ha la data del 2 gennaio, il titolo di «Disposizioni urgenti per la
gestione dei flussi migratori» e un unico oggetto: le navi ong. La misura
introduce sette violazioni sulla cui base possono scattare fermo e multa. In
caso di reiterazione le sanzioni crescono di livello: con la terza scatta la
confisca del mezzo di soccorso. Alla legge il governo associa una nuova
gestione delle richieste di sbarco avanzate dalle organizzazioni umanitarie.
Non più i porti chiusi di Salvini o le lunghe attese al largo di Lamorgese: lo
scalo è assegnato subito dopo il primo salvataggio, ma lontanissimo. Le navi
sono costrette a traversate di centinaia di chilometri con pochi naufraghi a
bordo. Intanto le autorità portuali dispongono un fermo dietro l’altro,
unicamente sulla base dei resoconti della sedicente «guardia costiera» libica.
A ogni sanzione scatta un ricorso. In fase cautelare, quando arriva il
pronunciamento, le ong ottengono sospensioni e revoche dei sequestri. Nel
merito i giudici danno loro ragione quasi sempre. A ottobre scorso il tribunale
di Brindisi solleva una questione di legittimità costituzionale: sul decreto si
esprimerà la Consulta. In ogni caso nel 2023 le ong salvano 14mila migranti sui
153mila sbarcati: il 9% del totale. Nel 2024, invece, 11.500 su 64mila: il 18%.
FAMIGLIE OMOGENITORIALI
Mentre viene discusso il Regolamento Ue che chiede agli Stati membri di
riconoscere i diritti alle famiglie omogenitoriali, il ministro dell’Interno
Piantedosi richiama all’ordine l’amministrazione mandando una circolare (datata
19 gennaio 2023) in cui invita i prefetti a opporsi all’iscrizione anagrafica
dei figli di queste coppie. Da allora, di mese in mese, a casa di molte
famiglie arcobaleno arrivano delle «notifiche». Avvisano che «non possono
essere iscritte in un certificato di nascita due persone dello stesso sesso».
Il genitore non biologico va cancellato. Molti sindaci interrompono le
registrazioni e la procura di Padova chiede di annullare gli atti di nascita di
37 bambini salvo poi accogliere la questione di incostituzionalità sollevata
dai genitori. Il 10 marzo il prefetto di Milano obbliga il Comune a
interrompere il riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali. Alcuni
sindaci si ribellano continuando a registrare i bambini.
DECRETO CUTRO
Dopo i grandi naufragi di Lampedusa dell’ottobre 2013 il governo Letta aveva
dato il via alla missione di ricerca e soccorso Mare Nostrum, che ha salvato
oltre 100mila migranti. Dopo il naufragio di Steccato di Cutro, che all’alba
del 26 febbraio 2023 è costato la vita a un centinaio di persone, il governo
Meloni ha varato un dl che, convertito in legge, stabilisce: l’ampliamento dei
Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e l’aumento del periodo di
detenzione amministrativa; l’esclusione dei richiedenti asilo dal Sistema di
accoglienza e integrazione (ex Sprar); la creazione di strutture di accoglienza
provvisorie con prestazioni inferiori; una stretta sulla conversione dei
permessi di soggiorno dei minori stranieri non accompagnati; la limitazione dei
permessi di soggiorno speciali per protezione, cure mediche o calamità; la
semplificazione della revoca di accoglienza e status di rifugiato;
l’inasprimento delle pene per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Soprattutto, introduce un nuovo reato per «dare la caccia agli scafisti in
tutto il globo terracqueo», come dichiara la premier Meloni. Articolo 12 bis
del Testo unico sull’immigrazione: «Morte o lesioni come conseguenza di delitti
in materia di immigrazione clandestina», pene tra 20 e 30 anni. La legge rende
anche possibile trattenere i richiedenti asilo provenienti dai Paesi sicuri
durante le «procedure accelerate di frontiera» di esame della domanda d’asilo.
È il seme da cui dovrebbero sbocciare i centri in Albania.
DECRETO CAIVANO
È una delle misure più simboliche dell’uso spudorato della decretazione
d’urgenza da parte del governo Meloni, approvata a colpi di fiducia nel
settembre 2023, al fine di inseguire gli umori popolari dopo i drammatici fatti
di cronaca avvenuti in provincia di Napoli, al Parco Verde di Caivano (9
persone arrestate, di cui 7 minorenni, per lo stupro di due cuginette di 10 e
12 anni). Il decreto, al netto dei progetti di rigenerazione urbana
anti-degrado, si fonda su un’azione esclusivamente punitiva: pene fino a due
anni per i genitori che non rispettano l’obbligo di istruzione dei figli;
minorenni imputabili e sanzionabili già dai 14 anni, quando diventano
potenziali destinatari del provvedimento di allontanamento «Daspo urbano»;
aumento delle pene per il porto abusivo d’armi e per reati di lieve entità in
materia di stupefacenti. Diventa più facile per i minorenni accusati di spaccio
o porto d’armi finire nelle cosiddette «carceri minorili», anziché nelle
comunità, e si tenta di agevolare il passaggio degli over 21 dagli Istituti
penali per minori (Ipm) alle carceri per adulti. Secondo Antigone, dopo un anno
di applicazione del decreto Caivano il numero di detenuti negli Ipm è aumentato
di circa il 50%.
DDL ECO-VANDALI
Sulla carta è una legge voluta dall’ex ministro alla Cultura Gennaro
Sangiuliano per punire chi deturpa i beni culturali. Nei fatti serve a
criminalizzare le organizzazioni ambientaliste e in particolare le proteste di
Ultima Generazione ed Extinction Rebellion. Il disegno di legge, approvato a
gennaio 2024, punisce con multe da 10mila a 60mila euro e la reclusione fino a
cinque anni le manifestazioni non violente. A marzo l’Onu bacchetta l’Italia
per questa norma e vari paesi Ue per una «risposta sproporzionata alla
disobbedienza civile pacifica e la preoccupante tendenza a restringere il campo
della protesta legale».
PROTOCOLLO ALBANIA, LA RATIFICA
A febbraio 2024 il parlamento vota la legge di ratifica del protocollo
Roma-Tirana. L’obiettivo è deportare ogni anno oltre Adriatico fino a tremila
richiedenti asilo provenienti dai Paesi sicuri, facendogli svolgere dietro le
sbarre dei centri, spesa stimata tra 650 milioni e un miliardo, le procedure
d’asilo. Il progetto va a sbattere contro le decisioni dei giudici che non
convalidano in due round la detenzione dei 18 migranti che finora hanno varcato
la soglia della struttura di Gjader. È attesa in questi giorni la sentenza
della Cassazione sui ricorsi del Viminale, ma probabilmente la partita si
deciderà la prossima primavera davanti alla Corte di giustizia Ue.
DDL NORDIO
In vigore dall’agosto 2024, il disegno di legge per la riforma della giustizia
presentato dal ministro Carlo Nordio e preteso da Forza Italia (mentre la Lega
premeva per l’Autonomia differenziata e Fdi per il premierato) interviene sul
codice penale, sul codice di procedura penale, sull’ordinamento giudiziario e
su quello militare. Tra le principali norme: abolizione del reato di abuso
d’ufficio; modifica della disciplina sulle intercettazioni con limitazione dei
poteri di pubblicazione; modifica del reato di traffico di influenze illecite
con restringimento del campo di applicazione e innalzamento lieve della pena
minima; nuova composizione collegiale del gip; divieto per il pm di presentare
appello contro le sentenze di proscioglimento emesse in relazione a reati di
«contenuta gravità».
DECRETO CARCERI
Tramutato in legge ad agosto 2024, e sbandierato dal ministro Nordio come
soluzione ai problemi del sovraffollamento penitenziario e alla piaga dei
suicidi in cella, per la Lega è l’ennesimo «svuota carceri». Né l’uno né
l’altro perché il decreto in vigore dal 5 luglio non ha minimamente intaccato
l’eccesso di presenze negli istituti penitenziari italiani giunto ormai alle 16
mila unità (62.400 detenuti in 47mila posti disponibili): un record che non si
registrava dal 2013, l’anno della condanna europea per trattamenti inumani e
degradanti. Il provvedimento stabilisce l’assunzione di mille agenti di polizia
penitenziaria (500 nel 2025 e 500 nel 2026); autorizza lo scorrimento delle
graduatorie per i funzionari; interviene sulle indennità dei dirigenti e dei
medici; prevede un commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria
(nominato Marco Doglio che ha a disposizione 36 milioni di euro per ricavare
nuove carceri dalla ristrutturazione di vecchi edifici); istituisce un albo di
comunità adibite alla detenzione domiciliare. E inserisce il nuovo reato contro
la pubblica amministrazione, quello di indebita destinazione di denaro o cose
mobili, per compensare parzialmente l’abolizione dell’abuso d’ufficio contenuta
nel ddl Nordio. In favore dell’«umanizzazione» della detenzione solo un leggero
incremento delle telefonate concesse ai reclusi e il calcolo immediato delle
detrazioni previste dalle norme sulla liberazione anticipata. Per effetto del
decreto le persone in regime di 41 bis non possono accedere alla giustizia
riparativa.
REATO UNIVERSALE DI GPA
È forse la legge più paradossale del governo Meloni, descritta come un
«inapplicabile obbrobrio giuridico»: l’Italia si inventa di definire reato ciò
che per altri 65 Paesi democratici del mondo reato non è, mentre in alcuni
Stati è addirittura un diritto. Ovvero la gestazione per altri (Gpa).
Intervenendo sulla Fecondazione medicalmente assistita normata dalla legge
40/2004, già fatta a pezzi da Consulta e corti internazionali che ne hanno
depotenziato di molto il carattere liberticida, la «proposta Varchi» approvata
in via definitiva dal Senato il 16 ottobre scorso vieta ai cittadini italiani
il ricorso alla maternità surrogata anche se ottenuta in un Paese dove essa è
legale e legalizzata, o semplicemente accettata. Dunque di «universale», al di
là della voluta confusione lessicale, nella legge non c’è proprio nulla. Tranne
un pregiudizio tutto italiano. Che colpisce in particolare le coppie
omosessuali maschili, le più «intercettabili» alle frontiere, quelle che in
Italia non possono adottare un minore come accade in altri 39 Paesi del mondo.
Da ricordare però che è eterosessuale la maggior parte delle persone che
intraprende viaggi della speranza in Paesi come Olanda, Grecia, Portogallo,
Gran Bretagna, Usa e Canada per avere un figlio grazie alla volontaria
gestazione di una madre surrogata, che sia a pagamento o per solidarietà. Per
molti giuristi il reato è inapplicabile perché viola vari principi
costituzionali. E infatti, riferisce l’associazione Coscioni, «la Cassazione ha
già archiviato le poche inchieste aperte sulle coppie che hanno usato la Gpa nei
Paesi dove è legale e che sono state sospettate di aver iniziato l’iter in
Italia».
LEGGE ANTI-STUDENTI
Il ministro all’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara aveva esordito
parlando della necessità di «umiliare gli studenti». Le polemiche non lo hanno scoraggiato
e la legge di riforma della condotta approvata a ottobre di quest’anno ne è la
prova. Torna il voto sulla disciplina, con un’insufficienza si viene rimandati
a settembre con obbligo di recupero e il voto incide sulla valutazione finale
all’esame di maturità. Gli studenti sospesi per un massimo di due giorni devono
svolgere attività di recupero e presentare un elaborato. Per sospensioni
superiori ai due giorni, invece, gli alunni sono coinvolti in attività presso
strutture scelte dal MiM. Sono introdotte multe da 500 a 10 mila euro per le
aggressioni a docenti e personale scolastico. Facile intuire che, a parte il
tema delle violenze, i principali destinatari di conseguenze gravi sono gli
studenti che protestano per la scuola pubblica. La riforma del ministro
leghista corrisponde all’idea di educazione autoritaria della destra: più che
formare cittadini, vuole reprimere il dissenso.
DL FLUSSI
Oltre agli interventi sulle procedure per l’ingresso regolare di lavoratori
migranti e quelli a tutela delle vittime di caporalato, dentro questa norma
cresciuta a dismisura nel passaggio in Commissione c’è davvero di tutto. È
stata convertita in legge il 10 dicembre. Le ong sono di nuovo sotto attacco:
ostacoli agli aerei che monitorano il Mediterraneo e, soprattutto,
semplificazione della confisca delle navi già prevista dal decreto Piantedosi.
Diventa possibile accedere ai dispositivi elettronici dei migranti alla ricerca
dei dati per identificarli. In risposta al flop albanese il governo sposta la
competenza sulle convalide dei trattenimenti dei richiedenti asilo dalle
sezioni specializzate in immigrazione alle Corti d’appello, sperando di avere
maggiore fortuna. È l’«emendamento Musk», visto che proprio l’uomo più ricco
del mondo aveva detto ai giudici del tribunale di Roma che hanno liberato i
richiedenti dai centri in Albania di «andare via». La legge rende più difficili
i ricongiungimenti familiari e include, come emendamento, la nuova lista dei
Paesi sicuri. Un manifesto «melonissimo» delle politiche migratorie del
governo.
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