venerdì 16 novembre 2012

gatti e torture

..."Tutti i miei libri hanno qualcosa di autobiografico. Mio figlio Max è realmente cresciuto con Mix e mi ha sempre commosso la dedizione per il suo gatto, che un giorno è diventato cieco. Credo sia molto importante la convivenza responsabile di un bambino con un animale  -  un gatto, un cane, un criceto  - , con un essere vivente che chiede solo affetto".

È lei a scriverlo, in quel capitolo conclusivo dal titolo "Qualche parola su questa storia": un astrologo cinese le ha detto che in un'altra vita era il gatto preferito del mandarino. Non ci ha creduto, naturalmente, ma ha ammesso che le ha fatto piacere. Ama i gatti e magari un po' s'identifica con loro?
"Amo tutti gli animali, ma in particolare i gatti, per l'indipendenza, il mistero, quella loro dignità così nobile. Io ne ho uno, bianco e marrone, di nome Esteban. Mi è stato regalato da un'amica per Natale quando aveva appena sei settimane. Purtroppo la prima volta che l'ho portato dal veterinario, ho avuto una notizia terribile: il mio gattino ha una leucemia, potrà vivere al massimo cinque anni. Mi era stato consigliato di restituirlo, visto che avrebbe avuto una vita breve e complicata, invece io gli ho detto "Esteban, divideremo il tempo che ti è dato, e sarà un tempo felice". A volte sento che mi dice "grazie, compagno". E io gli rispondo de nada compañero, sigamos viviendo".

È un po' strano parlare di gatti con un autore, un uomo, che ha sopportato ogni angheria fisica e psicologica, lunghi mesi in una cella minuscola, senza potersi alzare in pedi, senza potersi sdraiare, senza neppure sapere se fosse giorno o notte... Dopo il golpe di Pinochet, quanto ha contato nella sua vita l'amicizia?
"Di tutto quel tempo, rimane il grande amore e l'ammirazione per chi ha sofferto con me il carcere e la tortura. Non posso dimenticare nessuno di loro: tornavano dagli interrogatori feriti, sanguinanti, senza denti, senza unghie, i corpi maciullati dalle botte. Avevano però occhi pieni di luce, molti appena riuscivano a farfugliare qualcosa, ma mi prendevano una mano e dicevano "Non ho parlato, compagno, non gli ho detto niente...". Questi uomini e queste donne sono i miei fratelli, i miei amici. Sono la dignità e la forza. Sono la mia forza".


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