martedì 6 novembre 2012

Esploratori dell’abisso – Enrique Vila-Matas

Enrique Vila-Matas è uno di quegli scrittori ai quali non ti penti di aver dedicato un po' del tuo tempo.
e questo è uno di quei libri che affascinano, con dei racconti davvero buoni - franz



Forte delle rotte metaletterarie del celebre Bartleby e compagnia di alcuni anni fa, probabilmente il libro più famoso dello scrittore catalano, Esploratori dell’abisso compie una proiezione in avanti verso una letteratura che riesce a restare in equilibrio tra il trasognato, l’ironico e l’inquietante, tra Borges, Auster e Ballard tanto per dare alcune coordinate di lettura. Ne è un esempio il lungo racconto Perché lei non lo ha chiesto, il penultimo della raccolta, in cui tutte le suggestioni seminate da Vila-Matas nei racconti precedenti convergono verso una letteratura che mischia l’esperienza della scrittura a quella della malattia, in cui l’autobiografia dell’autore diventa spunto per raccontare l’incontro immaginario tra lo scrittore e l’artista francese Sophie Calle. Una vicenda che Vila-Matas chiude così. «Non potevo negare (…) che andare al di là di quello che scrivevo aveva un senso. Ma pensandoci bene, preferivo restare dov’ero. No, non volevo muovere neppure un altro passo verso l’abisso e trasferirmi dalla letteratura alla vita. Anzi, non desideravo proprio lasciare la mia scrittura tra le braccia di quel tenebroso buco che chiamiamo vita. Avevo indagato, esplorato quell’ombroso abisso che intuivo nello spazio ignoto al di là della scrittura e ritenevo che innanzi tutto fosse giunta l’ora di chiederci – soprattutto di questi tempi – di cosa stessimo realmente parlando quando parlavamo della vita.» Un’epigrafe in cui c’è tutta la poetica di un autore molto raffinato eppure misteriosamente accessibile.

Esploratori dell’abisso è un libro chiave per tutti gli amanti di Enrique Vila-Matas. Rivediamo qui infatti l’eterno e sempre affascinante mescolarsi tra letteratura e vita, un contrasto che non viene mai risolto totalmente e che lascia nel lettore quella sorta di malinconia alla quale lo scrittore barcellonese ci ha abituati. Difficile riassumere la trama di molte di questi racconti solo apparentemente disconnessi ma che girano tutti intorno allo stesso tema, tant’è che più che storie, potremmo definirle come digressioni, diversi aspetti tesi a delineare un qualcosa che appare, ora più che mai, sfuggente.Questi diciotto racconti (più un epilogo) sono stati scritti dopo Dottor Pasavento, romanzo che segnò la fine di una tappa nella produzione letteraria di Vila-Matas, ed in seguito ad un’esperienza in ospedale, con l’intenzione di “offrire un ponte al lettore” per poter attraversare l’abisso, tema caro al nostro, che già appariva nel precedente Bartleby e compagnia. I protagonisti sono infatti una serie di personaggi intenti ad investigare l’abisso, un concetto indefinito che può essere la morte, ma anche la propria solitudine o pazzia. Tutti esploratori, appunto, anche l’autore si riserva il vezzo di introdurre un falso esploratore, un personaggio che non è quello che vuol farci credere. Racconti sospesi nel limite tra la realtà e il sogno, come sempre buona letteratura.

Nessun commento:

Posta un commento