Allora, dottor Marx, lei è davvero messo in soffitta
adesso, o no? Quindici anni fa le sue teorie dominavano mezzo mondo. Adesso
cosa rimane? Cuba? La Corea del Nord?
«Le mie “teorie”, come le chiama lei, non hanno mai “dominato”. Ho avuto dei
seguaci che non mi sono scelto o cercato, e per i quali ho meno responsabilità
di quante ne abbiano Gesù per Torquemada o Maometto per Osama bin Laden. I
seguaci che si nominano da soli sono il prezzo del successo. La maggior parte
dei miei contemporanei ci metterebbe la firma per essere “in soffitta” come lei
pensa io sia. Scrissi che la questione era non di spiegare il mondo, ma di
cambiarlo. E quanti eminenti vittoriani hanno fatto altrettanto?».
Ok. Nessuno sottovaluta la sua fama. Ma su questo deve essere d’accordo:
il marxismo non è più quello di un tempo…
«In realtà il mio lavoro non è mai stato importante come adesso. Negli ultimi
cinquant’anni ha conquistato le università dei Paesi più avanzati del mondo.
Storici, economisti, politologi e anche, con mia grande sorpresa, alcuni critici
letterari si sono tutti dati alla concezione materialista. La storia più
interessante prodotta attualmente in Europa e negli Stati Uniti è più
“marxistica” che mai. Basta andare alle convention della American Social
Science History Association, che io visito regolarmente da spettro. Lì si
esamina attentamente l’interconnessione di strutture istituzionali e politiche
e del mondo della produzione. Parlano tutti di classi, strutture, determinismo
economico, rapporti di potere, oppressi e oppressori. E fanno tutti finta di
avermi letto – un chiaro segno di successo».
Calma. Andiamo avanti. Devo chiederle questo: l’Unione Sovietica, i
gulag, il terrore comunista.
«Me l’aspettavo. Devo ammettere di essere vanitoso come chiunque altro e che
tutto questo culto della personalità e venerazione di Marx mi ha toccato. Mi
solleticava il vedere la mia faccia sulle banconote della vecchia DDR e una
Marxplatz in ogni città prussiana. Certo, grazie alle abilità di marketing di
Engels, gli sforzi di Bernstein e di quel noiosone di Kautsky, subito dopo la
mia morte divenni il grande guru del movimento socialista. Di conseguenza gli
occidentalizzatori russi mi presero sul serio come l’elettricità. Così non mi
sorpresi quando Lenin decise di trasformarmi nella Bibbia. Lenin era un
politico intelligente con un buon istinto. Ma era anche un fondamentalista
determinato a trovare nel mio lavoro la giustificazione per qualunque cosa
volesse fare. Inventò il “marxismo” man mano che andava avanti. Questa
detestabile abitudine, tipica delle religioni da tempo immemorabile, si sparse
ovunque...
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