Ho letto qualche mese fa il libro “Tutto quello che sai
sulla Sardegna è falso”, di Omar Onnis, che mi è piaciuto molto, e dopo qualche
settimana mi è capitato di leggere “Quando cadono i muri”, di Edouard Glissant
e Patrick Chamoiseau, e ho trovato in entrambi alcune parole sull’identità
che mi sembrano chiare e molto convincenti, su come tutti i discorsi
sull’identità siano spesso una trappola.
Riporto due brani dei due libri, che potrebbero scambiarsi senza
problemi.
1 - “Non sapremmo gestire un ministero dell’identità. Altrimenti,
la vita della collettività diventerebbe un meccanismo, il suo futuro asettico,
reso sterile da regole fisse, come in un esperimento di laboratorio. Il fatto è
che l’identità è prima di tutto un essere nel mondo, come dicono i filosofi, un
rischio che bisogna correre e di cui si alimenta il rapporto con l’altro e con
il mondo, ed è, allo stesso tempo, un risultato di questo rapporto. Una simile
ambivalenza nutre contemporaneamente la libertà di intraprendere e, più in là,
l’audacia di cambiare. La nazione colonizzatrice impone i propri valori e fa
appello ad una identità preservata da ogni attacco esterno che noi chiameremo
“identità a radice unica”. Anche se ogni colonizzazione è, prima di tutto,
sfruttamento economico, nessuna può fare a meno di questa supervalorizzazione
identitaria che giustifica lo sfruttamento. L’identità a radice unica ha dunque
sempre bisogno di rassicurarsi autodefinendosi, o almeno cercando di farlo. Ma
un tale modello è stato anche rintracciato, se non all’origine, almeno nella
realizzazione delle lotte anticolonialiste: è tramite la rivendicazione di una
identità nazionale, ereditata dall’esempio dei colonizzatori, che le comunità
dominate hanno trovato la forza di resistere. Lo schema dello stato nazione si
è così moltiplicato nel mondo. E ne sono derivati solo disastri.
Il progresso umano non si può capire senza ammettere che esiste un
aspetto dinamico delle identità, quello della “relazione”. Mentre
l’aspetto-muro dell’identità rinchiude, l’aspetto-relazione apre in egual
misura…”
da “Quando cadono i muri”, di Edouard Glissant e Patrick
Chamoiseau
2 - “…Qualsiasi identità è una menzogna. Essere identici a
qualcosa vuol dire sostanzialmente adeguarsi ad un modello fisso e non
mutabile. Il che risulta quanto mai inapplicabile alla condizione umana. Che si
conforma, è vero, a modelli, nasce sempre da qualcosa che la precede nel tempo
ma non ha né un andamento lineare né un percorso obbligato. Così nessuno di noi
è “identico” ai suoi nonni e tanto meno siamo identici ai nostri antenati
lontani. Non sono identici gli elementi della vita materiale, non sono identici
i rapporti di produzione, non sono identici il modo di parlare (al di là della
lingua usata, che può essere anche la medesima), i riferimenti concettuali, la
conoscenza del mondo, i mezzi di comunicazione, l’armamentario mentale. Ed è
perfettamente naturale che sia così. Non c’è nulla di sbagliato nel mutamento…”
da “Tutto quello che sai sulla Sardegna è falso”, di Omar Onnis
Bellissime citazioni, le condivido in pieno.
RispondiEliminaIl tema dell'identità andrebbe -di fatto- relativizzato e storicizzato. Ma così facendo, perderebbe molto del suo valore simbolico sul quale tante fortune politiche si costruiscono....
l'identità e la paura dell'altro e la paura per se stessi sono molto intrecciati.
RispondiEliminaper me la lascerei solo nei libri di geometria e aritmetica.