sabato 26 marzo 2016

In memoria di Maria Coni e Marina Menegazzo



  
Ayer me mataron - Guadalupe Acosta

Me negué a que me tocaran y con un palo me reventaron el cráneo. Me metieron una cuchillada y dejaron que muera desangrada.
Cual desperdicio me metieron a una bolsa de polietileno negro, enrollada con cinta de embalar y fui arrojada a una playa, donde horas más tarde me encontraron.
Pero peor que la muerte, fue la humillación que vino después.
Desde el momento que tuvieron mi cuerpo inerte nadie se preguntó donde estaba el hijo de puta que acabo con mis sueños, mis esperanzas, mi vida.
No, más bien empezaron a hacerme preguntas inútiles. A mi, ¿Se imaginan? una muerta, que no puede hablar, que no puede defenderse.
¿Qué ropa tenías?
¿Por qué andabas sola?
¿Cómo una mujer va a viajar sin compañía?
Te metiste en un barrio peligroso, ¿Qué esperabas?
Cuestionaron a mis padres, por darme alas, por dejar que sea independiente, como cualquier ser humano. Les dijeron que seguro andabamos drogadas y lo buscamos, que algo hicimos, que ellos deberían habernos tenido vigiladas.
Y solo muerta entendí que no, que para el mundo yo no soy igual a un hombre. Que morir fue mi culpa, que siempre va a ser. Mientras que si el titular rezaba fueron muertos dos jóvenes viajeros la gente estaría comentando sus condolencias y con su falso e hipócrita discurso de doble moral pedirían pena mayor para los asesinos.
Pero al ser mujer, se minimiza. Se vuelve menos grave, porque claro, yo me lo busqué. Haciendo lo que yo quería encontré mi merecido por no ser sumisa, por no querer quedarme en mi casa, por invertir mi propio dinero en mis sueños. Por eso y mucho más, me condenaron.
Y me apené, porque yo ya no estoy acá. Pero vos si estas. Y sos mujer. Y tenes que bancarte que te sigan restregando el mismo discurso de "hacerte respetar", de que es tu culpa que te griten que te quieran tocar/lamer/ chupar alguno de tus genitales en la calle por llevar un short con 40 grados de calor, de que vos si viajas sola sos una "loca" y muy seguramente si te paso algo, si pisotearon tus derechos, vos te lo buscaste.
Te pido que por mí y por todas las mujeres a quienes nos callaron, nos silenciaron, nos cagaron la vida y los sueños, levantes la voz. Vamos a pelear, yo a tu lado, en espíritu, y te prometo que un día vamos a ser tantas, que no existirán la cantidad de bolsas suficientes para callarnos a todas.

Ieri mi hanno assassinata - Guadalupe Acosta

Ho impedito che mi toccassero e con un bastone mi hanno bucato il cranio. Mi hanno dato una coltellata e hanno lasciato che morissi dissanguata. Come immondizia mi hanno messo in una sacco di plastica nera, avvolta con del nastro adesivo e lasciata su una spiaggia, dove mi hanno trovata ore più tardi".
"Ma peggio della morte è stata l'umiliazione che è venuta dopo", continua Guadalupe. Perché per Maria Coni e Marina Menegazzo, morte a 22 e 21 anni, non c'è stata alcuna pietà nel giudizio, nemmeno davanti a tanta violenza: volontarie di un'associazione in vacanza in Ecuador e senza soldi, le due ragazze nel febbraio scorso hanno accettato l'ospitalità di due uomini che le hanno uccise poche ore più tardi, abbandonandone poi i corpi in un sacco di plastica in spiaggia.
"Dal momento che hanno ritrovato il mio corpo senza vita - denuncia Guadalupe - nessuno si è chiesto dove fosse il figlio di puttana che ha spento i miei sogni, le mie speranze, la mia vita. No, hanno invece iniziato a farmi domande inutili. A me, ve lo immaginate? Una morta che non può parlare e che non può difendersi. Come eri vestita? Perché eri sola? Perché una donna viaggiava senza accompagnatore? Sei andata in un quartiere pericoloso, cosa ti aspettavi? Hanno attaccato mio padre per avermi dato le ali, per aver lasciato che fossi indipendente come qualunque altro essere umano. Gli hanno detto - continua - che sicuramente ci stavamo drogando e che ce la siamo andata a cercare, che abbiamo fatto cose sbagliate, che avrebbe dovuto sorvegliarci. E solo da morta ho capito che per il mondo io non sono uguale a un uomo. Che morire è stata una mia colpa, che lo sarà sempre. Che se a morire fossero stati due maschi la gente avrebbe espresso le sue condoglianze e con discorsi falsi e ipocriti da doppia morale avrebbe chiesto pene più dure per gli assassini".
"Ma essendo una donna - scrive la studentessa - si minimizza. Diventa meno grave perché certamente me la sono andata a cercare. Facendo quello che volevo ho avuto quello che meritavo per non essermi sottomessa, per non essere restata a casa mia, per aver investito i miei soldi nei miei sogni. Per questo e per molto di più mi hanno condannata".
"Ti chiedo - conclude il durissimo post che ha raccolto migliaia di condivisioni - per me e per tutte le donne che hanno fatto tacere, che hanno zittito, a cui hanno tolto la vita e i sogni, di alzare la voce. Combattiamo, io al tuo fianco, nello spirito, e ti prometto che un giorno diventeremo così tante che non esisteranno sacchi sufficienti per zittirci tutte".


#viajosola - Michela Angius

#viajosola esprime un concetto chiaro: le donne devono poter essere libere di vivere la propria vita in autonomia. Pur essendo un’idea semplice, la realtà che ci circonda é ben diversa. Nel 2016 le donne sono ancora colpevolizzate per una molteplicità di cose di cui non hanno nessuna responsabilità, proprio come é accaduto alle due turiste argentine uccise barbaramente in Ecuador.
Ma la storia viene sempre capovolta. Le vittime diventano se non veri e propri carnefici, almeno quelle che, in un modo o nell’altro, hanno provocato il crimine. E cio accade ancora di piu se il crimine coinvolge le donne. Secondo molte persone le due ragazze argentine sarebbero state colpevoli di viaggiare da sole. In poche parole se la sarebbero andata a cercare. Esiste un’altra faccia della medaglia per cui il viaggiare, da esperienza di arricchimento, si trasforma in qualcosa da cui si origina il male. Ma quale male?
Viaggiare riempie la mente di luoghi e di persone. É solo quando ci immergiamo in un luogo sconosciuto che riusciamo a cogliere anche le piú piccole sfumature di una certa cultura. Il mondo con tutta la sua varietà di persone é lí alla portata di tutti. Fare le valigie, salire su un treno mossi dalla curiositá verso l’altro esprime una straordinaria voglia di conoscenza e un senso di libertá totale. Libertá che devono poter avere anche le donne che decidono di viaggiare da sole.
Cosi come le donne dovrebbero avere tutte quelle libertá generalmente concesse agli uomini senza essere continuamente giudicate per le loro scelte. Dovrebbero poter essere libere di rientrare a casa la sera senza essere importunate, dovrebbero essere libere di scegliere cosa indossare senza pensare che una minigonna o un top possa scatenare pensieri violenti o perfino omicidi, dovrebbero poter essere libere di esprimere le loro idee e vivere la propria vita coerentemente con esse senza doversi continuamente giustificare.
Perché  altrimenti, proprio come é accaduto alle due ragazze argentine, si viene uccisi due volte. La prima dalla mano criminale, la seconda dalle allusioni degradanti che non hanno nessuna ragione d’essere se non quella di umiliare ancora di piú le vittime e l’intero genere femminile. E questo tragico evento é l’ennesima dimostrazione di quanto siamo ancora culturalmente lontani dal vivere in una societá in cui alla donna venga riconosciuto il diritto di pensare e agire liberamente.
La privazione delle libertá é un male quando colpisce l’uomo, ma lo é ancora di piu se il suo bersaglio é la donna, ingiustamente chiamata a dimostrare di essere più capace dell’uomo in tutti i settori della vita. Le donne, noi donne dobbiamo per prime combattere contro questa idea retrogada e sessista, allontanando quel senso di paura che alcuni subdolamente vogliono farci provare per colpa delle nostre scelte. Ci meritiamo di essere libere.
da qui 

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