domenica 6 marzo 2016

In prigione, in prigione!

Venerdì sera si è tenuto un incontro presso l’università di Cagliari, dal titolo: “Libertà costituzionali – Pensiero unico – Criminalizzazione e repressione del dissenso”.



Nella locandina si informava della “partecipazione e del contributo al dibattito di gruppi e persone che sono attuale bersaglio politico della repressione”.
Non c’è stato il comunicato del Rettore che invitava a far partecipare anche i repressori, per la completezza del dibattito (vedi qui), ma in compenso c’è stato nella notte l’intervento dei carabinieri, a carico di “tre giovani antimilitaristi indagati per “rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio” e “vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate” (da qui).

(ecco il sito incriminato: https://nobordersard.wordpress.com/)

Due cose, fra le altre, nellincontro sono state evidenziate: la persecuzione verso chi lotta per la pace e la tranquilla attività di chi produce e vende bombe, in partenza da Elmas, verso paesi che le usano in guerra (la legge lo vieterebbe, se fosse applicata) e il silenzio assordante delle istituzioni, e non solo, verso questi fatti.

Per finire, vorrei segnalare due persone, straniere, per giunta, che vilipendono le forze armate, bisogna prendere dei provvedimenti adeguati, in prigione, in prigione devono finire, questi cattivi maestri. leggete quello che scrivono:

L'intelligenza militare è una contraddizione in termini – Groucho Marx

Disprezzo dal più profondo del cuore chi può con piacere marciare in rango e formazione dietro una musica; soltanto per errore può aver ricevuto il cervello; un midollo spinale gli basterebbe ampiamente - Albert Einstein



Con Mauro e contro la repressione - Ilmanifestosardo

Da almeno un anno a Cagliari si respira una brutta aria, almeno da quando il questore di Cagliari ha deciso di ignorare la costituzione italiana e costruire attorno al movimento pacifista e contro le basi militari quell’atmosfera di tensione e violenza che contraddistingue ogni manifestazione e iniziativa democratica di dissenso all’occupazione militare della Sardegna.
Da oggi a farne le spese non sono solo gli attivisti antimilitaristi ma tutti coloro che frequentano la dimensione delle loro vite, familiari, amicizie e coinquilini, addirittura circoli privati. L’azione delle 6:30 di stamattina è molto lontana dai compiti delle forze dell’ordine di un Paese civile ma ricorda molto da vicino dinamiche repressive e intimidatorie utilizzate dalla polizia politica durante le dittature sudamericane.
Oggi all’alba, Mauro, attivista del movimento contro le basi è stato portato in caserma dai carabinieri con la surreale accusa di vilipendio alle forze armate. Sono stati sequestrati i suoi oggetti personali, i pc, manifesti e locandine di serate musicali ed eventi, non solo di Mauro ma anche dei suoi coinquilini che si trovavano in casa con lui. Successivamente c’è stata anche la perquisizione nel circolo ricreativo Defoult di Via Molise e altrettanti sequestri.
Le forze dell’ordine di un Paese democratico, che rispetta la sua carta costituzionale, dovrebbero prima di tutto garantire la sicurezza e dell’incolumità pubblica delle cittadine e dei cittadini, senza limitare le loro libertà e i loro diritti civili. Curioso notare come la repressione subita in queste ore da attivisti contro le basi militari accada mentre siamo di nuovo in procinto di innescare un’altra guerra in Libia.
La trasformazione di una manifestazione pacifica in un campo di battaglia con cariche e manganellate, gli episodi di oggi, sono il frutto di un clima di violenza gratuita che dovrebbe preoccupare e allarmare ogni persona sensibile all’azzeramento delle garanzie costituzionali e delle libertà individuali. Fino a quando dovrà durare questo clima?

 

«Vilipendio delle forze armate». Blitz e accuse contro gli antimilitaristi – Costantino Cossu


Ci sono notizie che quando emergono dal brusio continuo della comunicazione ti lasciano, per un attimo, un po’ sospeso. Le leggi, stai per passare alla prossima news ma ti fermi, colpito da un che di stonato. Torni indietro per vedere meglio e ti accorgi che la notizia è di quelle che non sembrerebbe possibile leggere mai e che invece è lì, autentica: un ragazzo denunciato dai carabinieri per «vilipendio delle forze armate». Un reato quasi dimenticato, che ormai il codice penale sanziona con multe di poche migliaia di euro.
È successo l’altro ieri a Cagliari quando, nel cuore della notte, i carabinieri del Nucleo di polizia militare hanno fatto irruzione nell’appartamento dove abitano tre giovani militanti di un’organizzazione antimilitarista, hanno sequestrato il loro computer, manifesti, volantini e persino magliette con slogan contro le basi militari. Al termine del blitz, i ragazzi sono stati accompagnati in caserma e interrogati. Dopo circa un’ora e mezza, sono stati rilasciati. Solo uno di loro è stato formalmente accusato, appunto, per «vilipendio della Repubblica e delle forze armate» e per «rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio».
È dalla manifestazione contro le basi militari che si è svolta a Teulada il 3 novembre delle scorso anno che la procura della Repubblica, la questura di Cagliari e i carabinieri tengono nel mirino le organizzazioni antimilitariste che, in quell’occasione, arrivarono a bloccare, con un corteo che riuscì ad entrare dentro il poligono, un’imponente esercitazione Nato in corso sulle coste sud-occidentali della Sardegna. Già prima della manifestazione ad alcuni militanti la questura aveva consegnato un foglio di via per tenerli lontani da Cagliari e da Teulada. Ora scatta un blitz che, vista l’entità delle accuse, evidentemente derivata dall’inconsistenza delle prove raccolte, ha più che altro il sapore di un’intimidazione.
«Mentre lo Stato, nel totale disprezzo delle sue stesse leggi costitutive, si prepara – scrive il Comitato studentesco contro l’occupazione militare in un documento diffuso ieri – a una nuova guerra di aggressione nei confronti della Libia, i suoi organi repressivi hanno deciso, attraverso fermi, perquisizioni e sequestro di numeroso materiale, di colpire una parte del movimento che si batte per la chiusura delle basi militari in Sardegna».
«Le accuse rivolte agli attivisti – prosegue il documento – sono ridicole: “vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate” e “rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio”. La prima si riferisce alle critiche rivolte a un ufficiale dell’esercito che, dopo la manifestazione dello scorso 3 novembre al poligono di Teulada che portò alla sospensione delle esercitazioni Nato, dichiarò che quel giorno le esercitazioni erano già terminate alle 12.30, prima dell’ingresso dei manifestanti nella base e, quindi, non per effetto della nostra azione di lotta. Su www.facebook.com/progresTV.net/videos/931917670189217/ è possibile vedere un nostro video che smaschera queste affermazioni». «La seconda accusa – prosegue il documento del Comitato studentesco contro l’occupazione militare – si riferisce invece alla pubblicazione su internet del programma delle esercitazioni in Sardegna. Basta leggere l’articolo 326 del codice penale per capire come queste accuse siano prive di ogni fondamento. Sono rilievi che possono essere mossi soltanto a un pubblico ufficiale che, violando i suoi doveri, rivela notizie d’ufficio che devono rimanere segrete. Il programma delle esercitazioni, invece, era pubblico, visibile a tutti, facilmente reperibile sul web».
«È chiaro – concludono gli antimilitaristi – che il blitz dei carabinieri non è altro che un atto intimidatorio, volto a far desistere dal proseguimento della lotta chi si batte per liberare la nostra terra dal peso delle servitù militari. Ma le accuse sono patetiche e presto o tardi cadranno. Se c’è qualcuno che vilipende non soltanto la Repubblica ma anche la dignità umana, questi sono i militari, sempre pronti a esportare morte e distruzione in giro per il mondo. Le minacce però non ci fermeranno; sono anzi la prova che siamo sulla strada giusta».

COMUNICATO STAMPA COMITATO SARDO GETTIAMO LE BASI
CAGLIARI 6 MARZO 2016

RIVELAZIONE SEGRETI MILITARI, ACCUSA AI TRE GIOVANI: ANCHE CAPITANERIE ED ENAV DIFFONDONO STESSI "SEGRETI". OSCURIAMO LORO SITI? 
Sollecitiamo Procura della Repubblica e forze dell'ordine a oscurare e a sequestrare i siti delle Capitanerie di porto, le NOTAM, Notice to airmen dell'Ente aviazione civile, gli “Avvisi ai naviganti”, per violazione di segreti militari, gli stessi che avrebbero diffuso i tre giovani indagati a Cagliari. Da oltre mezzo secolo, infatti, queste fonti pubblicano e per di più diffondono a mezzo stampa, radio e Tv il calendario delle esercitazioni militari.
Gli inquirenti non sanno o fingono di non sapere che il calendario addestrativo delle forze armate è pubblico e deve essere portato a conoscenza della popolazione? Quale è l’ipotesi peggiore?
Oltre lo smaccato tentativo di reprimere l’opposizione popolare alla schiavitù militare imposta alla Sardegna, nei fatti di questi giorni legati all'accusa di rivelazione di segreti militari ai tre giovani del circolo cagliaritano, s’intravede un disegno più pericoloso e più subdolo: intimidire, imbavagliare il Comitato misto paritetico, Comipa, per erodere il diritto, di legge, della Regione Sardegna, quindi del popolo sardo, all’informazione sull’uso che le forze armate fanno della nostra isola. Un diritto inviolabile a tutela della collettività basato sulla trasparenza, prerogativa piuttosto sconosciuta nel mondo con le stellette.


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