sabato 15 febbraio 2020

Un violador en el camino - Maria Teresa Messidoro




Sibila Sotomayor e Daffne Valdés, Paula Cometa Stange, Lea Cáceres: da un anno e mezzo queste trentenni cileni hanno creato il collettivo interdisciplinare Las Tesis per riprendere le tesi femministe e tradurle in rappresentazioni che giungano a più persone possibili.
Las Tesis sono riuscite a trasformare il pensiero dell’antropologa Rita Segato – una delle più importanti figure del femminismo contemporaneo – facendone una coreografica rappresentazione che è stata esportata negli ultimi mesi in tutto il mondo. Da Valparaiso per arrivare a Istambul, Nuova Delhi o Pamplona, fino in Italia. Per esempio a Taranto, il 31 dicembre, migliaia di donne hanno fatto proprio il cantico Un violador en el camino, che esprime un semplice ma importantissimo concetto: la violenza macista è un gesto politico.
Rita Segato, nata a Buenos Aires nel 1951, da venticinque anni studia la violenza sessuale che molti uomini esercitano contro le donne, rendendosi immediatamente conto che si tratta di un gesto comunicativo, di un discorso.
Intervistata alla fine del 2019, Rita Segato ha ripreso i concetti espressi dalla canzone, riaffermando che per intendere la violazione sulle donne, bisogna partire dal patriarcato: un ordine politico primordiale e fondante, prima di qualsiasi altra gerarchia, spesso mascherato con un discorso di tipo morale o religioso. E’ presente in tutte le civiltà, entrando in ciascuna di esse con miti e narrazioni culturali diverse per potersi autogiustificare e stabilirsi come norma comportamentale.
«Il patriarcato è un giudice che ci giudica dalla nascita ed il nostro castigo è la violenza che non vedi» dice un verso del nuovo inno. Infatti Rita Segato ci ricorda che tutte le volte in cui scendiamo in strada – oggi, in pieno ventunesimo secolo – il cosiddetto occhio pubblico cade inevitabilmente su di noi. Per questo, quando ogni mattina ci vestiamo guardandoci allo specchio, ci chiediamo quasi automaticamente se la scollatura è troppo pronunciata, se i tacchi delle scarpe sono troppo alti, e così via. E’ un autoesame completo per verificare come ci vedrà l’opinione pubblica, quell’occhio implacabile che sicuramente ci giudicherà.
«I violatori sono i poliziotti, i giudici, lo Stato, il presidente. Lo Stato oppressore è un maschio violatore» denuncia la canzone.
Lo stupratore è un poliziotto morale spiega Rita Segato. Per questo il poliziotto viola, come si può vedere in Cile o come si poteva riscontrare in Spagna sotto il franchismo; non è un atto sessuale, è un atto di dominio. Giudice, poliziotto e stupratore sono la stessa persona.
Il patriarcato distrugge anche alcuni uomini, la loro coscienza: da padre a figlio, dal compagno di scuola al collega di lavoro, si trasmette la pedagogia della crudeltà e dell’oppressione. Fin da piccoli, uomini e donne, siamo in un certo senso formattati. Ci hanno inserito i chips, i mandati che riceviamo. Se vuoi essere un vero uomo non devi provare troppi sentimenti; devi essere meno portato all’empatia; devi burlarti degli uomini più deboli; almeno una volta devi aver sperimentato un bordello; devi affermare che hai sicuramente “trombato “una ragazza; e sempre il tuo sguardo sui corpi delle donne è – di fronte agli altri uomini – uno sguardo famelico da predatore.
Se alcune donne non sopportano il femminismo significa che sono machiste, patriarcali. Noi femministe siamo invece quelle donne che vogliono togliersi i chips e la memoria che ci hanno imposto dentro, fin nel profondo. Così si esprime, con chiarezza, Rita Segato.
Non è semplice ma possiamo farlo, anche cantando e ballando. Come dimostrano anche le giovani cilene e le palestinesi, che hanno cantato l’inno in arabo davanti all’ambasciata israeliana; o le donne nicaraguensi che hanno realizzato la coreografia contro la violenza macista di fronte all’hotel di Managua, dove si commemorava il 71° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. «Sono los pescas (gli agenti di polizia), sono los paras (i paramilitari), sono i giudici, è la Chayo (Rosario Murillo, vicepresidente del Nicaragua), è il dittatore (allusione al presidente Daniel Ortega)» cantavano in coro le donne nicaraguensi, adattando l’inno alla situazione locale e sfidando gli agenti in assetto antisommossa che comunque non sono intervenuti.
E’ proprio vero che l’immaginazione può prendere il potere.

TESTO DELL’INNO
El patriarcado es un juez,
que nos juzga por nacer
y nuestro castigo es la violencia que no ves.
Es feminicidio Impunidad para el asesino
Es la desaparición Es la violación
Y la culpa no era mía, ni dónde estaba, ni cómo vestía
Y la culpa no era mía, ni dónde estaba, ni cómo vestía
El violador eras tú El violador eres tú
Son los pacos (policías) Los jueces El estado El presidente
El estado opresor es un macho violador
El estado opresor es un macho violador
El violador eras tú El violador eres tú
Duerme tranquila niña inocente, sin preocuparte del bandolero,
que por tus sueños dulce y sonriente vela tu amante carabinero.
El violador eres tú El violador eres tú El violador eres tú
El violador eres tú

TRADUZIONE ITALIANA
Il patriarcato è un’oppressione
Da qui la nostra ribellione
E la nostra punizione 
È la violenza che ora vivo 
Il patriarcato è un’oppressione
Da qui la nostra ribellione
E la nostra punizione 
È la violenza che ora vivo

Femminicidio
Impunità per l’assassino 
Le molestie
E lo stupro 

E la colpa non è mia
Di dove stavo 
Come vestivo
E la colpa non è mia
Di dove stavo 
Come vestivo  

Lo stupratore eri tu
Lo stupratore sei tu
Lo stupratore sei tu

La polizia
I tribunali 
I giornali
E lo Stato

E lo Stato oppressore è un maschio stupratore
E lo Stato oppressore è un maschio stupratore  

Lo stupratore eri tu
Lo stupratore sei tu
Lo stupratore sei tu

SIAMO IL GRIDO 
ALTISSIMO E FEROCE
DI TUTTE QUELLE DONNE
CHE PIÙ NON HANNO VOCE

https://youtu.be/LQ247IxsuL4  (in lingua mapuche)




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