domenica 21 giugno 2020

La mitopoiesi di Giggirriva - Fiorenzo Caterini


Un tipico caso di mitopoiesi è quello relativo alla invenzione di un eroe eponimo sardo, verosimilmente risalente agli anni ’60 e ’70 del XX secolo, che prende il nome di Gigi Riva o di Giggirriva.
La costruzione del mito, che ricorda quello di Ercole/Eracle/Melqart in Sardegna, ripercorre un percorso tipico della mitopoiesi con importazione dall’esterno dell’elemento fondante.
Il mito vorrebbe, infatti, che questa figura di sportivo, nello specifico di calciatore, abbia contribuito alla vittoria di un titolo italiano di calcio, il cosiddetto “scudetto”, da parte di una squadra sarda, il Cagliari Calcio.
Tale vittoria, in realtà, sembra anch’essa frutto della stessa mitopoiesi e non è stata mai storicamente provata, un po’ come l’epopea della Brigata Sassari.
Si ripropone, ancora una volta, pertanto, il grande imbroglio, la grande falsificazione delle Carte d’Arborea dell’800, che dimostrano come la mitopoiesi nell’isola sia una costante storica difficile da debellare.
Questo eroe eponimo, a quanto pare, si distinse secondo la leggenda nel giuoco del calcio segnando molte reti, alcune delle quali molto spettacolari, con grandi acrobazie.
In realtà gli studi hanno messo in evidenza come i documenti riportino la presenza di un tale Luigi Riva, che ha giocato nella nazionale italiana, la seconda al mondo per titoli vinti ai mondiali di calcio, con il record di reti segnate, ben 36.
E’ chiara la trasposizione, l’assorbimento di un mito italiano nella mitologia sarda, con la rifunzionalizzazione e con una tipica sardizzazione e trasformazione da “Luigi” a “Gigi” o “Giggi”.
Tanto è vero che, a quanto pare, secondo i documenti anagrafici reperiti dagli studiosi, questo “Luigi Riva” è nato in un paesino del nord Italia.
Questa mitopoiesi, come del resto i Falsi d’Arborea, pone con forza il problema dei miti velenosi che intossicano la storia della Sardegna, rendendola schiava di invenzioni folcloristiche, prive di qualunque scientificità, che poi finiscono per allontanare l’attenzione della gente dai veri problemi attuali.
L’invenzione di “Giggirriva”, ricorda anche quella, meno conosciuta, ma comunque interessante, di un tale Zola, un altro calciatore di oscure origini ma che ormai i documenti hanno chiarito, dato il soprannome di “magic box”, chiaramente proveniente dal nord Europa e verosimilmente dall’Inghilterra. Gli annali infatti ricordano di un forte calciatore con quel nome che ha giocato nel campionato inglese, ed è molto probabile che poi l’assonanza con un tipico cognome sardo abbia prodotto l’assorbimento di questo ulteriore eroe eponimo. L’assorbimento di miti provenienti dall’Inghilterra sembra essere una costante. Ci sono infatti tracce di grandi fantini inglesi che poi sono stati sardizzati attribuendogli dei cognomi sardi, Dettori, Atzeni, eccetera, e dimostrano una chiara influenza della civiltà inglese nell’isola.
La mitopoiesi in Sardegna, dunque, è diventata una piaga che allontana la verità scientifica, con creazioni di vere e proprie invenzioni, si pensi ai Falsi d’Arborea.
Come ampiamente noto, un caso eclatante è quello delle statue di Monte Prama, le prime a tutto tondo del Mediterraneo dopo quelle egizie, che dimostrano la grande manualistica e lo spessore artistico dei fenici nel Mediterraneo occidentale.
Anche in questo caso si tratta di un processo di appropriazione di una cultura esogena, quella fenicia, alla quale la civiltà nuragica, anche se precedente, deve comunque il suo sviluppo.
Ciò dimostra le volontà, chiaramente mistificatoria, dei sardi attuali, di appropriarsi di una storia nobile per poter, in qualche modo, riscattare una condizione attuale di sottosviluppo economico e sociale, dovuto, principalmente, all’incapacità dei sardi di imitare i modelli di sviluppo vincenti.
Ma la storia dei calciatori ricorda un’altra grave mistificazione, oltre quella dei Falsi d’Arborea: quella dei shardana, popolo che indebitamente è stato accostato alla civiltà nuragica.
Anche per i shardana, è bastato un toponimo che vagamente ricorda la Sardegna, per accostarlo alla civiltà nuragica.
In realtà toponimi con quella redice, nel Mediterraneo, ce ne sono altri, specialmente in oriente.
E’ vero che il periodo della citazione, da parte degli antichi egizi, dei Shardana, coincide con il massimo splendore della civiltà nuragica, è vero che è stata rinvenuta in Sardegna, con la Stele di Nora, una citazione con quel toponimo, è vero che i bassorilievi egizi riportano figure sorprendentemente simili ai bronzetti nuragici, è vero che shardana e nuragici navigavano, erano guerrieri, e avevano tante altre similitudini, è vero che… insomma, erano tutte coincidenza e non è provato che shardana e nuragici fossero gli stessi, ci vuole ben altro per le scienze esatte.
E’ pura fantarcheologia, è archeosardismo.
Verosimilmente è quello che è accaduto col Cagliari Calcio. Infatti gli annali riportano lo scudetto di una squadra con quel nome, ma non è provato che provenga dalla città di Cagliari, perché il toponimo “Kar”, è diffuso in molte parti del Mediterraneo, in particolare in oriente.
Sarebbe ora di debellare questi miti, questa mitologia sciocca e inutile che avvelena il dibattito politico dei nostri tempi, miti tossici e velenosi che non servono a nulla.
Si pensi ai Falsi d’Arborea.

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