giovedì 25 giugno 2020

Senza parole - Paolo Cacciari



La tragedia della pandemia avrebbe dovuto far capire a tutti che la salvaguardia della salute pubblica non dipende solo dalla capacità dei presidi sanitari di prevenire e far fronte alle emergenze. Per questo basterebbe rimettere in piedi un sistema pubblico – a partire dalla ricerca epidemiologica e farmaceutica – totalmente svincolato dalla logica aziendalistica della redditività delle prestazioni. La pandemia ci ha insegnato che siamo parte di un unico ecosistema naturaleOne planet, one health, afferma la campagna di Navdanya International, di Vandana Shiva. Che è poi la stessa cosa che ha detto papa Bergoglio nella piazza vuota di San Pietro in occasione della giornata della Terra: “Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo malato”. Ovvio. Maltrattare oltre ogni limite i cicli bio-geo-fisici naturali significa esporre le popolazioni umane a rischi immensi. Diretti e indiretti. Immediati o differiti.
Come ci hanno spiegato i biologi, il virus Sars-Covid-19 è arrivato a noi perché noi abbiamo sottratto ogni spazio vitale (il 75 per cento della superficie terrestre e il 60 per cento di quella marina) alla libera rigenerazione delle forme della vita selvatica. Gli squadroni della morte bruciano le foreste amazzoniche per garantire le hamburger ai ricchi mercati occidentali. Il fiume Saldykan è sommerso dal disel destinato ai suv europei. Le polveri sottili secondarie (solfati e nitrati di ammonio) che abbiamo continuato a respirare nella Pianura padana sono il prodotto di una concentrazione insostenibile di allevamenti industriali.
Per un momento abbiamo sperato che lo shock della pandemia avrebbe potuto far fare ai nostri decision makers un salto di consapevolezza e di responsabilità: nulla sarebbe stato come prima – si diceva. Ma ci eravamo tremendamente sbagliati. Gli “esperti” (di cosa?) chiamati dal governo italiano hanno posto la salute al 73° posto e l’impresa al 1°. L’ambiente è associato alle infrastrutture come “capitale naturale” da impiegare nella creazione di valore economico. Stessa sorte per i beni culturali, la scuola, la ricerca. Per il gruppo messo assieme dal super-manager Colao, il “rilancio immediato” significa procedere come e peggio di prima.

Senza pudore è stata messa in piedi una gigantesca operazione di lobbyingIl “governo ombra” degli interessi privati delle industrie, dei costruttori, dei concessionari, della grande distribuzione e della finanza è uscito allo scoperto pianificando l’assalto alla diligenza dei fondi pubblici in arrivo da BruxellesNon solo. La necessità di una rapida ripresa delle attività produttive dopo il lockdown è vista come una grande occasione per sbarazzarsi dei pochi controlli e delle deboli norme ambientali e sanitarie esistenti. Con meticolosa arroganza il gruppo di Colao detta al governo un lunghissimo elenco di disposizioni di legge che vanno abrogate, prorogate (concessioni), sospese (codici degli appalti e delle opere pubbliche), depenalizzate (da responsabilità civili e penali), detassate, “sburocratizzate”… il tutto per velocizzare gli investimenti. Particolare attenzione viene data alla abrogazione dei livelli di emissione elettromagnetica generati dagli impianti 5G. Il dottor Colao qui se ne intende!
Nelle opere pubbliche torna alla grande la logica della “legge obiettivo” (di berlusconiana memoria) per le “opere strategiche”. Il “modello Genova” prevede un regime speciale ad hoc con “affidamento diretto negoziale senza bando di gara” per ogni opera individuata in un elenco che sarà concertato tra la Presidenza del governo e gli investitori. Per tutte le altre “silenzio assenso” di poche settimane (Valutazione degli impatti ambientali, compresa). Poco importa se gli uffici pubblici competenti (sovrintendenze, Asl, comuni…) non ce la faranno nemmeno ad aprire i fascicoli degli investitori proponenti. L’obiettivo è: “Ridurre l’area di responsabilità dei dipendenti pubblici conseguente all’adozione di procedure governate da algoritmi” (sic!). Del resto è noto che “la distinzione tra attività amministrativa e di indirizzo politico è spesso stata scalata dai funzionari per ottenere copertura politica alle proprie decisioni” (Scheda n. 23, Semplificazione PA) . Se è questa l’opinione che abbiamo della pubblica amministrazione tant’è fare a meno e andare direttamente dai decisori politici.
Il tutto nel quadro delle “macro-direttive del Green Deal europeo”. Ovviamente, non è vero nulla. I nuovi regolamenti e le strategie europee per l’Agenda 2030 vanno in tutt’altra direzione.
Da rimanere senza parole.


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