domenica 21 giugno 2020

le fregate d’Egitto – bortocal




viviamo nella fantascienza: noi vendiamo due fregate militari all’Egitto, che in Libia ci sta facendo la guerra, per interposto generale Haftar: un golpista tale da riuscire persino a fare un colpo di stato contro il parlamento fantoccio che ha installato in Cirenaica.

in poche parole l’Egitto, assieme alla Russia (e sottotraccia anche agli USA), sta sostenendolo per acquistare un controllo diretto sulla Cirenaica, che produce la maggior parte del petrolio libico, mentre noi sosteniamo, almeno a parole, il governo di al Serraj, riconosciuto internazionalmente, e che la Turchia appoggia anche militarmente.
bene, in queste condizioni noi armiamo chi sta combattendo contro di noi.
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media danno voce per una volta alle persone di buon senso che si scandalizzano, perché il dittatore egiziano che noi stiamo appoggiando è lo stesso che ha fatto torturare ed uccidere Regeni; e, nel quadro generale della follia, ci sta anche questa: un paese che se ne frega della sua dignità e della vita dei cittadini.
però insistere troppo su questo aspetto – mi piange il cuore a dirlo – assomiglia troppo alla solita fuffa buonista che ci viene imbandita oramai in tutte le salse per fregarci meglio.
la follia peggiore è quella di armare chi sta facendo la guerra ad un nostro alleato: ma questo dettaglio sembra sfuggire, nel rigurgito universale del cinismo mercantile che ricopre ogni cosa.
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orrore nell’orrore: la legge 185 del 1990 sull’export di armamenti impone una decisione del parlamento su casi di questo tipo, ma il governo se ne frega.
del resto, probabilmente il parlamento dei nominati dalla cricca politica approverebbe.
come ci informa un giornale di destra, ben ammanigliato negli ambienti militari, l’Italia, che in questi anni sembra essere in piena ritirata dal Nord Africa, può dirsi oggi in grado di penetrare in un mercato in crescita come quello della Difesa egiziana diventando un partner sempre più essenziale per un Paese in cui fino a pochi anni fa il nostro governo aveva preferito non avere nemmeno un ambasciatore (in risposta al caso Regeni).  E adesso la vendita di navi e sistemi d’arma permette all’Italia di inserirsi nella fiorente partita della Difesa del Cairo: dove tutti vogliono avere una fetta di torta. Ed è per questo che meno affari fa Roma e più sono contenti quelli che possono prenderne immediatamente il posto, con attori esterni che soffiano verso rotture irrimediabili nella fase di contrattazione per aprire le porte ad altre industrie, facendo riversare miliardi nelle casse di altri Stati.
insomma poco ci manca che si passi per traditori della patria e delle commesse militari, a criticare la vendita di armi a chi sta combattendo sul terreno libico contro di noi.

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d’altra parte il mondo è abbastanza cinico: se non saremo anche noi a vendere armi alla Libia, ci pensano già Francia e Germania, e questa ha già ceduto tre sottomarini alla Marina egiziana, mentre l’Egitto ha già comperato dalla Francia un’altra fregata e 24 aerei militari: bombardieri, per l’esattezza: quelli che bombarderanno le truppe di al Serraj, che difende Tripoli dalle bombe di Haftar, lanciate anche sui civili.
sono i partner di quella che sarebbe una Unione Europea, dove però gli stati membri si fanno una guerra occulta fra loro.
quindi il pacifismo è anti-nazionale, tenetevelo per detto, e forse perfino anti-europeo, in una Unione dove l’abolizione delle dogane serve soltanto a farsi concorrenza più sciolta fra gli stati.


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