giovedì 22 aprile 2021

Fake news: rom e sinti rubano i bambini - Santino Spinelli (*)

  

Mai un solo caso di rapimento di bambini da parte di rom e sinti è stato punito dalla legge perché mai un caso di rapimento è davvero avvenuto


Lo sanno tutti ormai. È una verità acquisita.

Un dato incontrovertibile per razzisti e coloro che ritengono di conoscere tutto, soprattutto in tema di «zingari». Quegli sporchi, brutti e cattivi nomadi che non vogliono integrarsi nella nostra società.

Tra questi stereotipi, i più comuni, quello più in voga è: «sottrarre i minori alle famiglie». Il più grave e il più inaccettabile.

Rom e sinti non sono mai stati nomadi per cultura, la mobilità è sempre stata una condizione coatta e «figlia» di persecuzioni disumane, spesso non adeguatamente rilevate dalla storia. Ecco dunque, il perché vediamo fiorire molte e facili campagne mediatiche indirizzate contro la popolazione romanì, tutte ben predisposte per poi essere reiterate al momento più opportuno.

Una comunicazione a senso unico e senza contraddittorio che talk show, programmi di approfondimento televisivi propongono con leggerezza, o peggio volutamente scegliendo il «miglior personaggio» da intervistare per portare a casa il risultato cercato e voluto. Di personaggi improbabili, la televisione ne ha inventati tanti.

E questo perché tutti nel mainstream devono sapere che i rom e sinti rubano i bambini; la pericolosità di questa popolazione è tale che questo allarme dev’essere lanciato al mondo; le televisioni dunque avranno salvato i telespettatori dall’eventualità, probabile, che i propri figli siano rapiti già domattina. L’unica verità in tutto ciò e che così facendo si stanno solo fomentando immotivati sentimenti di diffidenza e di odio.

Perché farlo? Dunque…

Per avere un «capro espiatorio» da accusare per lenire le frustrazioni collettive? Per convogliare in un’unica direzione il malcontento per problemi comuni e irrisolti? Per nascondere il fatto che la nostra classe politica è sempre più malata, inadeguata?

Già nella storia, tante monarchie e tanti imperi hanno perseguitato le «diversità». I regimi totalitari hanno cercato di annientare (anche) i rom e i sinti fisicamente; di sradicarli dalle loro terre d’origine. Oltre mezzo milione di rom e sinti sono stati sterminati dai regimi nazisti e fascisti.

Anche oggi, nella nostra Europa avanzata civile e democratica, tuttavia, la popolazione romanì è la più odiata. Accade senza che nessuno conosca davvero gli aspetti storici, culturali, antropologici, linguistici, gastronomici e letterari di una minoranza etnica importante e che sin dalla sua origine che affonda le sue radici nei tempi dei tempi, non ha mai fatto la guerra a nessuno.

I sondaggi parlano chiaro: nessuno vuole vicino a sé i rom e sinti, nessuno li vuole come vicini di casa, nessuno vuole affittare loro una casa, in pochi sopportano la loro presenza. Cosa si annida realmente dietro quest’avversione senza tempo? E perché così tanto odio? La loro diversità è perseverare nel voler custodire le proprie tradizioni. La fermezza, per molti di loro, nel non voler conformarsi alle mode e alle tendenze dell’oggi. 

Eppure l’Europa stanzia milioni di euro alla voce rom e sinti. Dove finiscono i soldi stanziati? Chi li utilizza, come e dove sono convogliati e investiti?

A rom e sinti, dunque, è garantito l’assistenzialismo nelle loro residenze abitative. Di fatto si legittima l’accettazione che possa esservi una «segregazione razziale» nei «campi nomadi». Un’anomalia tutta italiana. Come lo sono i «quartieri ghetto».

Una sorta di «neocolonialismo autoreferenziale industriale» dove tutti guadagnano, tranne rom e sinti.

La triste «vicenda Pipitone» (ossia quella della piccola bambina Denise, scomparsa tanti anni fa e oggi tornata agli onori della cronaca e che tanto piace alle televisioni e agli spettatori) con il suo grande clamore mediatico, rischia di far aumentare l’odio razziale contro una minoranza già inerme; di alimentare il soffio dell’odio su di una popolazione che già deve quotidianamente lottare contro un’avversione atavica e pericolosa che, come dimostrano le trasmissioni televisive di questi giorni, è stata puntualmente reiterata: «I rom rubano i bambini».

Il razzismo si esplicita attraverso la mistificazione della realtà. Come funzioni questo meccanismo sociale l’hanno mostrato molto bene i regimi nazi-fascisti e tutti i regimi totalitari.

Un paese che si dice democratico dovrebbe, invece, tutelare tutte le minoranze etniche da eventuali e possibili discriminazioni. Oggi, purtroppo, assistiamo a un nuovo sciacallaggio mediatico, vergognoso, incivile e che sta mettendo alla berlina un’intera popolazione; facendola passare per ciò che non è, favorendo l’odio con il solito «spauracchio» della pericolosità delle differenze, che sono invece l’unica e preziosa peculiarità del nostro modo.

Mai un solo caso di rapimento di bambini è stato appurato nelle indagini di organi competenti; mai un solo caso di rapimento è stato punito dalla legge. Questo perché mai un caso di rapimento di bambini  - da parte di rom e sinti - è davvero avvenuto.

Rom e sinti hanno tanti figli perché vivono il valore della famiglia come un principio assoluto, fondante per la loro cultura e tradizione.

Famiglia, certo, come quella colpita dalla tragedia del caso di cronaca e dalla quale molto probabilmente potrebbero emergere sviluppi per le indagini.

 

(*) ripreso da Riforma.it: «Il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia»

 

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