domenica 4 luglio 2021

Covid, Dad e salute mentale - Emilio Mordini

 


๐—ง๐—ฟ๐—ฎ ๐—น๐—ฒ ๐—ณ๐—ฟ๐—ฎ๐˜€๐—ถ ๐—ฒ ๐—ฐ๐—ผ๐—ป๐—ฐ๐—ฒ๐˜๐˜๐—ถ ๐—ฐ๐—ต๐—ฒ ๐—น๐—ฒ๐—ฝ๐—ถ๐—ฑ๐—ฒ๐—บ๐—ถ๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ ๐—–๐—ข๐—ฉ๐—œ๐—— ๐—ต๐—ฎ ๐—ฟ๐—ฒ๐˜€๐—ผ ๐—ฐ๐—ผ๐—บ๐˜‚๐—ป๐—ถ, una merita sicuramente un posto speciale: “Didattica a Distanza”, la DAD. Con il termine DAD si indica l’insegnamento (di ogni ordine e grado) condotto a distanza, utilizzando le nuove tecnologie digitali. Le opinioni di docenti e discenti sulla DAD sono varie e spesso discordi: c’รจ chi la ritiene sempre dannosa o, comunque, molto meno efficace della didattica basata sulla presenza fisica; c’รจ, invece, chi sostiene sia utile e possa costituire, soprattutto nelle scuole secondarie e universitร , una valida alternativa all’insegnamento tradizionale, tanto da prospettare un futuro in cui la DAD sarร  la norma e la presenza fisica l’eccezione. ๐—œ๐—ผ ๐˜€๐—ผ๐—ป๐—ผ ๐—ฐ๐—ผ๐—ป๐˜ƒ๐—ถ๐—ป๐˜๐—ผ ๐—ฐ๐—ต๐—ฒ ๐—น๐—ฎ ๐—ฝ๐—ฟ๐—ฒ๐˜€๐—ฒ๐—ป๐˜‡๐—ฎ ๐—ณ๐—ถ๐˜€๐—ถ๐—ฐ๐—ฎ ๐˜€๐—ถ๐—ฎ ๐˜€๐—ฒ๐—บ๐—ฝ๐—ฟ๐—ฒ ๐—ฒ๐˜€๐˜€๐—ฒ๐—ป๐˜‡๐—ถ๐—ฎ๐—น๐—ฒ da un punto di vista educativo, proprio perchรฉ gli esseri umani usano contemporaneamente molteplici linguaggi, veicolati e catturati da diverse modalitร  sensoriali. La comunicazione digitale privilegia le comunicazioni acustiche e visive ed esclude tutte le altre. Tuttavia, gli altri linguaggi (spesso definiti “corporei”) sono altrettanto importanti e contribuiscono, in modo cruciale, anche se subliminale, a fissare nella mente del discente concetti, informazioni, modi di pensare, prospettive e a informare il docente del grado di ricezione del messaggio educativo. L’insegnamento non รจ, se non in minima parte, trasmissione di informazioni (che, tra l’altro, oggi possono essere rintracciate online con estrema facilitร ) ma รจ comunicazione di stili, di modi di apprendere, di pensare.

Naturalmente รจ impossibile escludere che in un futuro tecnologie di realtร  aumentata possano mimare tutte le modalitร  sensoriali e riprodurre l’esperienza immersiva della comunicazione in presenza: a quel punto le persone vivranno in un perenne stato onirico, incapaci di distinguere tra sogno e realtร . Oggi, perรฒ, siamo ancora lontani da una simile condizione.

 

๐—ก๐—ผ๐—ป ๐˜ƒ๐—ผ๐—ด๐—น๐—ถ๐—ผ, ๐˜๐˜‚๐˜๐˜๐—ฎ๐˜ƒ๐—ถ๐—ฎ, ๐—ฝ๐—ฎ๐—ฟ๐—น๐—ฎ๐—ฟ๐—ฒ ๐—ฑ๐—ฒ๐—ด๐—น๐—ถ ๐—ฎ๐˜€๐—ฝ๐—ฒ๐˜๐˜๐—ถ ๐—ฒ๐—ฑ๐˜‚๐—ฐ๐—ฎ๐˜๐—ถ๐˜ƒ๐—ถ ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฎ ๐——๐—”๐——, quanto dei suoi effetti psicologici e sulla salute mentale di docenti e discenti. Per fare ciรฒ, รจ essenziale distinguere due diverse situazioni: la ๐—ฑ๐—ถ๐—ฑ๐—ฎ๐˜๐˜๐—ถ๐—ฐ๐—ฎ ๐—ป๐—ผ๐—ป๐—ผ๐˜€๐˜๐—ฎ๐—ป๐˜๐—ฒ ๐—น๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ๐˜€๐˜๐—ฎ๐—ป๐˜‡๐—ฎ e la ๐—ฑ๐—ถ๐—ฑ๐—ฎ๐˜๐˜๐—ถ๐—ฐ๐—ฎ ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ๐˜€๐˜๐—ฎ๐—ป๐˜‡๐—ฎ. La “didattica nonostante la distanza” รจ la situazione in cui, per impedimenti di forza maggiore, non รจ possibile una didattica in presenza e quindi si ricorre a un insegnamento a distanza. รˆ una condizione in cui si cerca di far buon viso a cattivo gioco, in cui ci si barcamena dinanzi a una impossibilitร  che va oltre la volontร  di insegnanti ed alunni. La “didattica nonostante la distanza” non รจ certo una condizione ottimale: da un punto di vista educativo presenta numerosi problemi, ma non รจ di per sรฉ pericolosa per la salute mentale dei protagonisti. Qualcosa di diverso accade, invece, con la didattica della distanza. Chiamo “didattica della distanza” quell’insegnamento che fa della distanza fisica il suo elemento essenziale, che lo ricerca come soluzione alternativa all’insegnamento in presenza, proponendosi come “nuova didattica”, come didattica dell’era digitale. La distanza non รจ subita, ma diventa il nucleo stesso dell’insegnamento: prima ancora che insegnare ciรฒ che esplicitamente si prefigge, questa didattica insegna che gli esseri umani non hanno bisogno della presenza fisica dell’altro. Cosรฌ intesa, la DAD non รจ solo educativamente dannosa, ma, a mio modo di vedere, anche pericolosa per la salute mentale di chi la usa. ๐—Ÿ๐—ฒ ๐—ฝ๐—ถ๐—ฎ๐˜๐˜๐—ฎ๐—ณ๐—ผ๐—ฟ๐—บ๐—ฒ ๐—ฎ๐˜‚๐—ฑ๐—ถ๐—ผ๐˜ƒ๐—ถ๐˜€๐—ถ๐˜ƒ๐—ฒ ๐—ฝ๐—ฒ๐—ฟ ๐—ฐ๐—ผ๐—บ๐˜‚๐—ป๐—ถ๐—ฐ๐—ฎ๐—ฟ๐—ฒ ๐—ผ๐—ป๐—น๐—ถ๐—ป๐—ฒ ๐˜€๐—ผ๐—ป๐—ผ ๐—ถ๐—ป๐—ฑ๐˜‚๐—ฏ๐—ฏ๐—ถ๐—ฎ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ฒ ๐˜‚๐˜๐—ถ๐—น๐—ถ. Il loro uso per obiettivi precisi e limitati nel tempo non รจ certamente dannoso. Quando perรฒ sono utilizzate in modo continuativo, per comunicazioni che possono avere una qualche intensitร  emotiva, diventano psichicamente rischiose. Si tratta di un fenomeno che si puรฒ osservare in una varietร  di condizioni: dalle chat erotiche sino alle videoconferenze di lavoro, ai social e alla DAD. Per quanto diverse tra loro, tutte queste situazioni si basano su interazioni che possono essere emotivamente significative: piรน lo sono, piรน aumentano i rischi di danni psicologici.

La comunicazione online non รจ dannosa sinchรฉ si mantiene “fredda”, evento che si verifica perรฒ raramente perchรฉ il mezzo รจ di per sรฉ (utilizzando la vecchia classificazione di Marshall McLuhan) un mezzo “caldo”: lo dimostra, senza necessitร  di lunghe analisi, la capacitร  di coinvolgimento – sino a creare vere e proprie forme di dipendenza – che hanno i social. ๐—ฆ๐—ฒ ๐—ฑ๐—ฎ ๐˜‚๐—ป ๐—น๐—ฎ๐˜๐—ผ ๐—น๐—ฎ ๐—ฐ๐—ผ๐—บ๐˜‚๐—ป๐—ถ๐—ฐ๐—ฎ๐˜‡๐—ถ๐—ผ๐—ป๐—ฒ ๐—ผ๐—ป๐—น๐—ถ๐—ป๐—ฒ ๐—ฐ๐—ผ๐—ถ๐—ป๐˜ƒ๐—ผ๐—น๐—ด๐—ฒ ๐—ฒ ๐—ฐ๐—ฎ๐˜๐˜๐˜‚๐—ฟ๐—ฎ, dall’altro, perรฒ, sconta una mancanza fondamentale, il corpo. Non che il corpo sia veramente assente nelle interazioni digitali: al contrario esso รจ in continuazione evocato, si pensi solo all’uso sessuale di internet, ma รจ un corpo “disincarnato”. Al centro di questo paradosso – un corpo disincarnato – c’รจ la questione del “tatto”, il piรน bizzarro tra i nostri sensi. Il tatto รจ alla base di tutte le altre modalitร  sensoriali, sia da un punto di vista fisiologico (i recettori relativi ad ogni altro senso sono recettori tattili specializzati), sia da un punto di vista concettuale (noi percepiamo solo ciรฒ con cui siamo in contatto, siano vibrazioni dell’aria, onde elettromagnetiche, molecole in soluzione o pressioni esercitate sulla pelle). Il tatto coincide con il nostro corpo: mentre si percepiscono le sensazioni tattili, inevitabilmente si avverte la propria fisicitร  e si colloca sรฉ stessi in relazione con l’ambiente circostante. Si potrebbe persino dire che non esiste altro senso che il tatto. Contemporaneamente, perรฒ, si tende a dividere i sensi in due grandi categorie: il tatto e i sensi ad esso piรน strettamente correlati (gusto ed olfatto), considerati “inferiori”, e due sensi “superiori”, udito e vista. Anche se i due sensi “superiori” sono a rigore forme di tatto, tutti noi percepiamo le sensazioni visive e acustiche come esperienze a sรฉ stanti, quasi prive di una dimensione corporea. Anche per questo motivo il rapporto di questi due sensi con la realtร  appare piรน labile, piรน soggetto a inganni. Qualcosa che “tocchiamo con mano” esiste sicuramente, mentre qualcosa che abbiamo “visto con i nostri occhi” oppure “udito con le nostre orecchie” puรฒ ancora essere un’illusione, un fraintendimento, un’apparizione. Quando il Cristo risorto appare ai discepoli, questi reagiscono increduli e con spavento. Per rassicurali, il Risorto invita a toccarlo, a verificare con mano che il suo corpo esiste ed รจ fatto di carne, non รจ un fantasma. ๐—จ๐—ป๐—ถ๐—บ๐—บ๐—ฎ๐—ด๐—ถ๐—ป๐—ฒ ๐—ฝ๐—ฟ๐—ถ๐˜ƒ๐—ฎ ๐—ฐ๐—ผ๐—ฟ๐—ฝ๐—ผ, ๐—ฐ๐—ผ๐˜€๐—ถ̀ ๐—ฐ๐—ผ๐—บ๐—ฒ ๐˜‚๐—ป๐—ฎ ๐˜ƒ๐—ผ๐—ฐ๐—ฒ ๐—ฑ๐—ถ๐˜€๐—ถ๐—ป๐—ฐ๐—ฎ๐—ฟ๐—ป๐—ฎ๐˜๐—ฎ, ๐˜€๐—ผ๐—ป๐—ผ ๐—ป๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฎ ๐—ป๐—ผ๐˜€๐˜๐—ฟ๐—ฎ ๐—ฐ๐˜‚๐—น๐˜๐˜‚๐—ฟ๐—ฎ ๐˜‚๐—ป๐—ฎ ๐—ฟ๐—ฎ๐—ฝ๐—ฝ๐—ฟ๐—ฒ๐˜€๐—ฒ๐—ป๐˜๐—ฎ๐˜‡๐—ถ๐—ผ๐—ป๐—ฒ ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฎ ๐—บ๐—ผ๐—ฟ๐˜๐—ฒ o, piรน precisamente, delle anime dei defunti. In tutte le tradizioni religiose, nei miti, nelle leggende, nelle favole e nella nostra immaginazione, i morti ritornano sotto forma di voci o figure disincarnate, ombre visibili e udibili ma non toccabili. Questa situazione รจ descritta in modo insuperabile nel canto decimo dell’Odissea, nel racconto del viaggio di Odisseo nell’oltretomba. Qui l’eroe greco incontra le anime dei trapassati, compresa la madre Anticlea, morta per il dolore di aver creduto il figlio morto: quando Odisseo cerca di abbracciare la donna, per ben tre volte afferra solo l’aria. I morti, commenta il poeta, sono come il fumo, privi di carne e di sostanza. ๐—Ÿ๐—ฒ๐˜€๐—ฝ๐—ฒ๐—ฟ๐—ถ๐—ฒ๐—ป๐˜‡๐—ฎ ๐—ฐ๐—ต๐—ฒ ๐˜€๐—ถ ๐—ฝ๐˜‚๐—ผ̀ ๐—ฎ๐˜ƒ๐—ฒ๐—ฟ๐—ฒ ๐—ฑ๐—ฒ๐—ถ ๐—ฑ๐—ฒ๐—ณ๐˜‚๐—ป๐˜๐—ถ ๐—ผ ๐—ฑ๐—ฒ๐—ด๐—น๐—ถ ๐˜€๐—ฝ๐—ถ๐—ฟ๐—ถ๐˜๐—ถ non รจ cosรฌ diversa da quella che si ha degli interlocutori nella comunicazione digitale. In entrambi i casi รจ possibile interagire ma รจ interdetto il contatto. Come con i fantasmi, se si cerca di afferrare un’immagine digitale, la nostra mano incontra solo aria. Accade quindi qualcosa che tutti noi conosciamo perchรฉ appartiene al mondo onirico: le persone care, ora scomparse, viste e udite nel sogno, evaporano al risveglio, lasciandoci solo nostalgia e una sensazione di mancanza. In modo non dissimile – terminata la lezione, la chat, la video conversazione – le persone svaniscono nel nulla, come spettri al levare del sole. Una condizione in cui le relazioni piรน importanti (come quelle che dovrebbero caratterizzare una vera situazione di insegnamento) si svolgono a distanza, per il tramite di un’effimera e inconsistente presenza digitale, รจ quindi inevitabilmente destinata ad evocare assenza, vuoto e morte.

๐—ก๐—ผ๐—ป ๐—ฏ๐—ถ๐˜€๐—ผ๐—ด๐—ป๐—ฎ, ๐—ฑ๐˜‚๐—ป๐—พ๐˜‚๐—ฒ, ๐˜€๐˜๐˜‚๐—ฝ๐—ถ๐—ฟ๐˜€๐—ถ ๐˜€๐—ฒ ๐—น๐—ฎ ๐——๐—”๐—— – quando vi si ricorre non come ultima ratio ma come innovativa forma di insegnamento – rischi di scatenare profonde depressioni in coloro che sono inclini a questa patologia e in tutti, docenti e discenti, possa causare reazioni depressive piรน lievi ma, non per questo, meno preoccupanti.

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