mercoledì 7 settembre 2022

Cosa abbiamo fatto per meritarci Zelensky?

articoli e video di FAI, Ennio Remondino, Vincenzo Costa, Francesco Masala, Julien Gracq, Zelensky, Francesco Gesualdi, Mauro Saudino, Giuseppe Germinario, Max Bonelli, Stefano Orsi, Pepe Escobar, Roberto Buffagni, Marinus, Giulio Marcon, James B. Bissett, Sara Reginella, Jeffrey Sachs, Marco Travaglio, Angelo D’Orsi, CALP, Usb, Eliseo Bertolasi, Francesco Cappello


Signor presidente, non è mai troppo tardi per disertare (o forse sì) – Francesco Masala

…Abbiamo fatto finta. Oppure si è calcolato su dei dati truccati, cifre false. Che non ingannavan nessuno, ma che salvavan la faccia. Perché calcolare veramente ci avrebbe impedito di arrischiare…Ed era il rischio che attirava. Nemmeno il rischio. Forse ci sono momenti in cui si corre all’avvenire come a un incendio, in disordine, senza calcolar niente; momenti in cui esso intossica come una droga, cui non resiste più un corpo debilitato…

(La riva delle Sirti – Julien Gracq, pag. 304)

 

La Nato, che produce morte, ha fatto male i conti, se volevano distruggere la Russia. Se l’obiettivo, alla Casa Bianca, era distruggere, distruggere, distruggere, l’obiettivo raggiunto con successo tutti i giorni.

Avevano cento obiettivi, gli incapaci governanti europei, e ne hanno fallito duecento, un record mondiale.

Si capisce la pars destruens, non si capisce la pars construens, si sono dimenticati di dircelo, i grandi capi di niente europei.

Immaginate di buttare bombe sugli abitanti del paese vicino e, una volta scoperti, essere (noi) molto offesi perché non ci salutano più.

Immaginate di mandare (questo significa essere mandanti) bombe e ogni tipo di armi per ammazzare i russi e gli ucraini che parlano russo, e, avendo la faccia come il culo, ci offendiamo (noi), poveri stupidi, perché i russi decidono di non aprire il portone del loro negozio dove andavamo sempre a fare la spesa, a prezzi buoni.

 

Vorrei ricordare qualche azione memorabile del nostro tramontante e velenoso impero, quello del colonialismo genocida, al quale i nostri governanti hanno partecipato e partecipano con convinzione, e giurano eterna fedeltà, fino alla morte dell’impero, che si avvicina.

C’era Allende, l’abbiamo ammazzato, in cambio di Pinochet.

C’erano gli splendidi ragazzi egiziani in piazza contro Mubarak, noi abbiamo sostenuto Al Sisi e la sua banda di assassini, torturatori e secondini.

Ogni giorno i soldati israeliani ammazzano e umiliano i palestinesi, noi, memori dei valori della Resistenza, sosteniamo i carnefici.

C’era un “antipatico” Gheddafi, adesso abbiamo la pax (o bellum) libica.

Senza dimenticarci mai di Patrice Lumumba e di Haiti.

 

E che spettacolo a Venezia, tutto fa spettacolo, i bambini morti in Ucraina (ci saranno anche i morti ammazzati dagli ucraini in Donbass?, chissà).

E i nomi dei bambini ammazzati in Afghanistan, in Palestina, in Iraq, e quelli morti in Yemen?  Non pervenuti.

 

E poi la Crimea, quanto urlano gli inglesi, che occupano un pezzo del territorio spagnolo (Gibilterra) e le isole vicino all’Argentina, e gli spagnoli, che occupano un pezzo del territorio del Marocco (Ceuta e Melilla), e gli Usa, che occupano un pezzo di Cuba (Guantanamo), ma la Crimea no, la Russia non ha un impero come quello Britannico e Spagnolo e Usa, tutti gli imperi sono uguali, ma qualche impero è più uguale di altri.

 

Diceva John Belushi: Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare, ma quando il gioco è troppo sporco e schifoso forse ci vuole più coraggio a non giocare.

Disertiamo, signor Presidente!

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