sabato 14 aprile 2012

L’assassino - Georges Simenon

Simenon mi sembra uno di quegli scrittori che ha scritto per tutta la vita lo stesso libro. 
Qui si capisce che è lui, era all'inizio, e già bravo, poi ha fatto di meglio - franz


…"L’Assassino" – del 1937, ma ancora inedito in Italia fino ad oggi – a dire il vero non è uno dei lavori migliori, ma ci mostra la qualità innata di Simenon di entrare nella mente dei personaggi ai quali dà vita, una capacità unica che da solo basta a inserirlo nel novero dei grandi narratori del novecento.
Ogni scelta fatta dai protagonisti delle sue opere, dal più comune dei grog preso al bancone di un bar al più efferato degli omicidi, non smuove il lettore, non lo scuote, perché l’abilità suprema di questo scrittore sta nel accompagnare il lettore nel reticolo di pensieri che si aggrovigliano, come in questo caso, nella mente di Hans Kuperus: seguiamo il filo del suo ragionamento, comprendiamo le ragioni che muovono i suoi gesti, e alla fine ogni decisione presa ci appare di una limpida logica.
Sebbene non brilli rispetto a tanti capolavori, L’Assassino è un esempio splendido di questo tipo di narrazione. Un’esistenza insapore, una vita fatta di azione eseguite quasi cronometro alla mano, un ingranaggio che si rompe per un’inezia. Tuttavia Simenon non dimentica mai i luoghi dove si muovono i suoi personaggi, restituendo alla storia tutta l’atmosfera dei bar, delle case, delle strade che la abitano…
 Abuso del proprio talento? Eccessiva fretta? Comunque sia L’assassinodi Simenon (Adelphi) delude. L’atmosfera, troppo densa e buia, finisce col promettere assai più di quanto diano i fatti esposti dalla narrazione. Più fumo che arrosto, insomma…

L’assassino, di Georges Simenon, di certo non deluderà gli appassionati di questo prolifico scrittore belga, le cui opere vengono pubblicate da Adelphi sin dal 1985. Si tratta di un romanzo breve, dallo stile accattivante e leggero, da bersi proprio come un drink, tutto d’un fiato in una calda sera d’estate. Come per magia – magia della letteratura, s’intende – dopo le prime venti pagine il lettore tenderà a staccarsi dalle vicende che coinvolgono Hans Kuperus, il protagonista, per entrare nella sua testa, nei meccanismi insoliti e stranianti che l’omicidio scatena in un uomo che diventa assassino per sbaglio, non certo per vocazione; meccanismi in cui riecheggiano reminescenze letterarie classiche, perché tra le pagine di Simenon spunta sempre – evocato più o meno consapevolmente – il fantasma del Dostoevskij, che per primo, in Delitto e castigo, indagò il tormento e la follia in cui viene trascinato un animo colpevole incapace di reggere il peso di tale colpevolezza…

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