venerdì 2 dicembre 2016

Anche se - Pabuda




il giorno quattro
del mese natalizio
voterò (al cosiddetto       
referendum)
quel che mi risulta
più dignitoso
per chi ancora
ha conservato un pizzico
di senso del giudizio:
crocerò
un monosillabo simpatico,
facendo bene attenzione
non contenga
due insidiose lettere –
ricorrenti fino alla noia
nel gergo tartufesco
della cosiddetta
buona educazione –:
la cigolante vocale “i”
e l’ambigua
consonante “esse”.
farò così anche se, ormai,
il grosso del danno
è stato fatto:
la dozzinale
ma chiassosa sarabanda
messa in scena
dal piazzista toscano
e dalla sua batteria
di ben pasciuti & ammaestrati
pubblicitari-ministri
e prestigiatori-“giornalisti” –
a questo punto dello spettacolo –
ha del tutto intossicato
il flaccido corpaccione
del già non molto acuto e reattivo
“popolo italiano”:
‘sta merda di…
– come chiamarlo? –
populismo pubblicitario?
qualunquismo marchettaro?
autoritarismo
plebeo-ma-aristocratico?
interclassismo
iperclassista di nascosto? 
mercantilismo parà-politico?
analfabetismo saputello? –
assunto in dosi massicce 
per via orale,
oculare, auricolare, anale
endovenosa & intramuscolare
intradermica, ipnotica
& subliminale,
sottocutanea, parenterale –
ha raggiunto, assediato
e devastato
l’avanzo minimo
di cervello metaforico
rimasto al suddetto popolo
(già ridotto, per incuria,
disuso e atrofia,
a una robina davvero piccina: 
diciamo: della dimensione…
d’una nocciola)
in grado, ormai, di pensare
a una cosa sola:
“che c’è di nuovo, di giovanile,
di fico-cool, di consegnato a casa 
senza muovere il culo
(e collo sconto promozionale)
on line da comprare?”

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