domenica 8 aprile 2018

Gridalo forte - James Baldwin

se avesse scritto solo questo libro James Baldwin sarebbe ricordato che un grande della letteratura Usa.
in realtà ha scritto molto e il suo posto è fra i grandi intellettuali di quel paese, da noi è quasi sconosciuto, pubblicato da piccole case editrici.
meno male che è stato pubblicato un gran film di Raoul Peck, su James Baldwin (qui una bella recensione), può essere l'inizio della conoscenza di un grande uomo e intellettuale.
il libro è ambientato nel mondo dei neri, Harlem e non solo, prima che potessero andare nelle scuole dei bianchi, prima che potessero sedersi, nel Sud, dove c'erano posti liberi, nei mezzi pubblici, prima delle Pantere Nere e di Martin Luther King.
è una storia di chiesa, predicatori, amore e non amore, padri e figli. e molto altro, una storia che ci riguarda.
buona lettura.







Torna dopo quasi cinquant'anni dalla sua prima pubblicazione il romanzo di esordio di James Baldwin, tra i più importanti e controversi esponenti della cultura afroamericana del Novecento. Sullo sfondo dell'America degli anni '30 lo scrittore racconta in forma semiautobiografica un periodo cruciale della sua formazione, i tormenti fisici e spirituali di un quattordicenne di Harlem circondato da un padre odioso e violento, da una madre paziente e dedita alla sopportazione, e oppresso da una vita scandita dai severi ritmi imposti dalla chiesa pentecostale, vista più come causa di repressione che come una possibilità di salvezza. Scritto con un linguaggio fortemente evocativo, che ricorre spesso alla retorica e ai modelli di ripetizione tipici dei versi biblici, Gridalo forte è un romanzo al tempo stesso feroce e dolcissimo, che registra senza condannare, e che guarda con velata nostalgia a un tempo in cui, nonostante tutto, si era più uniti, più vicini al mondo.

Trama cucita impeccabilmente da un autore maestro della narrazione di questo secolo, da qualcuno che sapeva cosa scriveva avendo vissuto realmente gli accadimenti, le angosce, la forte fiducia di un periodo storico in movimentazione convulsa continua. I fatti si stavano scrivendo, veramente, in quegli attimi frenetici di storia americana.
Dunque libro assolutamente da leggere perché si tratta di una lezione di scrittura e storia contemporanea spesso relegata, almeno in Italia, ai bordi.
Romanzo che forse pecca nella sua estensione, e il cui tema principale, la religione, potrebbe allontanare il lettore. Ma la religione, qui, sembra assumere il connotato di meccanismo atto ad aiutare, accomunare, plasmare un coacervo di umanità persa nei propri rancori, che senza essa continuerebbe a cercarsi in giro senza mai trovarsi o forse a perdersi senza saperlo di fare.
Dunque il tratto di Credo deve essere congiunto ad una cultura “nera” bisognosa di speranza e punti fermi per continuare a sperare in una propria rivincita, rivincita pacifica e legittima che sicuramente, ancora ai nostri tempi, non è ancora definitivamente avvenuta.

L’opera è divisa in cinque capitoli, corrispondenti a cinque preghiere, ognuno con un protagonista differente. Il personaggio principale è John, un ragazzino afroamericano di appena quattordici anni. Il libro, nonostante tre fondamentali flashback, si svolge in una sola giornata, un sabato di marzo del 1935, il giorno del quattordicesimo compleanno del giovane John. Il ragazzo vive con la sua famiglia ad Harlem insieme al padre, alla madre, al fratello Roy e alle due sorelline più piccole. Il padre, Gabriel, è un uomo severo che pretende molto dai figli e dalla moglie ed essendo il predicatore della città è molto legato alla religione. Non ammette che la sua famiglia possa pensarla diversamente da lui, per questo spesso si lascia sopraffare dall’odio e dalla rabbia, finendo col picchiare i due figli maschi tutte le volte che lo ritiene necessario: le loro vite e ambizioni devono essere rivolte esclusivamente al Signore…

…Ciò che immediatamente sorprende di questo romanzo che avvince il lettore dalla prima all’ultima pagina, è senz’altro un ritmo assai teso, privo di cedimenti, percepibile in maniera evidente nell’ottima traduzione.
Pur non trattandosi di una narrazione propriamente di fatti, ma piuttosto di vicende raccontate attraverso il filtro di un’introspezione mai morbosa o patetica, che dà concretezza, movimento, plasticità ai personaggi e alle complesse relazioni che tra essi intercorrono, il romanzo è proteso in avanti, come se fosse continuamente attirato da una soluzione inafferrabile, da una pacificazione irraggiungibile…
il romanzo – al di là della sapiente e riuscitissima costruzione narrativa, ricca di punti di vista, di piani temporali, di relazioni vividissime tra i personaggi e dall’intreccio convincente ed emozionante – è una splendida voce che ruota attorno all’immisurabile distanza tra l’uomo e la salvezza e che, al contempo, corre verso questa immisurabile distanza, verso questo vuoto, questa apertura, facendosi corpo, movimento, ritmo, silenzio…
da qui

Nessun commento:

Posta un commento