lunedì 7 ottobre 2019

Premio Nobel alternativo allo sciamano yanomami Davi Kopenawa


Davi Kopenawa, uno sciamano alternativo a Bolsonaro - Claudia Fanti


Il giorno successivo al discorso da incubo di Bolsonaro all’Assemblea generale delle Nazioni unite, accolto da bordate di critiche in tutto il mondo, gli indigeni brasiliani hanno avuto un’importante rivincita: il conferimento del prestigioso Right Livelihood Award, noto anche come «Premio Nobel alternativo», allo sciamano yanomami Davi Kopenawa, soprannominato il «Dalai Lama della foresta», e all’associazione Hutukara da lui co-fondata e presieduta.
Un’onorificenza motivata dalla «loro coraggiosa determinazione a proteggere sia le foreste e la biodiversità dell’Amazzonia che le terre e la cultura delle popolazioni indigene».
«Il Premio arriva proprio al momento giusto ed è un segno di fiducia verso di me, di Hutukara e di tutti coloro che difendono la foresta e il pianeta Terra. Mi dà la forza per continuare la lotta in difesa dell’anima dell’Amazzonia», ha commentato Kopenawa, il quale, già nel 1989, era stato invitato da Survival International a ritirare a suo nome il Right Livelihood Award, vinto quell’anno proprio dal movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni.

CHE IL PREMIO SIA ARRIVATO al momento giusto – davvero con un tempismo perfetto rispetto all’aggressione di Bolsonaro ai popoli indigeni – non ci sono dubbi. Non a caso la leader indigena Sônia Guajajara, già candidata alla vicepresidenza del Brasile per il Psol, ha definito come «un giorno di terrore» quello in cui il presidente «ha macchiato la storia del Brasile all’Onu» disseminando «intolleranza» e «violenza».
Particolarmente indigesti sono risultati ai rappresentanti indigeni dell’Apib (Articulação dos Povos Indígenas do Brasil) presenti a New York gli insulti a un altro leader rispettato in tutto il mondo come il cacique del popolo Kaiapo Raoni Metuktire, a sua volta candidato al Premio Nobel della Pace per il 2020. Come pure è risultata offensiva la presenza nella comitiva presidenziale dell’indigena pro-Bolsonaro Ysani Kalapalo: «Potrà anche rappresentare il governo – ha commentato Guajajara -, ma di certo non i popoli indigeni».

IN QUESTO QUADRO, il conferimento del Nobel alternativo a Davi Kopenawa, il leader che ha guidato la ventennale campagna condotta dal popolo yanomami per proteggere la propria terra ancestrale, suona quasi come un risarcimento. Tanto più che il presidente, durante il suo famigerato discorso, ha preso di mira, insieme all’area indigena Raposa Serra do Sol (omologata nel 2005 dal presidente Lula dopo una lotta di oltre trent’anni), proprio il territorio degli Yanomami, negli ultimi anni invaso da 10-20.000 cercatori d’oro. Un’area equivalente, ha detto, «al Portogallo o all’Ungheria» e quindi troppo grande per «appena 15mila indios».

SOPRATTUTTO TENENDO CONTO che «in queste riserve esiste grande abbondanza di oro, diamanti, uranio, niobio e terre rare», ha evidenziato Bolsonaro evocando le grandi prospettive di arricchimento per popoli a suo dire stanchi di essere trattati come «cavernicoli».
Ma è stato proprio Kopenawa, nel corso di tutta la sua lotta per difendere la foresta dall’azione di minatori, allevatori, taglialegna, imprese di costruzione, a mettere ripetutamente in guardia l’umanità sul fatto che tutti apparteniamo all’unica tribù umana e che pertanto, quando la foresta non esisterà più e le viscere della terra saranno state divorate dall’attività mineraria, le fondamenta del cosmo crolleranno e il cielo cadrà sopra tutti i viventi. Ed è proprio questo, A queda do céu (La caduta del cielo), il titolo del libro (pubblicato anche in italiano nel 2018 da Nottetempo) in cui egli descrive, insieme alla cosmologia yanomami, la lotta del suo popolo per salvare la foresta e i popoli indigeni dall’avidità del popolo “bianco”.

«NOI NON SIAMO CONTRO lo sviluppo – ha più volte spiegato lo sciamano -, siamo solo contro lo sviluppo che voi bianchi volete spingere avanti sulle nostre teste». Noi yanomami abbiamo altre ricchezze lasciate dai nostri antenati che voi non sapete cogliere: la terra che ci sostiene, l’acqua pulita che beviamo, l’allegria dei nostri bambini». Con un appello finale diretto proprio alla società bianca: «Sognate la Terra, che ha un cuore e respira. Sognatela e amatela, perché è bella e vi dà vita».




Cari amici,

come forse avrete appreso dai media, la settimana scorsa è stato assegnato il Right Livelihood Award, noto anche come “Premio Nobel alternativo”, a Davi Kopenawa Yanomami, “il Dalai Lama della Foresta”. L’onorificenza premia e sostiene persone e organizzazioni che lottano per un mondo giusto, di pace e più sostenibile.

Siamo felici perchè è il meritato riconoscimento per la battaglia che Davi conduce da tutta la vita per salvare il suo popolo e l’Amazzonia dalla distruzione.

“Il premio arriva proprio al momento giusto" ha commentato Davi dopo avere appreso la notizia. “Mi dà la forza di continuare a lottare per difendere l’anima dell’Amazzonia. Noi, popoli del pianeta, dobbiamo prendendoci cura della nostra terra affinché le future generazioni possano continuare a usarla.”

Survival conduce campagne per la sopravvivenza e i diritti territoriali degli Yanomami fin dai primi anni '70, e per tutto questo tempo abbiamo continuato a lottare insieme a lui e all’associazione Hutukara, l'organizzazione yanomami che Davi ha fondato e di cui è presidente, con cui condivide il premio


Nel 1989 fu la stessa Survival International a vincere il Right Livelihood Award e, in quell’occasione, invitammo Davi in Europa perché lo ritirasse a nostro nome. Usciva dal Brasile per la prima volta. Da allora ha continuato a viaggiare senza sosta, lottando per proteggere l’Amazzonia dalla distruzione di minatori, allevatori, taglialegna, costruttori di strade e incendi.

Ma non è tutto. Nel 2010 ha scritto La caduta del cielo: “un viaggio dettagliato e intimo nella cosmologia yanomami accompagnato da una struggente descrizione della battaglia del suo popolo per salvare la foresta e i popoli indigeni dall’avidità e dalla forza distruttiva del popolo “bianco” ha dichiarato Stephen Corry, Direttore Generale di Survival. "Uno dei libri più importanti del nostro tempo.”

Oggi gli Yanomami stanno subendo una nuova invasione di cercatori d’oro, che avvelenano i loro fiumi con il mercurio. Alcuni si trovano a sole poche miglia da dove vivono gruppi di Yanomami incontattati. Con l’Amazzonia in fiamme e gli attacchi genocidi di Bolsonaro ai diritti indigeni, gli Yanomami hanno più che mai bisogno di amici.

Noi lottiamo accanto a lui, agli Yanomami e a tutti i popoli indigeni, per difendere le loro vite e le loro terre, e puoi farlo anche tu. Unisciti subito a noi!
 Francesca Casella
Direttrice di Survival Italia


da qui



Nessun commento:

Posta un commento