sabato 26 ottobre 2019

I tortellini al pollo sono buoni, non buonisti (al contrario di quel che ne pensa Galli Della Loggia) - Riccardo Chiaberge



Nell’era del Trump-salvinismo, buonista è diventato un insulto prêt-à-porter che non si nega a nessuno. Nemmeno alla Chiesa
A chi gli dà del buonista, l’armatore di Mediterranea Alessandro Metz risponde così: «Io non sono buonista e nemmeno buono. Salvo i migranti per egoismo. Lo faccio per me. Mi vergognavo troppo di quello che succedeva nel mare di fronte a noi, e ho deciso di non voltare la faccia dall’altra parte, di fare qualcosa. Perché non voglio vivere in un mondo di merda». Ma non c’è bisogno di fondare una Ong (a proposito, auguri a Mediterranea che compie un anno di vita) per essere accusati di buonismo, o di quel mefitico “umanesimo buonista” contro cui si scagliava ieri Ernesto Galli della Loggia dal suo pulpito di via Solferino. Basta cambiare il ripieno dei tortellini.

Malinconico destino di un epiteto glorioso. Nel dizionario Treccani, buonismo è definito «Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversari, o nei riguardi di un avversario, spec. da parte di un uomo politico». Ma nel tempo, il significato si è esteso, fino a includere tutti gli ingenui, o fintamente ingenui, paladini di buone cause. Venti o trent’anni fa, buonisti erano quelli che predicavano l’appeasement universale a ogni costo. I pacifisti che correvano a baciare la mano a Saddam (c’era pure Formigoni) dopo l’invasione del Kuwait, o che tra le macerie delle Torri Gemelle andavano in cerca di attenuanti per gli assassini suicidi.
Nell’era del Trump-salvinismo, buonista è diventato un insulto prêt-à-porter che non si nega a nessuno. Sei buonista se avanzi qualche riserva sui metodi del dottor Mengele, se dai meno di cinque stelle su Tripadvisor ai residence libici per migranti, o se trovi un po’ eccessivo radere al suolo le moschee. Non c’è scampo. Per evitare l’accusa di buonismo, non resta che iscriversi agli ultras laziali, prendere la tessera di Casapound, unirsi ai tumulti di Casal Bruciato o mettersi le corna da vichingo e twittare ingiurie contro Laura Boldrini. Rovesciando la voce Treccani, «ostentare cattivi sentimenti e malevolenza», in certi ambienti, è ormai un imperativo etico. Altro che umanesimo buonista, caro Galli della Loggia. Quello che oggi viene criminalizzato, o bollato come correttezza politica, è il minimo sindacale della civiltà umana. Meglio buonisti che loggisti.

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