lunedì 1 marzo 2021

Corridoi militari. Ecco perchè non si ferma il Tav - Fabrizio Salmoni

 

Chissà quante volte ci siamo chiesti cosa ancora occorresse per fermare la Torino-Lione dopo che tutte le fonti indipendenti e le Corti dei Conti francese e europea ne hanno decretato l’insostenibilità economica e ambientale. Dopo la sbrigativa formula decisionale snocciolata a suo tempo da Conte (“Costa più non farla che farla”) che pure si suppone avesse letto la relazione del prof. Ponti e avesse considerato la sproporzione degli impegni economici tra Italia e Francia. A chi non suonò falsa,  imbarazzata e decisamente insufficiente a giustificare la prosecuzione del progetto?

Non potevano essere stati solo i vuoti slogan dei proponenti sui vantaggi ambientali, commerciali, efficientistici,  o le pressioni delle madamine sponsorizzate dall’Unione Industriale torinese e quella pletora di personaggi impresentabili che hanno cavalcato il tema Tav per opportunità personale o politica. E neanche le pressioni degli industriali, e della folta schiera di clientes che ogni partito alimenta a soldoni per consolidare il proprio sistema di potere.

Ora, grazie a Presidio Europa e all’intraprendenza di alcuni attivisti No Tav di Potere al Popolo, forse capiamo di più. Capiamo la caparbietà, l’arroganza, le tante irregolarità, le difficoltà legali-amministrative, superate da Telt sempre con stupefacente facilità, i ricorsi sempre respinti, le sentenze sempre favorevoli, le delibere dei Comuni sempre ignorate, le richieste di riesame dei dati forniti dai tecnici della Comunità Montana mai considerate o sbrigativamente licenziate, le falsità dei media, la durezza della presenza poliziesca. Capiamo perchè sono cosi sicuri che quella “promessa” di soccorso economico europeo lievitato al 55% dei costi si concretizzerà, e perchè, malgrado i ritardi certificati che avrebbero dovuto sottrarre contributi europei, non ci sia mai stata una seria conseguenza.

La verità dirimente sta nei documenti e nei verbali dell’Unione Europea che presentano una visione chiara di come i famigerati corridoi TEN-T rappresentino un elemento fondamentale per i passaggi necessari verso la costruzione di una Difesa europea comune, autonoma dalla stessa Nato.

Nel 2016 la Ue si rende promotrice di un’iniziativa senza precedenti: l’istituzione di un fondo europeo per la Difesa (European Defence Fund) con il discorso annuale del Presidente Junker che invita a “riflettere sulla necessità di assumersi le responsabilità di proteggere gli interessi e il modo di vivere dei cittadini europei, nel loro territorio e all’estero, senza delegare la loro tutela alle potenze militari altrui”. L’Edf , destinato a sostenere progetti industriali militari, avvia la cooperazione permanente tra eserciti europei per una serie di passaggi sulla mobilità militare e diventa realtà il 7 giugno 2017.

Segue a ruota Violeta Bulc, Commissario per i Trasporti e appassionata sentinella europea della lobby del Tav, che spiega cosi il progetto: “Il nostro obiettivo consiste nell’impiegare al meglio la nostra rete di trasporti, per garantire che si tenga conto delle esigenze militari in sede di pianificazione dei progetti infrastrutturali. Ne derivano un uso più efficace del denaro pubblico e una rete di trasporto meglio equipaggiata, in grado di garantire una mobilità rapida e senza ostacoli in tutto il continente. È una questione di sicurezza collettiva”(https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_18_2521).

In un’audizione alla Camera nel 2019, il Gen. Claudio Graziano, presidente del Comitato Militare dell’Ue, riferisce“La Commissione e l’Alta rappresentante hanno presentato il 10 novembre 2017 una comunicazione congiunta sul miglioramento della mobilità militare e il 28 marzo 2018 un piano d’azione per la mobilità militare all’interno e all’esterno dell’Unione europea. Il piano d’azione è volto in particolare ad individuare i requisiti militari, gli eventuali potenziamenti delle infrastrutture di trasporto e le opzioni… di allineamento della normativa sul trasporto di merci pericolose atti a garantire la mobilità militare. Il 3 giugno 2019 la Commissione europea e l’Alta Rappresentante hanno presentato una relazione sull’attuazione del piano d’azione sulla mobilità militare (JOIN(2019)11).   Si ricorda che nell’ambito della proposta di regolamento relativo al meccanismo per collegare l’Europa (COM(2018) 438), alle reti di trasporto, energia e infrastrutture digitali, è previsto uno stanziamento di 6,5 miliardi di euro per il finanziamento di infrastrutture di trasporto a duplice uso civile e militare nell’ambito del quadro finanziario 2021- 2027, che tenendo conto del tasso di cofinanziamento del 50%, potrebbe mobilitare uno stanziamento complessivo di almeno 13 miliardi di euro per tali progetti.” (http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/AU019.pdf?_1580894703083).

In altra audizione alla camera,  il raggio degli obiettivi si amplia ai programmi spaziali, si danno istruzioni perentorie e si fissano delle scadenze: “…Entro il 2019 la Commissione individuerà le porzioni della rete transeuropea dei trasporti utilizzabili per il trasporto militare. Sarà stilato un elenco di progetti prioritari, con una stima del volume totale degli investimenti necessari per esigenze militari sulla rete transeuropea dei trasporti; entro il 2020 la Commissione valuterà la necessità di adeguare il regolamento relativo alla rete transeuropea dei trasporti al fine di un aggiornamento dei requisiti tecnici per i requisiti militari; entro la fine del 2019 la Commissione determinerà la possibilità di interconnettere le banche dati militari e civili (TENtec); la Commissione continuerà a rafforzare sinergie tra la rete transeuropea dei trasporti e i 3 pertinenti programmi spaziali (per es. EGNOS/Galileo). Gli Stati membri dell’UE sono invitati a: stabilire al più presto un unico punto di contatto per informazioni sull’accesso alle infrastrutture di trasporto per scopi militari; tenere sistematicamente conto delle esigenze militari nella costruzione di infrastrutture di trasporto“.  Abbiamo quindi delle date che richiederebbero conferme ufficiali e un interessante collegamento da chiarire con i progetti spaziali.

Nella stessa occasione, si fa riferimento all’esperimento realizzato nei paesi del corridoio Mare del Nord-Mar Baltico nel 2017 per  testare la capacità delle reti specificando che “L’operazione pilota ha anche individuato importanti opportunità per un duplice uso civile-militare delle infrastrutture, tra queste l’uso delle piattaforme multimodali che consentono di trasferire rapidamente risorse da porti e aeroporti a ferrovie e strade, il miglioramento della capacità dei terminal terrestri e sagome limite adeguate nelle linee ferroviarie merci. La rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) consiste in una rete globale che garantisce l’accessibilità a tutte le regioni dell’UE, da ultimarsi nel 2050, e in una rete centrale, – ritroviamo date familiari – le cui parti strategicamente più importanti devono essere completate nel 2030. La rete TEN-T comprende porti, aeroporti, ferrovie, strade e vie navigabili interne. Per facilitare il completamento delle parti principali della rete centrale sono stati stabiliti nove corridoi multimodali principali. Tale sistema si è già dimostrato molto utile ai fini della mobilità militare in quanto ha permesso di convertire i dati geografici identificati nei requisiti militari in un formato visivo e di creare un visualizzatore interattivo di mappe della mobilità militare TENtec”. (http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/ES008.pdf).

E si arriva cosi al 10 dicembre 2020 quando è portata all’attenzione del parlamento europeo la relazione della Commissione trasporti e turismo che conferma definitivamente: “La politica in materia di infrastrutture di trasporto offre una chiara opportunità per potenziare le sinergie tra le esigenze di difesa e la rete TEN-T, con l’obiettivo generale di migliorare la mobilità militare in tutta l’Unione, affinché le infrastrutture di trasporto nell’ambito delle tratte transeuropee della rete giudicate idonee siano adattate rigorosamente in linea con il principio del “duplice uso”, onde soddisfare le esigenze civili e di difesa. Il Parlamento europeo invita la Commissione a mantenere la sua proposta originaria per il finanziamento della mobilità militare nel quadro del QFP 2021-2027.” (http://www.presidioeuropa.net/blog/wp-content/uploads/2021/01/Revisione-degli-orientamenti-relativi-alla-rete-transeuropea-di-trasporto-20201210-A-9-2020-0251_IT-con-NOTE1.pdf)

Bene, ora sappiamo di più, e forse non ancora tutto, ma già abbastanza per aggiungere alle criticità economiche e ambientali da sempre denunciate il tema dell’antimilitarismo al contrasto della Grande Opera. Sarà sufficiente per scuotere anche quelle anime belle che espongono alla finestra  la bandiera della Pace come massimo impegno? La resistenza ventennale della Val Susa assume oggi ancora più valore, dopo aver messo in luce l’intreccio perverso di interessi che stanno dietro al progettone. Quali forze si faranno avanti per la nuova sfida? (F.S. 25.2.2021)

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