lunedì 14 agosto 2023

7171, l’attesa del giudizio - Enrico Pili


Se non sapete niente di Luigino Scricciolo leggete qui

 

Fatto?

 

Adesso potete andare avanti.

 

Il libro si ispira, purtroppo, a una storia vera.

Una storia ignobile e maledetta, pensate ad Assange, Ocalan, Tortora, fra gli altri, una persecuzione per non colpevoli, per punire capri espiatori, uomini liberi, bandiere della libertà di pensiero, poveri diavoli nelle mani di giudici di merda.

Funziona così:

il Potere ordina, i sicari creano le vittime, a volte succede il contrario, i sicari creano le vittime, il Potere ratifica.

Sventurato chi viene scelto per questa forma di tortura, essere spinti nel tunnel della Giustizia è un attimo, uscirne vivi e sani di mente contemporaneamente è quasi impossibile.

Enrico Pili scrive un romanzo che sa di realismo magico, di thriller, di amicizia, di solitudine, di tragedia, di impotenza, di disperazione, di riferimenti letterari, consci (e inconsci, penso io).

Luigini perde tutto, moglie, amici, lavoro, dagli amici viene abbandonato, se l’hanno arrestato qualcosa ci sarà, quante volte l’abbiamo sentito dire.

E gli inquisitori, i grandi inquisitori, lo ignorano, tanto è colpevole, si arrenderà, confesserà, pensano.

Ma Luigino non ha niente da confessare, gli inquisitori amano le confessioni, anche false, ti distruggono se non stai al loro terribile gioco.

Cercate il libro di Enrico Pili, un grande libro all’insaputa di troppi.

Ps: Forse i sacri inquisitori erano invidiosi del successo di una copertina del Male (qui), erano solo vanitosi e invidiosi, hanno preso uno scricciolo, gli hanno tagliato le ali, hanno stretto quasi fino a ucciderlo, lo scricciolo è sopravvissuto, ma non fu mai più lo stesso di prima.


 

 

«7171» di Enrico Pili: fra carcere e cornucopie – Daniele Barbieri

Scarafaggi e mosconi che intonano dolenti blues. Sbirri che parlano latino ma dispongono di pistole galattiche e di manette-colla da far invidia all’Uomo Ragno. Nelle pause pubblicitarie la donna nuda è sdraiata sulla berlina ma George Clooney preferisce farsi masturbare dalla vettura. E in questo romanzo-cornucopia di un sardo verace l’Isola non poteva mancare: appare e scompare fra maschere antiche, indipendentisti e un bandito che sembra un Grazianeddu più feroce ma anche più simpatico e imprevedibile rispetto al vecchio Mesina.

Al suo quinto libro (5 e mezzo, contando un lungo racconto) il sestese – cioè di Sestu, nell’hinterland cagliaritano – Enrico Pili colpisce in pieno il bersaglio con un romanzo del tutto insolito nel panorama – ingessato a dir poco – della nostra editoria.

Pubblicato da Carta d’imbarco di Scuola sarda editrice, «7171, l’attesa del giudizio» (432 pagine per 15 euri) mescola un duro, motivato «j’accuse» con toni da Groucho Marx e inserti visionari che …neanche il Dumbo del film disneyano quando si ubriaca. La sua originalità è qui: c’è una trama solidissima eppure le pagine divagano, impazziscono, giocano con altri mondi. Il narratore e i protagonisti usano le parole e le frasi come se fossero appena nate e dunque variandone, mescolando, reinventando significati e contesti. Parole sotto luce nuova, invitandoci a cercare un altro modo/mondo possibile per esprimerci perché il linguaggio crea immensi spazi interni ed esterni mentre chi possiede un vocabolario ristretto finisce col chiudere in gabbia se stesso e gli altri, le altre…

https://www.labottegadelbarbieri.org/7171-di-enrico-pili-fra-carcere-e-cornucopie/

  

 

7171, recensione di Christiana de Caldas Brito

7171 – l’attesa del giudizio, opera che deve essere letta e divulgata, è un viaggio nell’interno e nell’inferno dei sentimenti, nella disperazione ma anche nella lotta per rimanere umani in condizioni disumane, un viaggio nell’amicizia, nella politica italiana, nelle fondamentali domande che ci aiutano ad essere più consapevoli del paese in cui viviamo: c’è qualcosa che non va nel funzionamento della democrazia? Esiste oggi in Italia la libertà di stampa e di satira? Cosa possono fare i cittadini per evitare situazioni come quella in cui si è trovato Rigolo?

Oltre alla fantascienza, l’autore, come di consueto, ricorre a immagini cinematografiche, pittoriche, letterarie, musicali per rendere ancora più incisivo il suo stile nel comunicare l’orrore per l’ingiustizia subita da Alessandro Rigolo.

Una delle invenzioni fantascientifiche del libro è la pistola della polizia galattica, che spara un cellophane che letteralmente impacchetta le vittime. Questa pistola è usata varie volte contro Rigolo e altri prigionieri. A ben pensarci, usare una pistola simile per immobilizzare e togliere i fondamentali diritti di un individuo (libertà di parola, libertà di movimento) non è lo stesso che metterlo in galera immobilizzandolo tra le pareti della cella, negandogli la possibilità di difendersi? Fantascienza e realtà … Quel che si constata nelle pagine del libro di Pili è che le due realtà non sono poi tanto distanti tra di loro.

https://www.labottegadelbarbieri.org/7171-recensione-di-christiana-de-caldas-brito/

 

 

 

Luigino Scricciolo e il fuoco amico dell'emergenza - Gianluca Cicinelli

Luigino Scricciolo avrebbe compiuto 73 anni ieri, il 5 giugno. E’ morto molto prima purtroppo, nel 2009, dopo venti anni in cui è rimasto imprigionato in un incubo figlio dell’emergenza degli anni ’80 e del fuoco amico di una sinistra troppo vigliacca per riconoscere i danni prodotti. Fu arrestato il 4 febbraio 1982 con accuse gravissime: di essere una spia al soldo dei bulgari, di aver eterodiretto per Sofia il rapimento del generale Dozier, di aver attentato alla vita di Lech Walesa, di aver avuto un ruolo nell’attentato contro papa Giovanni Paolo II.

Luigino era la persona giusta da incastrare al momento giusto, il momento in cui la cosiddetta “sinistra storica”, compreso il Psi che aveva abbandonato le sue posizioni garantiste entrando nell’area di governo, era alla ricerca disperata di un “Grande Vecchio”, ovvero di un personaggio di grande spicco intellettuale proveniente dai gruppi a sinistra del Pci da incolpare per l’ascesa del terrorismo, un altro cattivo maestro. L’unica vera colpa di Luigino fu di aver ospitato da latitante per una notte il cugino Loris, brigatista, e ne fu ripagato, non appena il cugino fu arrestato, con il suo nome dato in pasto agli inquirenti come agente segreto della Bulgaria interessato alla gestione del rapimento del generale della Nato Dozier in quel momento nelle mani delle Brigate Rosse.

Nei primi due anni in carcere Luigino tentò di togliersi la vita prima con una cinta intorno al collo, ma lo salvarono, se così si può dire, poi più lentamente con uno sciopero della fame al termine del quale, dopo aver perso oltre 40 chili, venne ricoverato in condizioni gravissime al Gemelli. Accanto al suo letto continuarono a sedersi i più alti esponenti della lotta al terrorismo ridotta a circo, i magistrati Sica, Priore e Imposimato, accusandolo di essere la grande mente del terrorismo italiano, colui che teneva i rapporti tra Br e Kgb, tra le Br e il terrorismo internazionale.

Purtroppo Luigino non aveva nessuno da denunciare, nessun nome da fare per alleggerire la sua condizione perchè non aveva fatto niente e così rimase agli arresti, anche se tramutati in domiciliari, per altri anni…

https://www.labottegadelbarbieri.org/luigino-scricciolo-e-il-fuoco-amico-dellemergenza/

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