martedì 2 luglio 2013

Samir Amin: «È stato un anno di farsa democratica»

Un anno fa Mohammed Morsi si insediava come successore di Mubarak. Ma il primo anniversario della vittoria dei Fratelli musulmani è funestato da scontri sanguinosi in tutto il paese. Abbiamo raggiunto al telefono a Parigi Samir Amin, filosofo ed economista, direttore del Forum del Terzo mondo, con sede a Dakar.

Gli egiziani chiedono a gran voce le dimissioni di Morsi...
La campagna Tamarrod è un'iniziativa straordinaria, sono milioni di firme date con riflessione politica: una cosa gigantesca totalmente ignorata dai media internazionali. È come se la maggioranza del corpo elettorale non abbia valore. I Fratelli musulmani gestiscono il potere come se avessero ottenuto il 100% dei voti, sistemando in tutti i settori uomini loro. Questa occupazione clientelare non lascia spazio né alle opposizioni né ai tecnici, che pure ricoprivano delle cariche ai tempi di Mubarak.

Tutto questo mentre è in corso la più grave crisi economica degli ultimi decenni.
Non c'è solo una crisi economica. Gli islamisti danno le stesse risposte ultraliberali alla crisi, imponendo una cricca di borghesi capitalisti, rimpiazzando gli amici di Mubarak con commercianti super reazionari. Vogliono vendere i beni pubblici e sono odiati da tutti perché perseguono le stesse politiche dei loro predecessori.

Forse peggio, ad esempio con le leggi sull'emissione di obbligazioni islamiche, sokuk?
È un furto dare a prezzi derisori dei beni che valgono miliardi. Non si tratta neppure di privatizzazioni, è una frode…

(dal Manifesto del 30-6-2013, intervista di Giuseppe Acconcia)

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