domenica 21 luglio 2013

Perturbamento - Thomas Bernhard

leggere Bernhard non lascia indifferente, come con Saramago, una scrittura che devi entrarci dentro e ascoltare, non è roba che non ti impegna, devi partecipare, lasciare che la storia vada avanti e non mollare, ne sarai ripagato.
Thomas Bernhard racconta come se stesse parlando di un'autopsia, di mondi scomparsi o che meritano di scomparire, senza troppa pietà.
e nessuno si può considerare escluso - franz



Un medico condotto della Stiria, accompagnato dal figlio, fa un giro di visite: insieme a loro, dalla prima frase fin oltre l’ultima, siamo presi in un «perturbamento» che avvolge tutto come uno scirocco metafisico. Una vibrazione di malattia e di tristezza emana dalla psiche e dalla natura. La campagna, qui, è il luogo prediletto della brutalità: dal caldo opprimente dei fienili, dove i bambini hanno paura di morire soffocati, al gelo segregato di un castello, a picco su una gola ostile alla luce: ovunque si percepisce un invito alla distruzione, un incoraggiamento all’ansia suicida. Le porte si aprono ogni volta su qualcosa di atroce: la moglie di un oste malmenata a morte, senza ragione, dagli avventori del locale; una vecchia maestra in agonia, con «il sorriso delle donne che si destano dal sonno sapendo di non avere più speranza»; una fila di uccelli esotici strangolati, perché i loro lamenti sono assordanti. In uno stile asciutto, protocollare, Bernhard elenca i relitti del dolore, finché la scansione inflessibile, martellante dei fatti lascia il posto all’immane delirio dell’ultimo infermo: il principe Saurau, raggelato da un eccesso di lucidità, scosso da un continuo frastuono nella testa, abbandonato ormai a una «micidiale tendenza al soliloquio». Nelle sue parole incessanti confluiscono e si dilatano i frammenti dell’orrore che già abbiamo traversato. Ma qui essi vengono scalzati dalla loro fissità e presi in un vortice, il moto perpetuo del «perturbamento». Perturbamento è stato pubblicato per la prima volta in Germania nel 1967.

…ma il disprezzo rimane; un disprezzo che sfianca ed esaurisce il lettore, perché è così estremo e incurante d’ogni altra sensibilità che finisce con l’andare a scrivere, nelle nostre menti, un secondo libro; dedicato e intitolato, per così dire, alla radice del perturbamento: la coscienza della passata grandezza, dello splendore e dell’intelligenza d’un impero e d’una nazione, che sembrano assolutamente smarrite.  Non si può negare quel che è stato: non si può dimenticare: ma la comparazione con il presente è così grottesca e stridente da impedire ogni serenità e ogni auspicio di rinascenza. 
Verrebbe da dire: ogni lucidità. Difficile pretenderla, tuttavia, in chi, austriaco, ha dedicato un’esistenza a scavare una fossa più profonda ancora per l’Austria, scandendone miserie, fallimenti, suicidi e grettezza con precisione e puntualità impeccabile e implacabile...

Nessun commento:

Posta un commento