mercoledì 24 luglio 2013

Il mio rifiuto di regalare alla polvere la "polvere kasteddaia" di Bellas Mariposas - Gaetano Marino

Nella tre giorni di Campidarte ad Ussana, luglio 2013, per la prima volta si son ritrovati migliaia e migliaia di ragazzi. Vista dalla collina di Dolianova quella nube di gioventù pareva un esodo in grande stile, meraviglioso colpo d'occhio. Alcune settimane prima gli organizzatori, tre ragazzi diplomati al Politecnico di Milano, uno sardo e due milanesi, di grande volontà e pieni di sogni, avevano accolto la proposta di presentare i miei lavori (teatro/musica/video) all'interno del progetto. Bellas Mariposas di Atzeni compreso. Grandi attese dunque e ambiziose speranze.
Il primo giorno del festival è stato, aimè, devastante (la stanza dei crimini, video), ignorato da tutti. Leggerezza m'è sembrata. Il secondo giorno, a seguito di richieste astruse e imbarazzanti decido di non proseguire e di abbandonare l'avventura, per cui parecchi amici mi scrivono su FB chiedendo perché non fossi presente ed ecco la mia risposta: cari amici, avete visto che bella situazione vero? migliaia di umanoidi in fasce, ragazzini avvinazzati e gonfi di birra, tralascio le altre cosucce, disordine e polvere polvere dappertutto, nessun segnale dello spettacolo, neppure un misero annuncio durante il concerto, organizzazione (al botteghino) che neppure sapeva dove come e quando ci sarebbe stato l'evento, che agiva senza nemmeno avere un codice di coordinamento generale. no, io il mio Bellas Mariposas non lo getto in una strada polverosa così, non me la sento di condividere la mia polvere con questa deprimente e ridicola idea culturale, supponente e per giunta "a gratis" (poi vai a scoprire che gli incassi in generale sono stati notevoli!). mi dispiace, amici miei, per il tempo che abbiate perso per arrivarci e per la delusione, ma non mi sento responsabile di questa leggerezza che sa di radical free aristo-freak e hipsters (cit.) impregnata di ignoranza e grezzume internettiano arraffazzonato su uiichipedia... sentirsi poi urlare in faccia con orgoglio dallo speaker sul palco che quella non è una rassegna che si basa su un concetto filosofico, né ideologico, né politico e né intellettuale, ma che si spaccia di contro per progetto d'arte, francamente sa di nichilismo becero e insulso, che non va da nessuna parte (pericoloso, molto pericoloso!)...

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