mercoledì 5 novembre 2014

La vita è tutta un quiz, cantava Renzo Arbore

Al Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) sono orgogliosi di sbagliare “solo” l’1,3% delle domande o delle risposte da loro stessi elaborate.
Peccato che giochino con la vita delle persone.
Che gente è quella che sbaglia a fare le domande, o a scrivere le risposte giuste?
Non sono tutti professori?
O la creazione dei quiz, dall’Invalsi, all’Università, e per dirigente, ecc. ecc., viene data in sub-subappalto a qualche specie di quiz center?
E però se, e solo se, a creare le domande e le risposte fossero i Professori e se, per ogni errore, fossero retrocessi al ruolo di bidelli in qualche istituto professionale dove c’è carenza di quelle figure, mica per sempre, solo per qualche mese, con l’orario e lo stipendio corrispondente, starebbero più attenti?
E se i professori che sbagliano, e se i dirigenti che sbagliano, e se i poliziotti che sbagliano, e se gli impiegati che sbagliano pagassero loro, anziché essere difesi nelle aule dei tribunale a spese dell’Amministrazione, e quindi a spese di coloro che sono stati danneggiati da questa marea di sbagliatori impuniti?
Tante domande, direbbe Bertolt Brecht.

dice Claudia C. (candidata all’esame per la specializzazione medica):
…Penso che un giovane medico abbia il diritto di poter continuare la propria formazione con successo o meno solo in base ai propri meriti e capacità. Credo anche che sia nell’ interesse della comunità tutta usufruire, in futuro, di personale medico selezionato in base al merito piuttosto che, come ho detto, alla furbizia o alla fortuna. In fondo tutto quello che vorrei è partecipare ad un test regolare.


dice il Miur (ad agosto 2014):
…Il Ministero ha monitorato costantemente sia le segnalazioni di dubbi sui quesiti pervenute da parte dei candidati che i forum di discussione in Rete per fornire risposte tempestive. Su 2.840 quesiti somministrati (per un totale di 11.360 risposte) le segnalazioni giunte al Miur sono state meno di un centinaio. Il Ministero è intervenuto con 38 correzioni divise in tre tipologie:
  • Solo 16 quesiti su oltre duemila sono stati effettivamente annullati perché viziati nella forma in modo tale da rendere impossibile dare una risposta corretta. In questi casi tutti i candidati hanno avuto gli 0,5 punti previsti per la risposta esatta;
  • 16 quesiti hanno avuto convalidate due risposte su quattro, anziché una su quattro: la formulazione delle domande o delle risposte era tale da rendere troppo vicina la plausibilità della risposta esatta (inequivocabilmente esatta) e quella del principale ‘distrattore’, che poteva essere scelto da candidati molto preparati. Per evitare di escludere aspiranti docenti meritevoli si è scelto di convalidare due risposte anziché annullare i quesiti;
  • Nel caso di altre 6 domande, infine, al momento della pubblicazione delle risposte corrette sul sito dedicato è stato erroneamente invertito l’ordine delle risposte stesse. E’ subito intervenuta la correzione per permettere ai candidati di calcolare correttamente il loro punteggio.
  • I quesiti rivisti sono stati complessivamente, dunque, l’1,3% di quelli redatti. In tutti gli altri casi le ragioni alla base delle segnalazioni sono state prese in considerazione ma poi respinte perché infondate. L’orientamento di tutta la preselezione è stato quello di tutelare il merito dei candidati. Il Miur e il Cineca hanno lavorato rapidamente anche per consentire loro di conoscere il prima possibile i risultati ottenuti e di prepararsi al meglio per le prove successive…
  
dice Luigi La Spina (giornalista de “La Stampa”):
…Il male vero della nostra società che ha fatto emergere questa vergognosa storia non è solo la dimostrazione che sia impossibile evitare la truffa, il sotterfugio, proprio quando si proclama di garantire la correttezza. Ma la sciatteria, l’irresponsabilità, la mancanza di serietà, di impegno, di gusto per un lavoro ben fatto, consegnato in tempo utile che, ormai, dilagano in tutti i settori della nostra vita. Così coloro che, anche tra i dipendenti pubblici non si arrendono a questo andazzo. Si sentono presi in giro, umiliati, e finiscono per convincersi di aver sbagliato nella speranza che un giudizio finalmente meritocratico li premi, con un avanzamento di carriera, con un aumento di stipendio, e persino con un semplice elogio.
Certamente non toccava al ministro Giannini verifica, la sera prima delle prove, la regolarità delle domande. Ma se si fosse assunta la responsabilità di un errore inaccettabile, compiuto dai controllori del suo dicastero, avrebbe dato un segnale forte contro questa deriva italiana. Avrebbe contribuito, forse, all’inizio di una rivolta di quei “Faussone” come l’eroe operaio della “Chiave a Stella” di Primo Levi che ancora sopravvivono in Italia, contro chi fa troppo male il proprio dovere. Avrebbe perso una poltrona che non le darà. Probabilmente, molti onori ma avrebbe conquistato un piccolo posto nella storia dell’Italia. Peccato, così resterà nel triste pantheon dei troppi Don Abbondio di casa nostra.

dice bortocal: 
la prima riforma di cui l’Italia ha bisogno non sarebbe una polizia che la smetta di querelare i parenti delle sue vittime?
questo tipo di poliziotti va espulso dalla polizia e destinato ad altre funzioni.
ad esempio a mansioni di igiene urbana.

Nessun commento:

Posta un commento