sabato 29 novembre 2014

di papa Francesco ce n'è uno solo, tutti gli altri (statisti) sono nessuno

Quando Papa Francesco ha rivelato la sua personalità forte e tenera al tempo stesso, la sua attenzione verso i sofferenti e i piccoli della terra, il suo rifiuto delle ingiustizie e delle violazioni dei diritti umani, abbiamo cominciato a sperare in una sua presa di posizione contro la pena di morte. La nostra attesa non è stata vana. Anzi Papa Francesco ha superato le nostre aspettative: il 23 ottobre, in un importante lungo discorso all’Associazione Internazionale di Diritto Penale, egli non solo ha chiesto che la pena di morte venga abolita, ma ha anche condannato le esecuzioni extragiudiziali, l’ergastolo, la tortura. E non ha mancato di osservare come la giustizia penale si limiti a colpire i “pesci piccoli” lasciandosi scappare i grandi corruttori e i responsabili di crimini atroci contro gli esseri umani.
   Più di qualsiasi nostra sintesi, conviene leggere direttamente il testo dell'intervento papale, per­fettamente aggiornato sui problemi attuali del sistema penale, di cui riportiamo qui di seguito alcuni passi salienti:

   Introduzione: … “La vita in comune, strutturata intorno a comunità organizzate, ha bisogno di regole di convivenza la cui libera violazione richiede una risposta adeguata. Tuttavia, viviamo in tempi nei quali, tanto da alcuni settori della politica come da parte di alcuni mezzi di comunica­zione, si incita talvolta alla violenza e alla vendetta, pubblica e privata, non solo contro quanti sono responsabili di aver commesso delitti, ma anche contro coloro sui quali ricade il sospetto, fondato o meno, di aver infranto la legge.”
   Sui sistemi penali fuori controllo: … “Stando così le cose, il sistema penale va oltre la sua fun­zione propriamente sanzionatoria e si pone sul terreno delle libertà e dei diritti delle persone, so­prattutto di quelle più vulnerabili, in nome di una finalità preventiva la cui efficacia, fino ad ora, non si è potuto verificare, neppure per le pene più gravi, come la pena di morte. C’è il rischio di non conservare neppure la proporzionalità delle pene, che storicamente riflette la scala di valori tutelati dallo Stato.”
   Sulla pena di morte: “È impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di altre per­sone. San Giovanni Paolo II ha condannato la pena di morte (cfr Lett. enc. Evangelium vitae, 56), come fa anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (N. 2267). Tuttavia, può verificarsi che gli Stati tolgano la vita non solo con la pena di morte e con le guerre, ma anche quando pubblici ufficiali si rifugiano all’ombra delle potestà statali per giustificare i loro crimini. Le cosiddette esecuzioni extragiudiziali o extralegali sono omicidi deliberati commessi da alcuni Stati e dai loro agenti, spesso fatti passare come scontri con delinquenti o presentati come conseguenze indesiderate dell’uso ragionevole, necessario e proporzionale della forza per far applicare la legge. In questo modo... la pena di morte, illegalmente e in diversi gradi, si applica in tutto il pianeta. Le stesse ese­cuzioni extragiudiziali vengono perpetrate in forma sistematica non solamente dagli Stati della co­munità internazionale, ma anche da entità non riconosciute come tali, e rappresentano autentici cri­mini. Gli argomenti contrari alla pena di morte sono molti e ben conosciuti. La Chiesa ne ha op­portunamente sottolineato alcuni, come la possibilità dell’esistenza dell’errore giudiziale e l’uso che ne fanno i regimi totalitari e dittatoriali, che la utilizzano come strumento di soppressione della dis­sidenza politica o di persecuzione delle minoranze religiose e culturali... Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati oggi o a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà. E questo, io lo collego con l’ergastolo... L’ergastolo è una pena di morte nascosta.”
   Sulle condizioni di detenzione: … “Le deplorevoli condizioni detentive che si verificano in diverse parti del pianeta, costituiscono spesso un autentico tratto inumano e degradante, molte volte prodotto delle deficienze del sistema penale, altre volte della carenza di infrastrutture e di pianifica­zione, mentre in non pochi casi non sono altro che il risultato dell’esercizio arbitrario e spietato del potere sulle persone private della libertà.”
   Sulla tortura: … “Una forma di tortura è a volte quella che si applica mediante la reclusione in carceri di massima sicurezza... la completa impossibilità di comunicazione e la mancanza di contatti con altri esseri umani, provocano sofferenze psichiche e fisiche come la paranoia, l’ansietà, la depressione e la perdita di peso e incrementano sensibilmente la tendenza al suicidio. Questo feno­meno...  si verifica anche in altri generi di penitenziari, insieme ad altre forme di tortura fisica e psi­chica la cui pratica si è diffusa. Le torture ormai non sono somministrate solamente come mezzo per ottenere un determinato fine, come la confessione o la delazione – pratiche caratteristiche della dot­trina della sicurezza nazionale – ma costituiscono un autentico plus di dolore che si aggiunge ai mali propri della detenzione... Molti Stati sono anche responsabili per aver praticato o tollerato il sequestro di persona nel proprio territorio, incluso quello di cittadini dei loro rispettivi Paesi, o per aver autorizzato l’uso del loro spazio aereo per un trasporto illegale verso centri di detenzione in cui si pratica la tortura."
   Su alcune forme di criminalità lesive della persona: “La schiavitù, inclusa la tratta delle per­sone, è riconosciuta come crimine contro l’umanità e come crimine di guerra, tanto dal diritto inter­nazionale quanto da molte legislazioni nazionali. E’ un reato di lesa umanità. E, dal momento che non è possibile commettere un delitto tanto complesso come la tratta delle persone senza la compli­cità, con azione od omissione, degli Stati, è evidente che, quando gli sforzi per prevenire e combat­tere questo fenomeno non sono sufficienti, siamo di nuovo davanti ad un crimine contro l’umanità.”  
   Circa il delitto di corruzione:  La scandalosa concentrazione della ricchezza globale è possibile a causa della connivenza di responsabili della cosa pubblica con i poteri forti. La corruzione è essa stessa anche un processo di morte: quando la vita muore, c’è corruzione... La corruzione è un male più grande del peccato. Più che perdonato, questo male deve essere curato... La sanzione penale è selettiva. È come una rete che cattura solo i pesci piccoli, mentre lascia i grandi liberi nel mare. Le forme di corruzione che bisogna perseguire con la maggior severità sono quelle che causano gravi danni sociali, sia in materia economica e sociale – come per esempio gravi frodi contro la pubblica amministrazione o l’esercizio sleale dell’amministrazione – come in qualsiasi sorta di ostacolo frapposto al funzionamento della giustizia con l’intenzione di procurare l’impunità per le proprie malefatte o per quelle di terzi.”
   Conclusione: “La cautela nell’applicazione della pena dev’essere il principio che regge i sistemi penali, e la piena vigenza e operatività del principio pro homine deve garantire che gli Stati non vengano abilitati, giuridicamente o in via di fatto, a subordinare il rispetto della dignità della per­sona umana a qualsiasi altra finalità, anche quando si riesca a raggiungere una qualche sorta di uti­lità sociale. Il rispetto della dignità umana non solo deve operare come limite all’arbitrarietà e agli eccessi degli agenti dello Stato, ma come criterio di orientamento per il perseguimento e la repres­sione di quelle condotte che rappresentano i più gravi attacchi alla dignità e integrità della persona umana.  …”
   Ci auguriamo che queste parole così veritiere raggiungano le orecchie e soprattutto il cuore di tante autorità che hanno il potere di esaudire l’appello ad un totale rispetto della dignità umana, con tutto quello che ne consegue.

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