domenica 7 gennaio 2018

Il gatto, la volpe e lo smilzo, e l’isola dei balocchi - Massimo Dadea


Questa è la favola del gatto, della volpe e dello smilzo, e di un’isola che vorrebbero trasformare nella “isola dei balocchi”. Il gatto e la volpe hanno ripreso a tessere, di buona lena, la loro trama: una ragnatela fitta che oramai tutto avviluppa e soffoca. Un’isola afflitta da una grave malattia: la cattiva politica. Dove gli organi istituzionali – il Consiglio, la Giunta e il suo Presidente – sono il frutto illegittimo di una legge elettorale incostituzionale che nega la rappresentanza ad una parte consistente di cittadini.
Dove i partiti si sono trasformati in comitati d’affari, meri strumenti per raggiungere ambiti incarichi istituzionali. Ai due compari si è aggiunto, ultimamente, un lungagnone allampanato, secco, secco, dalla spiccata cadenza piemontese. Oramai non c’é tempo da perdere: si devono “nominare” gli eletti al Parlamento e la scadenza della legislatura regionale si fa sempre più vicina e bisogna decidere il nuovo Presidente. La posta in palio è troppo grande per essere lasciata nelle sole mani di ignari e sprovveduti cittadini. Bisogna preparare il terreno: indirizzare, convincere, oliare, facilitare. Chi meglio del nostro gatto e della nostra volpe, assecondati dallo smilzo, possono essere adatti all’impresa? I nostri hanno ben poco dei personaggi tratteggiati da Collodi: non campano di elemosine, tutt’altro, forse più di piccole furbizie, smaccati stratagemmi, di inconcludenti mediazioni.
La volpe è tra i due il più astuto, il gatto è la sua spalla. La volpe preferisce stare nell’ombra, si atteggia al burattinaio che tira le fila dalle stanze ovattate del suo palazzotto d’epoca. Appare cinico, freddo, distaccato, e non riesce a nascondere un certo fastidio per la volontà popolare, specie quando si esprime attraverso inutili esercizi di democrazia: le primarie. Alla fine di una onorata e lunga carriera nelle istituzioni, il suo partito lo ha premiato con un’ambita Presidenza. Grazie alle risorse di cui dispone, non si fa scrupolo di condizionare la vita interna dei partiti, ad iniziare dal suo, ma anche l’economia, gli affari, la cultura. Insomma, un vero filantropo che distribuisce, con generosità, incarichi e prebende. Il potere è per lui un’ebrezza, una vertigine, un’emozione da assaporare con voluttà. Nelle stanze che contano si sussurra che, vista la difficoltà a ripresentare l’attuale Presidente, la volpe stia pensando di sostituirlo con il suo allievo più promettente: il gatto. I bene informati, però, malignano che il vero candidato della volpe sia se stesso. Ma veniamo al gatto.
Un personaggio dotato di un’agilità felina, appunto: un vero acrobata che, non avendo mai avuto vincoli di coerenza, ha potuto saltare con disinvoltura da un lato all’altro del Consiglio regionale, da una parte all’altra dello schieramento politico. Infatti lui si trova bene in qualsiasi maggioranza, purché lo contenga. D’altronde destra e sinistra sono categorie del passato e poi la coerenza, appunto, è oramai una qualità che appartiene agli stupidi, il trasformismo invece è la virtù dei furbi. Di recente ha pensato bene di abbandonare la nave disastrata del governo regionale, destinata, secondo i più, ad un naufragio inevitabile. Dopo aver approvato tutte le iniziative della giunta – dalle leggi finanziarie e di bilancio alle sciagurate politiche ambientali ed energetiche, da quelle contro il paesaggio alle cosiddette “riforme” degli enti locali e della sanità – ha deciso di tirarsi fuori dal disastro che lui stesso ha contribuito a determinare. Un comportamento che ricorda quei bambini viziati e dispettosi che quando vedono che la partita si mette male prendono il pallone e scappano via.
Una furbata che nelle intenzioni del gatto dovrebbe consentirgli di assumere a breve una nuova identità per potersi presentare, lindo e pinto, con le mani libere, agli elettori sperando che abbiano poca memoria e sopratutto che non lo riconoscano, sotto il nuovo look. Pare che sin da piccolo la sua aspirazione più grande fosse quella di diventare Presidente della regione. Una fissazione che, col passare del tempo, è diventata una vera e propria ossessione. Tutto nel suo agire è stato finalizzato alla realizzazione di quello che, sino a qualche tempo fa, era soltanto un sogno e che oggi, grazie al sodalizio con la volpe e con la complicità dell’allampanato piemontese, sembra possa tramutarsi in realtà. Uno strano esemplare di “indipendentista” che non disdegna l’opportunità di stare in una giunta regionale dimostratasi china e prona di fronte al potere romano e sopratutto di fare accordi con gli odiati partiti “italiani”. Il lungagnone allampanato, secco, secco, dall’aspetto perennemente dolente, è qui per conto di altri, uno in particolare.
Un giovane, già vecchio, che dopo aver cercato di rottamare la Costituzione, aver resuscitato un certo “Pietro Gambadilegno” Berlusconi, aver ridato fiato alla destra populista, razzista e xenofoba, vorrebbe sistemare, una volta per tutte, l’isola, affidandola, appunto, al gatto e alla volpe. Gli abitanti di quella che dovrebbe diventare l’ “isola dei balocchi” possono stare tranquilli, e guardare al prossimo anno, ma anche al successivo, con serenità: fortunatamente c’è chi pensa e provvede per loro. Quindi non spaventatevi se incontrate per strada degli strani personaggi, sopratutto se li sentite canticchiare: “Lui è il gatto ed io la volpe (ed io lo smilzo), e stiamo in società, di noi ti puoi fidar”.
Ogni riferimento a persone, avvenimenti o cose è del tutto non casuale.
da qui

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