Dal 2018, per effetto di un decreto delegato
della Buona Scuola (62/2017), le
prove, svolte dagli alunni di terza media al computer nelle scuole, sono
corrette automaticamente, a livello centrale. Il computer dell’Invalsi riceve
le prove appena svolte, poi corregge, misura e valuta, esprimendo un giudizio
di merito in livelli che descrivono le prestazioni cognitive del singolo
alunno, giudizio che viene restituito individualmente attraverso la
Certificazione delle competenze di fine primo ciclo. Cosa significa in pratica?
Per allontanare lo spettro della “copiatura” (cheating) gli alunni non
rispondono alle stesse domande e l’equità del punteggio finale è affidata a un
complesso modello statistico (i cui limiti e le cui falle sono note).
Non solo, ma sulla base di questi punteggi il computer redige un esteso
giudizio qualitativo sull’allievo che tocca valutazioni sulla sua capacità di
comprendere il testo, cogliendone anche il tono, per esempio ironico o
polemico. Che la correzione automatica sia estesa ai “Quesiti aperti a risposta
articolata” non può che aumentare le perplessità. Ricordiampo che una analoga
certificazione delle competenze è prevista pure per il secondo ciclo, come
avevamo segnalato qui. Nel
frattempo, Invalsi procede con la sperimentazione della misurazione
delle soft skills delle creature piccole. Alla
standardizzazione si stanno dunque accompagnando l’automazione e la profilazione.
A quali principi educativi, a quale didattica, a quale pedagogia rispondono
queste nuove, inaccettabili, misure?
Nelle pagine seguenti sono presentati i risultati campionari delle prove
INVALSI condotte nella primavera di quest’anno. Mentre è consueta la modalità
di presentazione e il periodo in cui questo avviene – il primo giovedì di
luglio – quest’anno sono state
introdotte e realizzate importanti novità così come previsto dal Decreto
Legislativo 62/2017. Si tratta di innovazioni che hanno
cambiato notevolmente la prassi delle prove e riguardano 4 aspetti:
1.
la separazione delle prove
dall’esame di Stato della terza secondaria di primo grado, così come richiesto
dalle scuole, ma nello stesso tempo con l’obbligo per gli alunni di
parteciparvi;
2.
l’introduzione della prova di Inglese per il grado 5
(quinta primaria) e per il grado 8 (terza secondaria di primo grado);
3.
la realizzazione delle prove
al computer nel grado 8 e nel grado 10, con correzione centralizzata delle prove stesse;
4.
la restituzione individuale
dei risultati delle prove del grado 8 non più con punteggi, ma per livelli
descrittivi delle prestazioni cognitive proprie di ciascun livello. La rilevanza di queste
innovazioni si articola su diversi piani.
In primo luogo la separazione dei due momenti – quello delle prove INVALSI
e quello degli esami finali – consente due risultati “puliti”, nel senso che
non sono “mischiati” nel voto finale, così come era accaduto sinora, ma sono
registrati in due diverse attestazioni. [ … ]
L’introduzione delle prove al computer (meglio
note con la sigla CBT, computer based test) comporta inoltre diversi
vantaggi.
Il primo vantaggio è dato dalla possibilità di realizzare prove diverse ed equivalenti dal
punto di vista misuratorio, che impediscono la collaborazione durante l’esecuzione. Un secondo vantaggio è la correzione
automatica che si traduce in minor carico di lavoro dei
docenti, anche questo più volte richiesto dai docenti. Tanto la diversità
delle prove che la correzione automatica contribuiscono a ridurre, sin quasia
farlo sparire, il cheating, vale a dire l’adozione di comportamenti
opportunistici, degli studenti o degli stessi docenti, e a ottenere
una maggiore autenticità dei risultati. È importante
sottolineare anche la valenza etica ed educativa di questo importante cambiamento.
La restituzione per livelli descrittivi
rappresenta probabilmente la novità che avrà maggiori conseguenze sul piano
della didattica e sul lavoro dei docenti. Riconoscere quanto “hanno reso” le
proposte didattiche messe a punto da ciascun docente, mediante la lettura della
collocazione dei propri alunni nei diversi livelli, risulterà un dato
particolarmente importante per poter correggere il tiro, se necessario, avendo
come riferimento le operazioni cognitive che sono indicate in ciascun livello.
Ciò infine consentirà anche un dialogo più diretto tra docenti di
discipline diverse che potranno confrontarsi proprio sulle operazioni cognitive
che ciascuna disciplina può promuovere e sui diversi punti di contatto che
possono rilevarsi.
Come si vede, si sta delineando un quadro molto
innovativo e rivolto all’effettiva promozione del miglioramento della nostra
scuola, a partire dalla funzione eminentemente informativa che la valutazione
riveste.” (Anna Maria Ajello, Rapporto
Nazionale Prove Invalsi 2018, pp. 3-4)
Ho evidenziato in neretto le parti dell’introduzione della Presidente
dell’Invalsi su cui intendo ragionare in questo mio articolo.
Si tratta di questa importante novità: dal 2018 i test Invalsi di grado 8, ovvero di terza media, sono computer
based (CBT) e restituiscono, oltre alla tradizionale misurazione quantitativa
dei risultati degli apprendimenti degli alunni – con l’attribuzione di un
punteggio su una scala quantitativa (Rasch) – anche una loro valutazione qualitativa – con l’attribuzione
di un livello da 1 a 5, a seconda del minore o maggiore livello di competenza
dimostrato nella prova.
Cosa significa in dettaglio? Significa che le prove, svolte dagli alunni al
computer nelle scuole, sono corrette automaticamente, a livello centrale. Il computer dell’Invalsi riceve le prove
appena svolte, poi corregge, misura e valuta, esprimendo un giudizio di merito
in livelli che descrivono le prestazioni cognitive del singolo alunno,
giudizio che viene restituito individualmente attraverso la Certificazione di
fine ciclo.
Infatti, come riporta il documento aggiornato al 5 settembre 2018, in merito
all’organizzazione e somministrazione delle prove Invalsi CBT, “gli esiti delle prove INVALSI confluiscono
nella Certificazione delle competenze in livelli descrittivi distinti per
Italiano, Matematica e Inglese, secondo l’art. 9, c. 3, lettera f del D.
Lgs. 62/2017 e l’art. 4 del D.M. 742 del 3.10.2017). Ai sensi dell’art. 4, c. 2
e c. 3 del D.M. 742/2017, INVALSI predispone e redige una sezione della
Certificazione delle competenze. Tale certificazione è disponibile sul portale
SIDI secondo modi e tempi definiti dal MIUR in base a quanto previsto dal D.
Lgs. n. 62/2017″.
Insomma la novità è che, dal
2018, il computer, con l’algoritmo Invalsi, misura, valuta, giudica e
certifica. Siamo sicuri che vada bene così? Che i nostri studenti
siano giudicati da un computer? Che questo giudizio sia ufficializzato in una
Certificazione? E ancora, come
funziona l’algoritmo Invalsi?
La Certificazione delle competenze di fine ciclo rilasciata da Invalsi è un
documento ufficiale, che si accompagna al diploma rilasciato al termine degli
Esami di Stato di terza media. Sembra un provvedimento neutrale ma non lo
è. Non sappiamo cosa ci riserva il
futuro. Non sappiamo se e quanto questa Certificazione potrà pesare
sul prosieguo della carriera scolastica di ogni alunno. Non sappiamo se questa
novità, per ora limitata alla terza media, diventerà una prassi rispetto alle
ulteriori quattro batterie di test censuarie che attualmente gli alunni
svolgono. Non sappiamo se questa
esperienza farà da modello alla rilevazione Invalsi dell’ultimo anno delle
scuole superiori, sostituendosi, potenzialmente, al titolo rilasciato dopo
l’Esame di Stato conclusivo, e magari diventando dirimente per l’accesso ai
percorsi universitari o per l’inserimento nel mondo del lavoro.
Quello che sappiamo però è che si tratta di un’operazione distopica,
totalmente computerizzata, fatta con un algoritmo che non conosciamo e che
Invalsi deve rendere noto e deve spiegare. Quello che sappiamo è che davvero,
come dice Ajello, questo cambiamento ha una rilevanza etica ed educativa. Ma
non perché si risparmia lavoro ai docenti (ed è gravissimo che nel Rapporto
nazionale 2018 si affermi questo).
Qui stiamo parlando di una valutazione – ribadisco, non più solo una
misurazione – fatta da un computer. Una valutazione fatta da un computer che costituisce una Certificazione
con valore legale.
Ma ci rendiamo conto di quali siano le implicazioni culturali, etiche,
giuridiche, politiche di tutto questo?
Vorrei aggiungere un ulteriore elemento di riflessione, a partire dall’analisi
della misurazione computerizzata (e relativa valutazione e certificazione)
delle competenze di Italiano degli studenti di terza media. Questi sono,
testualmente, i 5 livelli del giudizio declinati da Invalsi:
·
Livello 1) L’allievo/a individua singole informazioni date
esplicitamente in parti circoscritte di un testo. Mette in relazione
informazioni facilmente rintracciabili nel testo e, utilizzando anche
conoscenze personali, ricava semplici informazioni non date esplicitamente.
Conosce e usa le parole del lessico di base, e riesce a ricostruire il
significato di singole parole o espressioni non note ma facilmente
comprensibili in base al contesto. Svolge compiti grammaticali che mettono a
fuoco un singolo elemento linguistico, e in cui è sufficiente la propria
conoscenza naturale e spontanea della lingua. L’esito conseguito dall’allievo/a
nella prova non consente il raggiungimento del livello 1.
·
Livello 2) L’allievo/a individua informazioni date esplicitamente
in punti anche lontani del testo. Ricostruisce significati e riconosce
relazioni tra informazioni (ad esempio, di causa-effetto) presenti in una parte
estesa di testo. Utilizza elementi testuali (ad esempio, uso del corsivo,
aggettivi, condizionale, congiuntivo) per ricostruire l’intenzione comunicativa
dell’autore in una parte significativa del testo. Conosce e usa parole ed
espressioni comuni, anche astratte e settoriali, purché legate a situazioni
abituali. Svolge compiti grammaticali in cui la conoscenza naturale e spontanea
della lingua è supportata da elementi di riflessione sugli aspetti fondamentali
della lingua stessa.
·
Livello 3) L’allievo/a individua una o più informazioni fornite
esplicitamente in una porzione ampia di testo, distinguendole da altre non
pertinenti. Ricostruisce il significato di una parte o dell’intero testo
ricavando informazioni implicite da elementi testuali (ad esempio,
punteggiatura o congiunzioni) anche mediante conoscenze ed esperienze
personali. Coglie la struttura del testo (ad esempio titoli, capoversi,
ripartizioni interne) e la funzione degli elementi che la costituiscono.
Conosce e usa parole ed espressioni comuni, anche non legate a situazioni
abituali. Conosce e utilizza le forme e le strutture di base della grammatica e
la relativa terminologia.
·
Livello 4) L’allievo/a riconosce e ricostruisce autonomamente
significati complessi, espliciti e impliciti. Riorganizza le informazioni
secondo un ordine logico-gerarchico. Comprende il senso dell’intero testo e lo
utilizza per completare in modo coerente una sintesi data del testo stesso.
Coglie il tono generale del testo (ad esempio, ironico o polemico) o di sue
specifiche parti. Padroneggia un lessico ampio e adeguato al contesto. Conosce
e utilizza i principali contenuti grammaticali e li applica all’analisi e al confronto
di più elementi linguistici (parole, gruppi di parole, frasi).
·
Livello 5) L’allievo/a riconosce e ricostruisce autonomamente
significati complessi, espliciti e impliciti in diversi tipi di testo. Coglie
il senso del testo al di là del suo significato letterale, e ne identifica
tono, funzione e scopo, anche elaborando elementi di dettaglio o non
immediatamente evidenti. Riconosce diversi modi di argomentare. Mostra una
sicura padronanza lessicale e affronta compiti grammaticali che richiedono di
analizzare e confrontare strutture linguistiche complesse, tenendo sotto
controllo contemporaneamente più ambiti della grammatica (ad esempio, sintassi
e morfologia)
Qual è, a mio avviso, analizzando questi descrittori – che, ripeto,
configurano il giudizio che il computer dà al test Invalsi di Italiano del
singolo alunno – l’elemento più significativo? Il fatto che, all’aumentare dei
livelli, non solo dovrebbe aumentare la capacità di comprensione degli aspetti
formali del testo, ovvero della sua struttura, ma si determinerebbe anche,
attestata ai livelli più alti, la comprensione profonda del senso del testo,
dei suoi significati complessi, molteplici, espliciti e impliciti, al di là del
suo significato letterale. Tutto questo, lo sappiamo, avviene attraverso processi
di astrazione, interpretazione, formulazione di inferenze, elaborazione di
ipotesi. Un complesso sistema di operazioni che afferisce alla dimensione
simbolica – soggettiva – della mente umana.
Sono in grado i test Invalsi di esplorare questa
dimensione, visto che la misurano, la valutano e la certificano? Vediamo come
sono costruiti e formulati i quesiti, citando testualmente dal ‘Quadro di
Riferimento di italiano’ disponibile sul sito Invalsi:
Nelle prove Invalsi di Italiano vengono utilizzati quesiti di due
tipi: a risposta chiusa, nei quali lo studente deve scegliere la
risposta corretta tra più alternative date, e a risposta aperta,
nei quali lo studente deve formulare lui stesso la risposta.
I quesiti a risposta chiusa sono: a scelta multipla (QSM); a scelta
multipla complessa (QSMC); quesiti nei quali lo studente deve stabilire delle
corrispondenze (matching), riordinare gli elementi; inserire parole
scelte da una lista (cloze). I quesiti a risposta aperta sono: a
risposta univoca; a risposta articolata, comunque predeterminata in una lista,
con un numero massimo di parole o caratteri ammessi, in un range di
‘accettabilità’ qualitativa e quantitativa riconoscibile dall’algoritmo.
Ebbene, io credo che in questo modo, sopra
descritto, non sia possibile esplorare, e tanto meno restituire, racchiuso in
un giudizio di valore espresso da un computer, la dimensione simbolica,
interpretativa e soggettiva della mente dei nostri studenti. Attribuire su questa
base un livello da 1 a 5 di valutazione delle “prestazioni cognitive” in
Italiano dei bambini di terza media è un atto inaccettabile, a livello
scientifico, etico, giuridico e politico.
Io credo che tutta questa operazione automatizzata di misurazione,
valutazione, espressione di un giudizio e Certificazione delle competenze di
fine ciclo vada interrotta perché è tossica. Così come va interrotta la
sperimentazione della misurazione delle soft skills delle
creature piccole. Sono misure funzionali ad una didattica e ad una pedagogia mostruose, subordinate a inaccettabili
esigenze di automazione e profilazione, che nulla hanno a che vedere con la
formazione e l’educazione.
Sono misure profondamente disfunzionali e potenzialmente pericolose per i
nostri bambini, per i nostri adolescenti, per i nostri studenti, rispetto alle
quali la presa in carico delle responsabilità culturali, etiche e politiche, da
parte di tutti gli operatori del mondo dell’istruzione appare davvero
indifferibile.
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