L’attivista e co-fondatore
del Bds, in possesso di un visto valido, si è visto negare l’imbarco verso gli
Stati Uniti dove avrebbe dovuto partecipare a una serie di conferenze.
“Decisione politica”, denunciano le organizzazioni locali. La misura è parte di
una lotta lunga anni da parte di Washington verso il movimento di boicottaggio
“Un altro esempio di come l’amministrazione
Trump mette sotto silenzio le voci palestinesi”, l’immediato commento dell’Adc,
l’American-Arab Anti-Discrimination Committee di Washington che ha
accusato la Casa Bianca di violazione della libertà di parola. Il presidente
dell’Aai, Arab American Institute, James Zogby ha parlato di “decisione politica arbitraria motivata
dagli sforzi dell’amministrazione di silenziare le voci palestinesi”. Un
divieto “ideologicamente e politicamente motivato”, ha invece scritto in un
comunicato il Bds.
“Israele non
sta solo continuando il suo sistema lungo decenni di occupazione militare,
apartheid e pulizia etnica – ha detto Barghouti – Sta anche appaltando sempre
di più i suoi oltraggi, la repressione maccartiana negli Usa e la sua schiera
di destra xenofoba nel mondo”.
Barghouti è stato fermato all’aeroporto israeliano
di Tel Aviv mercoledì: gli è stato comunicato che non era autorizzato a salire
sul volo diretto degli Stati Uniti. Era atteso lì giovedì per partecipare a una
conferenza a Washington. La mancata presenza è stata sostituita con una
videoconferenza durante
la quale Barghouti ha fatto appello ad attivisti e società civili perché
portino la questione palestinese sulla scena globale. Dopo Washington,
l’attivista avrebbe dovuto raggiungere New York per eventi alla New York
University e a quella di Harvard: anche in questo caso, ha fatto sapere
Barghouti, parteciperà con videoconferenze.
Ma a rendere il divieto più amaro è l’evento che più
di altri l’attivista non avrebbe voluto perdere: il matrimonio della figlia. “La cosa di cui questo divieto
mi priva – ha detto – e che non può essere risarcito è il diritto a essere al
matrimonio di mia figlia. Mi fa male ma non mi piega”.
Eppure Omar
Barghouti era in possesso di un visto valido fino al 2021 per entrare negli
Usa. Si pensa dunque a una revoca ma dalle autorità statunitensi non giungono
chiarimenti. Il portavoce del
Dipartimento di Stato Robert Palladino si è limitato a dire che i visti non
vengono negati “sulla base di dichiarazioni o visioni politiche” ma ha
rifiutato di dire alla stampa le ragioni del divieto.
Una mossa che segue ad anni di limitazioni nei
confronti del movimento Bds negli Usa e verso i suoi membri e sostenitori. Tra questi anche la deputata
somala Ilhan Omar, attaccata da stampa e colleghi di Congresso che la accusano
di antisemitismo per le sue posizioni filo-palestinesi. E proprio al Congresso,
a febbraio, i senatori hanno approvato un disegno di legge che prevede il
taglio dei finanziamenti pubblici e la sanzione delle realtà che chiamano
al boicottaggio dello Stato di Israele.
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