L'arresto di Assange. Occorre difendere Julian Assange per
proteggere le nostre libertà. I giornalisti e gli editori mostrino coraggio e
scioperino a difesa di un loro collega. Se avessero tenuto fede alla propria
natura democratica, i governi lo avrebbe dovuto ricoprire di encomi perché il
meccanismo da lui creato rende più facile individuare i reati di chi,
incaricato di agire nell’interesse pubblico, opera contro i cittadini
Julian Assange è responsabile di una sola cosa: aver permesso, tramite
WikiLeaks, di esporre i segreti custoditi dai governi finalizzati a spiare,
spremere e opprimere i loro stessi cittadini. Se avessero tenuto fede alla
propria natura democratica, i governi lo avrebbe dovuto ricoprire di encomi e
di premi, perché il meccanismo da lui creato rende più facile individuare i
reati di chi, incaricato di agire nell’interesse pubblico, opera contro i
cittadini.
Un governo democratico dovrebbe incoraggiare la trasparenza e proteggere
gli organi di stampa che la promuovono giacché la trasparenza è fondamentale
per combattere corruzione, abusi di potere e crimini di guerra. Al contrario,
chi espone pubblicamente le malefatte e i delitti del regime, viene
perseguitato e accusato di essere una spia e un traditore.
I governi – siano essi alleati o rivali – si ritrovano oggi stretti in una
Santa Alleanza contro gli insubordinati che hanno il coraggio di mostrare pubblicamente
i loro crimini. La perenne persecuzione di disobbedienti come Edward (ora
Chelsea) Manning, Edward Snowden e Assange, è funzionale per evitare di essere
rendicontabili. Chi comanda può avere indulgenza nei confronti dei
whistleblower (gli spifferatori) che denunciano i misfatti compiuti dai
privati, ma quando è il loro stesso operato ad essere esposto, diventano
spietatamente vendicativi.
Già nel 2012 la civilissima Svezia aveva incriminato Assange con l’accusa
infamante di violenza sessuale senza che le presunte vittime fossero disposte a
confermare le accuse. Assange si è dichiarato pronto a farsi processare per
questi crimini, a condizione che le autorità svedesi si impegnassero a non
estradarlo negli Stati uniti, una assicurazione che non è mai pervenuta,
confermando che l’obiettivo della Svezia non era perseguire un presunto
stupratore, ma fare un favore agli americani.
Quando Stoccolma ha fatto decadere le accuse, Assange non ha potuto
riacquistare la propria libertà perché sospettava che il governo inglese lo
volesse svendere agli Stati uniti. Rintanato nell’ambasciata londinese del
minuscolo stato di Ecuador, si è aggrappato al destino politico del Presidente
uscente Rafael Correa.
Caduto questo ultimo baluardo, il nuovo Presidente Lenín Moreno ha ben
presto deciso di liberarsi dell’ingombrante fardello, certo di ottenere la
benedizione americana. Il governo ecuadoregno, dopo essersi tenuto un
richiedente asilo per sette anni, ne ha consentito il sequestro, il governo Sua
Maestà Britannica ha dimostrato di essere telecomandato da una potenza
straniera. Il diritto internazionale è palesemente rimpiazzato dalla legge del
più forte.
Theresa May, pronta a rinforzare l’asse strategico Anglo-Americano per il
dopo Brexit, non ha aspettato un minuto: solo dopo aver sequestrato Assange, il
governo inglese ha confermato ciò che fino a ieri nessuno voleva dire, ossia
che c’è una richiesta di estradizione da parte degli Stati uniti.
Con una faccia di bronzo, Theresa May ha dichiarato che “nessuno è sopra la
legge”, senza che abbia detto quali siano i crimini di cui è sospettato. Solo
il Giudice della Southwark Crown Court Michael Snow, che sembra debba
pronunciare la sentenza il prossimo mese, ha finalmente trovato un capo di
accusa, ossia avere “il comportamento di un narcisista che non può andare oltre
il proprio interesse egoistico”.
Possibile che la giustizia inglese, uno dei più antichi sistemi liberali,
non si renda conto di quanto ridicole siano queste accuse? La verità è che i
governanti che vogliono avere le mani libere e per farlo devono punire
duramente chi ha il coraggio di dire “il re è nudo!”.
Sorprende in queste ore quanto siano deboli le voci di chi si erge a
difendere Assage e la libertà di stampa. I governi europei stanno ancora tutti
zitti per paura di incrinare relazioni diplomatiche incerte. Sono ancora
assenti le reazioni sdegnate degli intellettuali e le manifestazioni dei
partiti politici e dei sindacati.
L’unico paese che ha avuto il coraggio di dire qualcosa è stato il meno
autorevole, la Russia di Putin, che ha sulla coscienza una lunga strage di
giornalisti e oppositori. Il nuovo sovranismo si scaglia compatto contro chi
gli toglie la maschera: guai eterni a chi osa esporre il volto feroce del
potere.
Occorre invece difendere Julian Assange per proteggere le nostre libertà. I
giornalisti e gli editori mostrino coraggio e scioperino a difesa di un loro
collega. Hanno la possibilità di usare i propri strumenti per mettere
all’indice le persone di governo, i magistrati, gli avvocati, gli agenti
segreti e i poliziotti che agiscono a difesa degli abusi di potere. Se non la
combattiamo da soli, la Santa Alleanza dei governi continuerà in grande
segretezza a fare i propri comodi calpestando le nostre libertà.
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