lunedì 30 maggio 2022

QUESTE ESERCITAZIONI DI SIMULAZIONE CHE FACILITANO GLI ATTENTATI - Thierry Meyssan

 


Così come i militari organizzano regolarmente delle manovre per verificare i loro materiali e la loro organizzazione in vista di reali combattimenti, le forze pubbliche civili hanno messo in piedi delle esercitazioni di simulazione di attentati. Partendo da uno scenario catastrofico quale può essere quello di un aereo suicida o di una bomba piazzata dentro un metrò, i Gabinetti di gestione della crisi sono figure che coordinano i soccorsi e le prime reazioni. Ma lo studio di molteplici casi recenti mostra che quello che doveva permettere di salvare delle vite è, in effetti, stato utilizzato per facilitare gli attentati. Esercitazioni di simulazione si svolsero sia a Londra il 7 luglio 2005, sia a New York l’11 settembre 2001….

 


Cominciamo da Londra.

Peter Power, direttore di Visor Consultants, un’azienda privata sotto contratto con la polizia della città di Londra, ha descritto, proprio il 7 luglio, durante un’intervista alla BBC, come lui avesse organizzato e condotto, quello stesso giorno, un’esercitazione di simulazione di attentati per conto di un cliente anonimo.

P. Power: “alle 9.30 di quella mattina noi eravamo, in effetti, in piena esercitazione, per una società che conta più di mille persone a Londra, esercitazione basata su alcune bombe sincronizzate ed esplodenti esattamente dentro le stazioni del metro dove si sono poi verificate quella mattina. Ho ancora i capelli dritti quando ci penso“.

ITV: “Per essere più chiari, voi organizzavate un’esercitazione per sapere come gestire questa situazione e questa si è verificata mentre voi conducevate questa esercitazione?

P.Power: “Precisamente, erano circa le 9 e 30 di mattina. Noi avevamo pianificato questa esercitazione per una società, e per delle ragioni evidenti non vi dirò il suo nome, ma loro sono davanti al televisore e lo sanno. Noi eravamo dentro una sala piena di gestori di crisi che si incontravano per la prima volta. In cinque minuti abbiamo deciso che quello che stava accadendo era reale e abbiamo attivato le procedure di gestione di crisi in modo da passare dalla riflessione lenta alla riflessione rapida, e così via (…)” (1).

In previsione di una inondazione di posta elettronica, Peter Power, ex-ufficiale di Scotland Yard, specializzato in anti-terrorismo, ha preparato la seguente risposta automatica:

Grazie per il vostro messaggio, a causa del volume di mail concernenti gli avvenimenti del 7 luglio, e gli smarrimenti farebbero credere che la nostra esercitazione avesse della premonizione, o fosse qualcosa come una cospirazione (da notare come diversi siti web hanno interpretato il nostro lavoro del 7/7 in modo inappropriato), è stato deciso di produrre questa risposta automatica: E’ confermato che un piccolo numero di scenari “walk through” programmati in anticipo hanno avuto luogo questa mattina per conto di una compagnia privata di Londra (nell’ambito di un programma molto più vasto e che rimane confidenziale) e che due scenari rappresentavano attentati dinamitardi, alla stessa ora di quelli che poi hanno avuto luogo con le conseguenze tragiche che tutti conosciamo. Uno degli scenari, in particolare, era molto simile agli avvenimenti reali.

Pertanto, tutte le persone a conoscenza delle minacce portate nei confronti della capitale, sarà al corrente che
A) I servizi d’urgenza avevano già effettutato diverse esercitazioni basate su esplosioni di bombe all’interno del sistema sotterraneo.
B) Già da qualche mese, la BBC aveva diffuso un documentario su temi simili, rappresentando conseguenze più drammatiche. E’ dunque abbastanza sorprendente che noi avessimo scelto uno scenario realizzabile, ma il tempismo e il copione erano tuttavia inquietanti.

In breve, la nostra esercitazione (che non implica che una manciata di persone, come gestori di crisi) si è rapidamente trasformata in realtà e gli attori, quella mattina, hanno reagito perfettamente alla realtà improvvisa degli avvenimenti.

Non ci sono altri commenti da fare. Dato il numero straordinario di messaggi provenienti da persone male informate, nessuna risposta sarà d’ora in poi data a chiunque non fornirà la prova che ha delle buone ragioni per porci delle domande (vale a dire giornalisti accreditati, ecc.)

Le esercitazioni di simulazioni di attentati

La risposta automatica di Power suggerisce che le esercitazioni di simulazione hanno luogo frequentemente, di routine, che l’esercitazione del 7 luglio non è uscita dall’ordinario e che ha semplicemente coinciso con gli attacchi reali. Nei fatti, gli scenari nominati “walk through” non hanno niente di abitudinario. E l’esercitazione di simulazione di attentati di Visor non è stata affatto una coincidenza isolata.

Esistono molteplici casi, largamente documentati, di esercitazioni di simulazione di attentati agli USA e alla Gran Bretagna, che hanno avuto luogo prima o esattamente lo stesso giorno e alla stessa ora degli attentati reali. Negli esempi sotto riportati, le esercitazioni di simulazione hanno somiglianze inquietanti con gli attacchi terroristici reali…

Britain’s Atlantic Blue: aprile 2005

In Gran Bretagna, diverse esercitazioni di simulazione d’attentati si sono svolte prima del 7 luglio all’interno della métro londinese. Nel 2003, l’esercitazione di simulazione si chiamava OSIRIS 2. Vide la partecipazione di diverse centinaia di persone. Secondo Peter Power, si trattava di “testare gli equipaggiamenti e le persone nelle profondità della métro londinese” (3). Oltre all’esercitazione del 7 luglio, condotta dalla Visor Consultant, un’identica esercitazione, nominata Atlantic Blue si svolse nell’aprile 2005. Atlantic Blue era parte di in un vasto programma di preparazione alle situazioni di urgenza, nominato TOPOFF 3, sviluppato dagli Stati Uniti con la partecipazione della Gran Bretagna e del Canada. Era stato deciso dal Segretario di Stato britannico, Charles Clarke in stretta coordinazione con il suo omologo americano, Michel Chertoff, l’attuale segretario alla Sicurezza della Patria che ha redatto la versione finale del Patriot Act americano che ha sospeso le libertà fondamentali degli Stati Uniti con la motivazione di lottare contro il terrorismo islamico.
Le ipotesi della simulazione condotta dalla Visor Consultants il 7 luglio erano le stesse di quelle di Atlantic Blue. Niente di sorprendente in questo, poiché Visor Consultants era implicato – per contratto con il governo britannico – nell’organizzazione e nell’esecuzione di Atlantic Blue, in coordinazione con il dipartimento della Sicurezza della Patria (dipartimento americano di sicurezza nazionale) di Michael Chertoff.

Delle esercitazioni prefiguranti l’11 settembre

I commentatori ufficiali cercano di giustificare la mancanza di reazione della Difesa degli Stati Uniti l’11 settembre spiegando che gli avvenimenti erano talmente inimmaginabili che i militari non erano preparati. Invece numerose esercitazioni simili erano già state effettuate. Da USA TODAY, (4) “Nei due anni che hanno preceduto gli attacchi dell’11 settembre, il Comando della difesa aerea della regione nord-americana (North American Aerospace Defense Command, NORAD, responsabile della difesa aerea degli USA e del Canada) ha condotto alcune esercitazioni simulando quello che la Casa Bianca ha successivamente qualificato come ipotizzabile: l’utilizzo di aerei dirottati come arma e fatti schiantare contro precisi obbiettivi”. Uno degli obbiettivi ipotizzati non era altro che il World Trade Center… riguardo a queste esercitazioni, il NORAD spiega che si sono utilizzati “numerosi tipi di aerei civili e militari” per interpretare il ruolo degli aerei dirottati e testare “l’individuazione delle traiettorie e l’identificazione (degli aerei), il decollo d’urgenza e l’intercettazione, le procedure da seguire in caso di dirottamento, la coordinazione interna ed esterna all’agenzia, come anche le procedure di sicurezza operativa e di sicurezza delle comunicazioni”. E il portavoce del NORAD aggiunse: “Noi organizzammo 4 esercitazioni in tutta la zona nord-americana, la maggior parte comprendevano scenari con dirottamenti di aerei.” (5)

D’altra parte, il Segretariato alla Difesa aveva organizzato dal 24 al 28 ottobre 2000 (più di 10 mesi prima dell’11 settembre) esercitazioni che riguardavano un attacco al Pentagono. Ed esse implicavano tre scenari: un attacco terroristico alla stazione del metrò che distruggesse l’edificio, un incidente di costruzione e…. un aereo di linea che si schiantasse sul Pentagono e causasse 342 morti. (6)

L’11 settembre, quindi

Quello che è ancora più interessante è che lo stesso 11 settembre era stato scelto per essere un giorno di esercitazioni. Attraverso tutti i paesi, decine di basi militari e tutti i tipi di agenzie governative erano mobilitate per alcune simulazioni. Ecco alcuni esempi rappresentativi di queste esercitazioni….

Esercitazione al WORLD TRADE CENTER

Tom Kennedy, portavoce della Federal Emergency Management Agency (FEMA, agenzia incaricata di gestire catastrofi [nell’immagine a destra, la copertina del manuale della FEMA relativo alle esercitazioni del 1999, nella quale appaiono come obbiettivo le Torri del WTC]), ha spiegato al giornalista Dan Rather che la sua agenzia era stata dispiegata a New York la sera di lunedì 10 settembre, in vista dell’esercitazione prevista per il 12. “Noi siamo una delle prime squadre ad essere state dispiegate per aiutare la città di New York in questo disastro. Noi siamo arrivati tardi nella notte di lunedì e siamo entrati in azione martedì mattina”.
Questo è stato confermato dal Sindaco di New York, Rudy Giuliani, davanti alla commissione d’inchiesta sull’11 settembre. “c’erano centinaia di persone presenti, della FEMA, del governo federale, dello Stato, dell’ufficio di gestione delle situazioni di crisi dello Stato, e si preparavano ad una esercitazione d’attacco biochimico”.
Come i suoi predecessori, questa esercitazione nominata TRIPOD doveva simulare un attacco biochimico al WTC comprendente l’evacuazione dell’edificio.

Esercitazioni implicanti lo schianto di un aereo su di un edificio

Qualche minuto prima degli attentati al WTC ed al Pentagono, John Fulton, capo della Strategic War Gaming Division del National Reconnaissance Office [NRO, agenzia di informazioni che gestisce lo spionaggio nello spazio. Dipende dal dipartimento della Difesa e il suo personale proviene per metà dalla CIA e per metà dalla difesa] mise in atto in anticipo una esercitazione di simulazione programmata da lungo tempo. Ecco la “battuta” dell’Associated Press datata 22 agosto 2002: “All’interno di quello che il governo descrive come una strana coincidenza, una agenzia di informazioni degli Stati Uniti aveva programmato per l’11 settembre un’esercitazione nel corso della quale un aereo dirottato si schiantava contro uno dei suoi edifici. Ma la causa non era il terrorismo – si sarebbe trattato di una simulazione d’incidente.
I responsabili di Chantilly in Virginia, la base del National Reconnaissance Office, avevano programmato un’esercitazione quella mattina, nel corso della quale, in seguito ad una avaria meccanica, un piccolo jet privato si sarebbe schiantato contro una delle quattro torri della sede dell’agenzia.
L’agenzia è situata a 4 miglia (6,5 km.) dalle piste dell’aeroporto internazionale Dulles di Washington e a 24 miglia (40 km.) dal Pentagono. Si aggiunge ancora a questa coincidenza che il volo 77 dell’American Airlines – il Boeing 767 che fu dirottato e si schiantò contro il Pentagono – era decollato da Dulles alle 8.10 dell’11 settembre, 50 minuti prima dell’inizio dell’esercitazione. Colpirà il Pentagono circa alle 9.40.

Operazione Global Guardian

Al momento degli attacchi dell’11 settembre, era in pieno svolgimento un’esercitazione militare di grande portata, nominata Global Guardian. Iniziata la settimana precedente, comprendeva l’US Strategic Command (Stratcom, agenzia responsabile delle forze nucleari americane) in cooperazione con l’US Space Command ed il NORAD. Basata su uno scenario di un attacco nucleare contro gli Stati Uniti da parte di una potenza straniera (la Russia), metteva in gioco diverse centinaia di militari, a differenza di altre simulazioni come la Crown Vigilance (una esercitazione dell’Air Combat Command, il Comando aereo), l’Apollo Guardian (US Space Command) o ancora i programmi del NORAD Vigilant Guardian ed Amalgam Warrior. Si trattava di una esercitazione che mescolava simulazioni in sala e sul terreno (7). Il centro di comando dell’esercitazione Global Guardian era situato in un bunker sotterraneo della base dell’Air Force a Offutt (Nebraska). Era là che si trovava naturalmente il comandante in capo dello Stratcom, l’Ammiraglio Richard Mies. Nell’esercitazione, era lui che dirigeva quella mattina tutti i bombardieri, missili da crociera e sottomarini degli Stati Uniti. Sempre a causa dell’esercitazione, tre aerei militari di comando equipaggiati di mezzi di comunicazione sofisticati erano decollati dalla base. Questi E-4B sono concepiti per controllare le forze nucleari dall’aria in caso di crisi. Costituiscono dei centri di comando alternativi per gli alti responsabili governativi e permettono di dirigere le forze americane, comandare le operazioni di guerra e coordinare le azioni delle forze civili un caso di crisi maggiore.

La mattina dell’11 settembre, il personale di Fort Monmouth, una base dell’armata di terra situata a 70 km da New York, si preparava per una esercitazione nominata Timely Alert II in cui lo scopo pubblicato era di testare le capacità di reazione in caso di attacco chimico. L’esercitazione implicava diverse agenzie fra le quali i vigili del fuoco della base e la polizia del New Jersey. Nello stesso momento, a Fort Belvoir, situato ad una quindicina di chilometri dal Pentagono, si svolgeva una esercitazione intesa per “testare la sicurezza della base in caso d’attacco terroristico”. Mentre al Pentagono, il dottore Matt Rosenberg stava studiando “un nuovo piano di urgenza medica basata sullo scenario improbabile di un aereo che si schiantasse in questo posto” (8). E non si trattava che di qualcuna delle esercitazioni organizzate in quel giorno….

D’altro canto, una parte del personale, la più qualificata per rispondere agli attacchi, si trovava in addestramento all’altro capo del paese. Questo fu il caso di un gruppo di intervento antiterroristico misto FBI / CIA, che seguiva un esercizio di addestramento a Monterey (California). USA Today riportava l’11 settembre che “alla fine della giornata, con la chiusura degli aeroporti nel paese, il gruppo di intervento non ha trovato i mezzi per ritornare a Washington”. Il sito d’informazione evote.com aggiungeva che lo stesso giorno l’FBI aveva piazzato “tutti i suoi migliori agenti delle operazioni speciali e della lotta antiterrorismo (così come gli elicotteri e gli aerei leggeri associati) in una esercitazione d’addestramento a Monterey”. In modo che al momento degli attacchi “la principale agenzia federale responsabile di prevenire tali crimini era decapitata”.
Lo stesso, a fine agosto, i due terzi degli aerei componenti il 27° Fighter Squadron erano stati inviati in operazioni all’estero (Turchia ed Islanda). Con base a Langley, questo squadrone era uno di quelli incaricati di proteggere le zone di New York e Washington….

La simultaneità di queste esercitazioni con gli attentati reali, l’11 settembre negli USA, come il 7 luglio in Gran Bretagna, non può essere spiegata come una semplice coincidenza. Questo porta a considerare che i mandanti degli attentati fossero informati di quello che si stava preparando all’interno dell’apparato statale americano e britannico, vale a dire che i mandanti, o almeno una parte di essi, appartenessero agli apparati statali. Ma perché utilizzare la propria conoscenza di una tale situazione con il rischio di rivelarsi?

Primo punto: dei militari, dei responsabili governativi o dei membri dei servizi di informazione che auspicano un indurimento politico non possono organizzare degli attentati senza farsi notare. E’ la prima funzione di una esercitazione. Questo dona la legittimità agli organizzatori di mettere “in piedi” l’operazione, permette loro di utilizzare i funzionari e le installazioni governative per compierla e offre una risposta soddisfacente a tutti quelli che si dovessero preoccupare per quello che sta accadendo. Per fare in modo che questo funzioni, è evidentemente necessario che lo scenario dell’esercitazione sia simile all’attentato progettato.

Secondo punto: prevista alla data dell’attentato, l’esercitazione permette di piazzare legittimamente degli uomini sul terreno, uomini che indossano l’uniforme dei servizi di sicurezza o di soccorso, che non saranno, per questo motivo, preoccupati. E’ facile piazzare tramite loro, per esempio, le bombe.

Terzo punto: lo svolgimento delle esercitazioni simultaneamente agli attentati reali permette di disturbare la buona esecuzione delle risposte dei servizi di sicurezza o di salvataggio onesti a causa della confusione fra la realtà e la finzione. E’ questo che è avvenuto riguardo agli aerei l’11 settembre dove fino a 29 apparecchi sono stati segnalati dirottati ad un certo momento della mattinata. Dove bisognava allora inviare delle pattuglie, quali edifici bisognava proteggere per primi?…. si immagini in quale caos sono state trascinate le sale di comando.

L’ipotesi di mandanti interni all’apparato dello Stato è scioccante di primo acchito. Esiste però un precedente storico recente. Fra la fine degli anni 1960 e gli anni 1980, la rete Stay Behind (9) della NATO ha orchestrato degli attentati in Europa. Questo affare conosciuto sotto il nome di “strategia della tensione” era stata ufficialmente rivelata davanti al Parlamento italiano dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti nel 1990 e aveva fatto scandalo in tutto il continente. Si trattava, in quel momento, di spaventare la popolazione per spingerla ad accettare la perdita di una parte delle sue libertà individuali per un miglioramento della sicurezza.

Alla fine notiamo la “battuta” dell’Associated Press di lunedì 15 agosto 2005 delle 15.08:

Rischio elevato d’attentati in Italia, secondo il Ministro dell’Interno

ROMA (AP) – Un “rischio elevato” di attentati rimane in Italia, ha stimato lunedì il ministero dell’Interno italiano, che ha annunciato l’organizzazione di esercitazioni il mese prossimo al fine di testare la capacità di reazione del paese.

Il ministero dell’Interno ha evocato questa minaccia all’uscita di un incontro a Roma degli alti funzionari della sicurezza, delle informazioni e della difesa civile.

Dopo aver esaminato il livello di inchieste in Italia dopo gli attentati di Londra e di Sharm-el-Sheik, il comitato (di sicurezza) ha effettuato una analisi profonda della minaccia terrorista all’interno del contesto islamico”, precisa il ministero nel suo comunicato. La conclusione stabilisce che “un rischio elevato di una azione terroristica nel nostro paese rimane”, aggiunge il ministero.
Delle esercitazioni al fine di testare l’organizzazione del paese in caso di attentati saranno organizzate in settembre in tutta Italia, “con lo scopo di mantenere l’ordine pubblico, di assicurare un aiuto rapido ed una informazione corretta e di lanciare un lavoro d’inchiesta”, precisa il ministero.


Thierry Meyssan
Fonte:www.voltairenet.org
Link:http://www.voltairenet.org/article127890.html
13.09.08

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOCTORJIMMY

Per maggiori dettagli sulle esercitazioni, si potrà guardare l’eccellente lavoro di Paul Thompson e del Center for Cooperative Research “Complete 911 Timeline: Military exercices up to 9/11”.
Per maggiori elementi sugli attentati del 7 luglio a Londra, sarà utile consultare gli articoli di Michel Chossudovsky e dei collaboratori del Center for Research on globalization, così come l’articolo “77 unanswered questions concerning 7/7” dell’équipe d’inchiesta Team 8+.

Note:

(1) Attentati di Londra: lo stesso scenario si svolse simultaneamente sotto forma d’esercitazione!, Voltairenet.Org, 13 luglio 2005.
(2) “London Underground Exercises: Peter Power Responds, Jon Rappoport, July 13 2005”, infowars.com.
(3) Intervista di Peter Power, CTV, 11 luglio 2005.
(4) USA Today, 18 aprile 2004.
(5) CNN, 19 aprile 2004.
(6) MDW News Service, 3 novembre 2000, Daily Mirror, 24 maggio 2002, UPI 22 aprile 2004, Rapporto della commissione d’inchiesta, pp.314.
(7) Defense Departement, 5/97; Associated Press, 21 febbraio 2002; Omaha World Herald, 27 febbraio e 10 settembre 2002 .
(8) Washington Post, 16 settembre 2001.
(9) Leggere su questo argomento “Stay-behind: la rete d’ingerenza americana”

 

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