giovedì 25 agosto 2022

La reificazione - spiegato facile - Coku

 

L’ufficiale dell’anagrafe – un funzionario di concetto – raccoglieva la tua richiesta di cambio residenza solo dopo aver confrontato la tua faccia con quella riprodotta sulla carta di identità. Questo rito di identificazione, chiave primaria del processo amministrativo, non solo si doveva ripetere ogni volta che l’amministrazione veniva interpellata, ma invocava l’esperienza del funzionario, il quale doveva 1) accertare la conformità del documento, 2) confermare l’identità tra documento e richiedente, 3) ricevere il consenso con uno speech act manesco (firma).

Da quando è entrata in funzione l’ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente), agevolata dal rilascio INPS del codice sorgente dello SPID (Identità meccanica), non è più necessario recarsi in Comune a farsi squadrare dal Funzionario di Concetto. È sufficiente collegare un proprio device (telefono, computer, etc) al cervellone dell’ANPR.

La macchina server consente l’accesso previa verifica della cosiddetta primary key impostata con vincolo NOT NULL implicito. Non c’è bisogno di alcun confronto fisico, di alcun controllo ottico o panottico. Le macchine se la sbrigano tra di loro. L’unico punto rimasto (anche se meccanizzato al 50%) è il punto 3.

L’intelligenza del funzionario è stata incorporata in un algoritmo, ovvero in una serie di istruzioni ferree (meccaniche) e ripetitive. I dati incorporati nella tabella Database delle Poste o di Aruba vengono confrontati con quelli incorporati nella tabella del Ministero dell’interno. Una volta accertata la corrispondenza (identità) tra le chiavi primarie di entrambe le tabelle, il processo amministrativo è aperto. La richiesta può essere accolta e indirizzata alle strutture periferiche, ovvero memorizzata nelle tabelle degli enti territoriali corrispondenti, e immediatamente depositata sulla scrivania del vigile urbano di turno per le verifiche in loco.

Tutta questa struttura ha delle regolarità meccaniche. Il suo ritmo è ripetitivo. La tabella necessita di una chiave primaria, ovvero di una colonna con una chiave unica (Unique key) in grado di identificare in modo univoco una riga nella tabella.

Nei database della pubblica amministrazione (verosimilmente) questa chiave è costituita dal Codice Fiscale. Nel 2005 (vado a memoria), quando, con molto ritardo, è partita la meccanizzazione del Processo Amministrativo, la prima cosa che il legislatore ha dovuto (DOVUTO) fare è stato il controllo a tappeto e l’eliminazione dell’omocodia, ciò in quanto l’algoritmo generativo del codice fiscale era stato pensato per una pubblica amministrazione non meccanizzata, gestita da persone fisiche e da controllo panoptici.

I Database con chiave primaria non ammettono Dataset con omocodia. Dunque (e questo «dunque» ha il peso stesso dell’alienazione), la macchina (la cosa), che ha incorporato (reificato) il sapere del funzionario, detta (diktat) al legislatore come redigere le leggi di correzione – o come redigere leggi conformi alle esigenze meccaniche (algoritmiche).

In soldoni, questa è la reificazione. Il feticismo della merce. La cosa animata in grado di dettare e comandare l’uomo. La cosa prodotta dall’uomo – capitale morto – che parla all’uomo – al lavoro vivo – che gli ordina come deve pensare e cosa deve pensare.

Su tutto ciò non c’è nulla da dire, le cose sono andate proprio in questo modo. L’unica riserva (riserva non da poco) è se anche il funzionario, visto che la sua virtù è funzionare, non sia anzitempo (di diritto) egli stesso affettato dall’algoritmo. Se così fosse tutto l’atteggiamento di ripulsa verso la macchina e l’algoritmo, comprese le campagne di esorcismo a favore di quegli operai comandati dall’algoritmo, andrebbero riviste da capo a piedi.

Ps Tutta questa roba va inquadrata nella cosiddetta sussunzione reale. Sussunzione che significa fare più cose con meno lavoro, significa aumento della produttività, significa disoccupazione. L’altra faccia degli investimenti è la disoccupazione. Lo scrivo per i miei colleghi affetti da investimentosi perniciosa.

da qui

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