giovedì 11 aprile 2024

Galloni su Moro: “Mi disse che sapeva di infiltrati CIA e Mossad nelle BR”

 

“Non posso dimenticare un discorso con Moro poche settimane prima del suo rapimento: si discuteva delle BR, delle difficoltà di trovare i covi. E Moro mi disse: ‘La mia preoccupazione è questa: che io so per certa la notizia che i servizi segreti sia americani che israeliani hanno infiltrati nelle BR ma noi non siamo stati avvertiti di questo, sennò i covi li avremmo trovati’ “. Davanti alle telecamere di NEXT, l’approfondimento quotidiano di Rainews24 curato da Piero Di Pasquale, l’ex vicepresidente del CSM ed ex vicesegretario della Democrazia Cristiana Giovanni Galloni confida un ricordo degli anni di piombo che suggerisce paragoni con la vicenda del rapimento dell’imam della moschea milanese da parte della CIA.

“Me ne sono ricordato proprio ora, perché nei 55 giorni di prigionia di Moro ebbimo grandi difficoltà a metterci in contatto con i servizi americani, difficoltà che non incontrammo poi durante il rapimento del generale Dozier”, racconta Galloni.

L’internazionalizzazione della sfida delle BR
Il generale James Lee Dozier venne rapito a Verona il 17 dicembre 1981: fu liberato con un blitz delle forze dell’ordine italiane, con i Nocs, il 28 gennaio 1982. Più di vent’anni dopo, alcuni documenti della CIA pubblicati mostreranno la scarsa fiducia di quest’ultima nelle possibilità di ritrovare vivo l’alto ufficiale e nelle capacità investigative italiane, nonché la preoccupazione per una internazionalizzazione in chiave anti americana del terrorismo italiano ed europeo. Ma anche, almeno stando a quanto è stato reso noto, la relativa scarsa conoscenza dei servizi americani, fino ai primi anni ’80, delle BR:

“Nonostante alcune speculazioni sul trasferimento di Dozier in un paese vicino, le autorità italiane credono che il generale sia in Italia, forse nell’area tra Milano, Verona e Venezia – si legge ad esempio in un documento CIA del dicembre 1981 – Noi non abbiamo prove che nel passato le Brigate Rosse abbiano cercato di spostare i loro rapiti oltre i confini nazionali. La prigione del popolo dove fu detenuto Aldo Moro non è mai stata localizzata, ma la maggior parte degli esperti di sicurezza è convinta che il leader democristiano non sia mai stato lontano da Roma, e forse lo hanno tenuto sempre dentro Roma stessa”.

L’altro dubbio di Galloni
‘Ma allora qualche informazione sul rapimento Moro allora dagli americani poteva arrivare?’, chiede Di Pasquale. “E’ possibile – risponde Galloni – d’altronde Pecorelli (il giornalista di OP assassinato in circostanze misteriose il 20 marzo 1979) scrisse che il 15 marzo 1978 sarebbe accaduto un fatto molto grave in Italia e si scoprì dopo che Moro doveva essere rapito il giorno prima… (Moro venne rapito il 16 marzo , ndr.) . L’assassinio di Pecorelli – ha aggiunto Galloni – potrebbe essere stato determinato dalle cose che il giornalista era in grado di rivelare”. Anni di indagini sulla morte di Pecorelli hanno portato di volta in volta a seguire piste dell’estremismo di destra, della Loggia P2, della mafia, fino al processo al senatore a vita Giulio Andreotti e all’ex magistrato Vitalone, chiuso dalla definitiva assoluzione sancita dalla Corte di Cassazione il 30 ottobre 2003.
“Del resto – ha proseguito Galloni – tutti i magistrati che hanno lavorato sul rapimento Moro hanno detto che le dichiarazioni delle BR non hanno avuto dichiarazioni del tutto convincenti. Qualcosa ci hanno nascosto. E l’interrogativo nasce in relazione anche ai servizi segreti deviati italiani, che rispondevano prima ai colleghi americani della CIA che ai loro superiori”.
Una tesi che si ricollega ai molti che negli anni scorsi hanno sostenuto che durante il rapimento Moro i servizi americani non offirono la massima collaborazione, per ostacolare il ‘compromesso storico’ che avrebbe portato al governo il PCI.

Rapporti paritari
“Dalla fine ’78 al 1984 ho fatto numerosi viaggi negli USA (…) – ha spiegato Galloni – Lì venni a sapere che la CIA era estremamente preoccupata per l’Italia, per il fatto che se i comunisti arrivavano al governo loro non avrebbero potuto mettere certe basi in Italia: una questione di vita o di morte per loro, rispetto alla quale qualunque atto sarebbe stato giustificabile. O si superano questi limiti o i rapporti non si svilupperanno mai su un piano di democrazia e parità”.

“Per difendere la democrazia non bisogna uscire dalla democrazia. Bisogna trovare collegamenti e coordinamenti adeguati fra i Paesi. Quando nascono equivoci … Il nostro Paese è parte dell’Occidente – ha detto ancora Galloni – ma si sa benissimo che alcune cose in Italia non si possono fare”.

da qui

 


2 commenti:

  1. Tristezza infinita... Purtroppo la Storia è fatta anche (e soprattutto) di servizi segreti e di servizi segreti deviati o condizionati da super potenze.

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