lunedì 25 aprile 2022

Cosa farai da grande? - Renata Puleo

 

In questo tragico momento storico-politico, più che mai ci serve riflettere sull’uso distorto delle parole, parole con cui chi detiene le leve del comando prova a fornirci la spiegazione di ciò che succede e organizza per noi le domande e le risposte. Un’ampia operazione di propaganda elabora consenso, forma l’opinione pubblica inflazionando lo spazio mediatico con discorsi che perdono ogni pregnanza euristica. Il nostro pensiero viene catturato dal rumore di fondo, la sua capacità di lavoro critico immiserisce1.

Lo scivolare di molte parole di lemma in lemma verso significati ideologicamente performanti, che indirizzano comportamenti più che pensieri, trova nella scuola un luogo perfetto. L’uso di vocaboli, di predicati e locuzioni, capitale umano, impresa, meritocrazia, offerta, misura oggettiva, competenze, profilazione, orientamento, per parlare di educazione, formazione, istruzione delle bambine, dei bambini e delle/i giovani, serve a diffondere e consolidare l’idea della funzione della scuola come tempo/spazio in cui una creatura in crescita deve trovare la via di adattamento al mondo. Mondo monolitico, nella sua figurazione semplificata, alle cui richieste rispondere in modalità sempre più simili al comportamento della zecca studiata da Uexküll, paziente sul suo albero in attesa di esaurire il compito dettato dal nodo fra istinto e ambiente2.

Anche i protocolli sulle soft skills, lasciati in caldo per il momento post-pandemico, agganciano, in un’ottica sia descrittiva che previsionale, due delle parole su elencate: profilazione e orientamento. Concettualizzazioni di cui si è occupato l’INVALSI con una bozza di ricerca su tali competenze trasversali, caratteriali, già rintracciabili nei bambini di cinque anni, alla scuola dell’infanzia. Abilità comportamentali, considerate preziose, se educate e indagate, per conformare e rendere orientabili i soggetti in età evolutiva3 .

Seguendo il dizionario, il profilo è la figura di un volto vista lateralmente, linea colta da un osservatore non osservato. Osservazione parziale, silhouette essenziale, questo primo significato guida la catena delle marche d’uso che portano al verbo profilare e alla sequela delle sue metafore. Il verbo declina la descrizione, il modellamento, il sagomare e il definire.

Sempre restando aderenti al significato etimologico e alle varianti, orientare è volgere ai punti cardinali, trovare l’Oriente, la direzione di un percorso, mentre in geometria topologica indica la posizione, il movimento, il verso, i rapporti e le coordinate spaziali.

Profilazione e orientamento, nel neo-italiano forgiato per la scuola, lavorano insieme: la loro funzione è descrivere una personalità che, pur se ancora in crescita, già mostra caratteristiche stabili, tratti che prefigurano comportamenti in fieri, tracce sulle quali indirizzare verso coordinate fissate secondo un modello idealtipico. Tipo, tipologia di persona, giovane e successivamente adulta, disegnata come la pedina della catena di valorizzazione, tessera della messa a profitto, a utilità futura. Soggetto-prodotto, input/output del processo di produzione e di distribuzione capitalista: allo stesso tempo materia prima organica e prodotto finito immateriale. Nella società della conoscenza, posta in una ipotetica fine della storia, continuamente alimentata dai soggetti usati, riciclati, riformati mediante la formazione/valutazione per tutta la vita, le creature giovani, profilate e orientate, sono pronte per il lavoro 4.

Il profilo, contornato in età evolutiva, deve diventare una forma di vita, sia nella specie dell’operaio sia in quella del manager. Malgrado circoli, a livello mediatico, il mantra della flessibilità e circolarità degli impieghi e delle funzioni adulte, sembra piuttosto delinearsi un destino. Una vita che non può più essere separata dalla sua forma, in cui modi, atti, processi perdono potenza, potenzialità, è un’esistenza presa in una regola che la stringe e costringe alla ripetizione, in un eterno presente 5. Più facile sarà tutta questa vasta operazione se si saprà valutare il prodotto in entrata oggettivamente, se riferimenti e coordinate saranno stati selezionati e rielaborati grazie a funzioni algoritmiche. Ed ecco allora al lavoro le agenzie di valutazione, di rating, di misurazione, di cui l’INVALSI fornisce gli step in età evolutiva. La profilazione precoce, mediante l’osservazione e la valutazione dei comportamenti infantili e giovanili, serializzata in algoritmi, elabora e stabilizza il modello, fornendolo come altamente previsionale. Dei profili giovanili e adulti, in formazione e stabilizzati, ne fanno uso i media, i social, le aziende sul mercato delle merci, mentre il concetto di soddisfazione, come aderenza fra aspettativa e risultato, ingrossa la classe delle inchieste di mercato e quelle dei questionari di autovalutazione con effetto retroattivo.

L’importanza di rinvenire modelli di comportamento e di fare previsioni, caratterizza anche il diritto e la tecnologia medica. Una sentenza si avvale di descrizioni di personalità modellate sulla statistica, sulla frequenza dei casi simili. L’umanissima e incerta procedura giudicante e difensiva, si avvale delle elaborazioni di algoritmi confezionati da apposite agenzie, con cui si operano anche le previsioni su futuri comportamenti delittuosi 6. La medicina diagnostica e cura su paradigmi di frequenza, privilegia nella lettura della malattia l’origine genetica che semplifica, con il calcolo delle occorrenze ereditarie, oggettivamente rilevate, la tecnologia medica, elabora in maniera ideologica filiere di malattie che incasellano il malato in tabelle di rischio e di effetti futuri 7.

Un buon insegnante ancora capace, malgrado l’affollamento delle classi e le carenze strutturali della scuola, di lavorare con un gruppo-classe, sa apprezzare le differenze individuali e la qualità emergente che scaturisce dalla cooperazione fra gli stili affettivi, cognitivi, relazionali dei suoi alunni: comprendere una consegna, essere motivati a seguirla, mantenere l’attenzione al compito, darsi dei compiti, lavorare in gruppo. Potenzialità capaci di sottrarre la vita al prestabilito e all’immediatamente utile, per creare il nuovo, l’inedito e l’inaspettato. Lo stesso buon insegnante può accompagnare gli alunni a mettere in campo pratiche cognitive e relazionali, può fornire modelli di comportamento virtuoso, ma è consapevole di quanto sia difficile provare a valutare le caratteristiche individuali, di vita, di studio, di lavoro.

Poter prevedere un futuro lavorativo in base alla profilazione precoce, ai test ripetuti (la cosiddetta longitudinalità delle prestazioni nel tempo della frequenza a scuola), consolida una sorta di pedagogia di stato che prevede una didattica finalistica, la cui vocazione è appunto l’orientamento sulla base del profilo. Serve, tutto ciò, a consolidare l’idea di un mercato del lavoro che chiamerebbe a sé lavoratori che non sono pronti, distratti fin da giovani da sogni di vita e di personale contributo alla società che a quelle richieste non corrispondono. Da qui l’ansia delle famiglie per il missmatch, il disallineamento fra domanda e offerta e che fa loro credere utili i percorsi di alternanza scuola-lavoro e le continue misurazioni sulle prestazioni, siano esse disciplinari o caratteriali8. Credenze che spesso, con poca considerazione del valore performativo delle previsioni (tu sarai un facchino! tu sarai un imprenditore!), alimentano la chimera del futuro disegnato e perseguibile9.

Fortunosamente, per casualità, per effetto di resistenza al conforme, può ancora accadere che una creatura giovane riesca in età adulta ad essere un esempio di quel che in psicologia si chiama “l’errore di attribuzione”.


Note
1Una illuminante analisi della funzione propagandistica della parola – divenuta un’arma di guerra – si trova in V. Klemperer LTI La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo (2011)
2G. Agamben L’aperto. L’uomo e l’animale (2002) p.44 passim.
3Su proposta dell’Intergruppo sulla sussidiarietà la Camera ha recentemente approvato la sperimentazione su left e soft skills fin dalla scuola primaria. In proposito, si veda il lavoro – temporaneamente abbandonato? – della ricercatrice in forza all’INVALSI, C. Stringher Assessment of Learning to Learn in Early Childhood: an Italian Framework, in cui compaiono fra le competenze da osservare e formare nelle bambine e nei bambini la “regolazione emozionale, la perseveranza, l’orgoglio, la capacità di sorprendersi, ecc”. Molti articoli sul medesimo tema sono apparsi in ROARS : R.Latempa INVALSI: in arrivo i test per valutare grinta e autocontrollo (del futuro lavoratore ideale), marzo 2019; W.Williamson Psycodata marzo 2022.
4 Si veda su orientamento, moduli di formazione e ruolo dei territori, il documento della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome Carta di Genova, 2 dicembre 2021.
5 Sul nodo fra forma di vita e regola si veda G. Agamben L’uso dei corpi (2014).
6 K. Pistor Il codice del capitale. Come il diritto crea ricchezza e disuguaglianza (2021).
7 D. Ribatti Disuguaglianze e malattie (2021).
8 Non a caso le attività di alternanza scuola lavoro volute dalla legge 107/2015, oggi si chiamano Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO).
9 Si veda, in proposito, la testimonianza resa da Homemad, relativa a un progetto di orientamento in una scuola secondaria inferiore, su queste pagine.

https://comune-info.net/cosa-farai-da-grande/

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