martedì 5 aprile 2022

Utopia – Ahmed Khaled Tawfiq


Ahmed Khaled Tawfiq è un grande scrittore egiziano, morto troppo giovane, a 56 anni.

Utopia è un romanzo del 2011 ambientato in un futuro allora già vicino, il 2023.

la storia vi terrà incollati alla pagina fino all’ultima nota, lo saprete appena leggerete le prime righe.

è una storia sempre più attuale, i ricchi nella loro città fortificata*, e i poveri fuori, a sopravvivere e morire nel deserto. La città è protetta da marines, i contatti fra i due mondi sono limitati, attraverso dei tunnel, per esempio (come in Palestina). I giovanotti della città amano fare incursioni nel deserto, e tornare con un trofei umani, tanto nel deserto vivano solo sottouomini, parassiti e inutili.

non perdetevi Utopia, non ve ne pentirete.

 


* se volete vedere un film che racconta una storia del genere, di un futuro che è già oggi, provate a cercare La zona, un film bello e terribile, di Rodrigo Plà, messicano, anche lui, come Ahmed Khaled Tawfiq, di un paese fuori dall’impero, fuori dai fortini dei privilegiati.

 


 

…In una tensione di violenza crescente, accompagnata da un magistrale dosaggio della suspence, nell’alternanza di punti di vista tra “Il Predatore” e “la Preda”, Utopia precipita in un epilogo non scontato, triste ma acceso, nelle ultime, pagine, dalla visione chiara della necessità del collasso dei sistemi parassitari in virtù della maturazione di consapevolezza dei parassitati.

Utopia non è romanzo da decifrare, tutto è sotto i nostri occhi, al limite della pornografia: la crudeltà gratuita degli abitanti di Utopia si riflette nella barbarie del mondo di fuori; Tawfiq evita infatti le secche moralistiche che tendono ad attribuire maggiore dignità al lavoro bastardo e alla povertà: non ci sono poveri ma belli, poveri ma buoni (fatta eccezione forse per la sorella di Gaber). In quanto prodotto del Sistema-Utopia (ma si potrebbe dire anche viceversa) il ‘mondo di fuori’ gli corrisponde e, in questa corrispondenza, ne legittima gli abusi. Per questo, non sarà una moralità superiore a segnare la fine della specularità, ma l’intuizione che la coscienza (di classe) nasce innanzitutto da una precisa presa di distanza da desideri e istinti, dati come naturali (cannibalismo, stupro, sopraffazione). Solo su questa distanza può germogliare la cognizione del proprio ruolo storico.

Utopia si ambientava idealmente nel 2023. Nel 2020 le roccaforti diffuse del parassitismo (mediorientale e non solo) sono tutte lì, e non sarà il virus a cambiare la sostanza di questi modelli, né a intaccare la violenza con cui si auto-conservano grazie ai bisogni e le ambiguità geopolitiche del cosiddetto mondo libero. Domani a centinaia moriranno nelle carceri di Egitto, Turchia, Cina (elenco inestinguibile). In Yemen, Siria o Libia qualche bomba o il colera farà le sue brave vittime quotidiane. In Italia i raccoglitori di pomodori avranno forse la fortuna di essere regolari per qualche mese prima di ricadere nell’oblio. Non c’è nessun cambio di paradigma: si plachino quelli che temono per le libertà del cosiddetto mondo libero, presto potranno tornare a fare la fila all’Ikea o raggiungere le seconde case per mangiarsi, in santa pace, fresche capresi, temporaneamente, regolamentari.

da qui 

 

Un triste resoconto futurista della società egiziana nell’anno 2023, Utopia porta i lettori in un viaggio agghiacciante oltre le comunità chiuse della costa settentrionale, dove i ricchi sono isolati dalla desolazione della vita fuori dalle mura. Quando un giovane uomo e una ragazza scappano da questa bolla di benessere per poter vedere da soli le vite dei loro poveri egiziani, si trovano di fronte ad un mondo che non avevano immaginato possibile.

 

Capolavoro distopico

Utopia è la risposta contemporanea ed araba a libri come “1984” e “Fahrenheit 451”, trasportando il lettore in quell’atmosfera ma adattando tutto ai nostri tempi ed alla realtà storico-sociale egiziana. L’autore, infatti, non fa altro che prendere una situazione da secoli presente nella terra dei faraoni, provandone ad immaginare le estreme conseguenze. All’interno di “Utopia”, infatti, i ricchi ed i poveri appaiono infatti come due vere e proprie “razze” diverse, tanto che proprio questa concezione spingerà i due giovani rampolli ad intraprendere il loro infame viaggio.

All’inizio della storia veniamo appunto a conoscenza del fatto che c’è un nuovo hobby sempre più in voga fra i benestanti: la caccia al povero. Camuffandosi da mendicanti, alcuni di loro si recano nei luoghi dove risiede la povera gente, uccidendola e portandosi a casa trofei come braccia, occhi e gambe. Proprio tale sadico desiderio spingerà i 2 ad iniziare il cammino, anche se le cose non andranno esattamente come preventivato.

 

Viaggio all’inferno della psiche umana

I due infatti verranno rapidamente riconosciuti dal volgo il quale verrà fermato solo dalla mano di Gaber, uno dei protagonisti della nostra storia. Quest’ultimo è un ex professore caduto in disgrazia come gran parte della popolazione e costretto così ad arrabattarsi in mezzo a discarica e rifiuti per tentar di far sopravvivere lui e la sorella Safiya. Venuto in contatto con i 2 rampolli, ne avrà pietà e proverà in tutte le maniere a riportarli a casa, anche a costo di mettersi contro l’intera popolazione.

Al termine del romanzo, scopriremo come una delle due mentalità sia destinata a cambiare profondamente, mentre quella dell’altro, rimanendo ferma nelle sue brutali convinzioni, porterà alla distruzione del proprio popolo. I personaggi sono scritti incredibilmente bene ma, proprio per non rovinarvi la sorpresa, è meglio fermarci qui, dovete gustare il libro in prima persona per gustarlo appieno.

da qui

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