Una nuova ondata di miliardari ci sovrasta, racconta l’ultimo studio della
banca Ubs. La nuova generazione di eredi, insieme ai sopravvissuti, tra 15 anni
avrà 5,9 trilioni di dollari. Una ricchezza spropositata in mano a pochi, però.
I miliardari in dollari sono 2.900 sul pianeta e soltanto 61 in Italia.
1. Donald Trump
è un uomo pieno di qualità e oltretutto è un signore molto ricco. Gli viene
attribuito un patrimonio (o meglio una ricchezza) di 5,9 miliardi di dollari,
in un tempo in cui secondo gli specialisti, 5 dollari al giorno è il
minimo vitale per sopravvivere. Del resto, nel mondo attuale vi sono da
un lato persone che non hanno il cinquino di prammatica e assai spesso molto,
molto meno; e poi gli altri, nel mondo, che vogliono arricchire, per togliersi
dai guai e soprattutto perché il desiderio di avere di più è irrefrenabile; non
la preoccupazione per i giorni brutti, le burrasche della vita, ma piuttosto
essendo la ricerca di un’affermazione, sono certi che sia calcolabile solo, o
soprattutto, in denaro.
A qualcuno
sembrava ragionevole pensare che nello scarto tra quei livelli di ricchezza,
cinque miliardi e cinque dollari, un milione di volte maggiore l’una
dell’altra, ci fosse qualcosa di esagerato. Ma eravamo noi a sbagliare; “niente
di esagerato; siete comunisti, come al solito” ci dicevano.
Credevamo,
per tornare sui nostri passi, che il presidente degli Usa – che il re Mida lo
protegga – fosse uno tra gli uomini più ricchi al mondo. Invece è così, ma solo
in parte. Infatti è ormai semiufficiale (fonte: UBS, grande banca svizzera
oltre che gran pettegola; nel caso, il testo svizzero utilizzato ha nome Billionaire
Ambition Report) che esista una classifica delle
centinaia di persone che nel mondo sono in possesso di una ricchezza di un
miliardo di dollari e più. I più doviziosi contribuiscono anche al Triplete
(cioè i mille miliardi di dollari): questa parola, come si sa, in italiano non
esiste e per convenienza suggeriamo di utilizzare un’altra parola che anch’essa
in italiano non esiste, ma che è ben nota a noi tifosi del calcio.
Ubs
registra, nel catalogo del 2025, 196 nuovi miliardari in dollari; tutti insieme
un totale di 15,8 mille miliardi cioè Triplete.
In più,
veniamo a sapere che 91 persone nel periodo considerato son diventate
miliardarie per eredità per un totale di 297,8 miliardi. I miliardari-eredi
piacciono moltissimo ai loro dante-causa che
non pensano proprio alla causa specifica dell’eredità – la propria morte –
pensano piuttosto alla continuità dei Valori; alla dinastia e alla ricchezza
espressa nel proprio testamento e agli eredi preferiti, affinché quello che
hanno non si disperda o passi al fisco; ma le loro colorate storie piacciono
anche al pubblico bancario e perfino ai semplici appassionati lettori: si
prevede che nel giro di 15 anni, per il famoso e molto atteso anno 2040, gli
eredi o gli antichi miliardari eventualmente sopravvissuti, metteranno insieme
5,9 Triplete. C’è dunque molto movimento tra i miliardari che forse ritengono
di attraversare – tutti insieme, ognuno per conto proprio – un magnifico
rinascimento miliardesco. Era ora, sembra dichiarino alcuni dei più affermati,
come Elon Musk o Jeff Bezos.
Mentre Bezos
o Musk, o cito a caso, Donald Trump, sono convinti di essere dei modelli
fantastici che tutti devono imitare, perché di essi sarà la nuova traccia del
mondo, la nuova religione del fare, o meglio dell’avere, semmai dell’ereditare,
per l’intanto, sulle attività prescelte, preferite dai miliardari, nuovi e
vecchi, cala un po’ di mistero.
Perfino Ubs
appare reticente: quello che conta è la ricchezza, comunque ottenuta; non con
atti dolosi, con misfatti da codice penale, ovviamente. Tutto il resto va bene,
è uguale a tutto il resto. Un opificio, un’occhialeria ottocentesca conta come
un gioco di borsa benfatto, un fondo d’investimento andato a buon fine. Gli
esempi in positivo non mancano, ma sono appunto suggerimenti per i lettori
curiosi, quasi note a piè di pagina: compaiono software
marketing, genetics, restaurants, infrastrutture, LNG (gas naturale liquefatto). Sono dunque ben
poche le scorciatoie sicure per diventare miliardari o per restare tali una
volta che lo si è diventati. La strada maestra però è sempre quella: non
perdere la dritta via ch’era smarrita (come diceva quel poetastro). I miliardi
di dollari non possono restare lì, fermi, immobili, a perdere tempo. Essi
devono agire, investir-si, agire, moltiplicarsi; in Italia, tanto per indicare
un paese minore – o una Nazione, per dirla altrimenti – sembra lo abbiano
capito: la strada maestra dei miliardari è percorsa da 61 personaggi; tanti, si
direbbe, ma pochi se si tiene conto che in totale nel mondo “grande e
terribile” sarebbero 2.900 i miliardari in dollari, per un insieme di 16 milioni di miliardi di dollari.
Ci viene
ricordato anche un altro aspetto sul quale val la pena di riflettere. Dei
novantun eredi, o per meglio dire, successori, dell’ultimo anno, con un fondo
complessivo di 297,8 miliardi di dollari, 64 sono maschi e 29 femmine. Due
osservazioni si presentano subito: la prima è che le femmine, nell’insieme del
nuovo capitalismo dei miliardari, ricevono o ereditano (o godono; come
preferite) la loro parte. Possiamo però congetturare che per natura il numero
naturale dei discendenti maschi corrisponda, più o meno a quello delle femmine
– e questo in ogni angolo del mondo – con tutta evidenza. In ogni angolo del
pianeta in cui uomini e donne: piccini e piccine, nelle loro povere, o – nel
caso – ricchissime culle, siano benvoluti nello stesso modo, figli e figlie,
amati e amate in modi ragionevolmente simili, in Europa, nelle Americhe, in
Asia e nel resto del mondo. Questo in teoria, perché in realtà non è così; in
mille modi diversi le ragazze sono svantaggiate. Questo avveniva già nei mondi
patriarcali antichi, ma si è poi visto, non solo lì; sempre, dovunque… Ogni
tanto, come sappiamo, c’è qualche eccezione storica, ma poi la natura e la
storia continuano il loro corso. Come si ricorderà, nel secolo scorso, in un
paese importante, ormai quasi primo nel mondo, nella Cina di Mao e di Deng, per
rispondere ai pericoli di una popolazione troppo numerosa, si dette vita (anche se “dette vita” è un’infame
barzelletta) alla politica del Pfu-Politica del figlio unico. Il controllo
delle nascite, realizzata con il figlio unico, rese assai frequente nelle
famiglie la decisione di sacrificare le future figlie, rivelate in anticipo
ormai dalle analisi prenatali scientifiche (scientifiche?) a favore dei
preferiti e più opportuni maschi. II risultato fu che in pochi decenni vi fu un
eccesso di giovani maschi senza femmine.
I maschi in
sovrannumero sfiorarono i quarantamila. Gli ecclesiastici di molte religioni,
in molti paesi, si divertirono, ridendo di nascosto per il risultato. In ogni
caso, in complesso, anche dopo di allora, le figlie femmine venivano al mondo,
in ambiente straricco – e si può immaginare “acculturato” – e passato il giusto
numero di anni, decisi dalla sorte, dalla salute e dalle cure (o dalle svariate
divinità correnti) avveniva che anch’esse, in numero ridotto, un po’
falcidiato, mettessero nel cassetto, con la dote, tra i merletti del corredo, i
loro sudati miliardi. Nonostante tutto, non poche crebbero e rimasero ricche;
riuscirono anch’esse a formare il loro Triplete (che ricorderemo essere un
insieme di non meno di mille miliardi di dollari secondo il modello di Ubs) ma
con un valore complessivo di un quarto circa dell’analoga ricchezza
maschile.
Un aspetto
particolare è il conteggio, o forse diremmo la previsione scientifica, del
valore delle ricchezze dei Triplete di qui a 15 anni, nel fatidico 2040. La
previsione è che i miliardari in dollari potrebbero mettere insieme 6,9
Triplete. Di questi la parte degli Usa sarebbe di 5.9 Triplete e a quella degli
europei, tutti insieme, inglesi compresi, toccherebbe 1,3 Triplete. In
altre parole i miliardari europei (in dollari) arriverebbero a mettere insieme
milletrecento miliardi di dollari. In altre parole, per ripeterlo ancora, i milletrecentomiliardi
di dollari non sarebbero la ricchezza di tutti gli europei. Disoccupati e
immigrati, contadini, operai, pensionati, medio ceto, professionisti,
dipendenti pubblici, artisti, ecc. ecc., tutti compresi, conti e duchi, vescovi
e cardinali: tutti insomma, metterebbero insieme una ricchezza imprecisata che
ventisette uffici delle finanze cercherebbero attentamente di precisare. Di
fianco, ben separata, pressoché intoccabile, l’altra somma di tutti i
miliardari d’Europa, irraggiungibili dagli spioni di Giancarlo Giorgetti e dai
loro ventisette simili (abbiamo contato nei ventisette anche Rachel Reeves,
cancelliera dello scacchiere inglese). Pochi costoro, con una ricchezza,
ciascuno, di almeno mille milioni di dollari, farebbero, gravemente, festa. In
tutto, tra uomini e donne, imprenditori ed eredi, un migliaio di umani,
ciascuno con una ricchezza di almeno un miliardo. Tutti insieme, ecco il
Triplete del Vecchio Continente. A costoro si affiancheranno in numero ben
superiore i ricchi americani: tutti insieme: gli autori da un miliardo come
Steven Spielberg, le cantanti come Taylor Swift, artisti capaci di mettere
insieme la cifra tonda di 2,8 Triplete; non meno di 2.500 presumibili
miliardari in dollari; tra di essi anche il Donald, in persona, sopravvissuto
magnificamente (per le nostre preghiere) per altri 15 anni, o uno o più dei
suoi eredi.
2. Abbiamo utilizzato finora un po’ di numeri della ricerca di Ubs, abbiamo
riflettuto sugli studi di Oxfam e ci scusiamo per incertezze ed errori.
Crediamo di aver capito però che lo spirito dei ricercatori è molto serio:
Attenzione, pericolo! ci dicono, Achtung! Attention please!. “Noi della Banca
svizzera facciamo tutto il possibile per avvertirvi – senza magari che neppure
i nostri capi banchieri se ne accorgano. Abbiamo per anni descritto, con
l’aiuto di Oxfam, il mondo dei ricchi e dei poveri disegnando i grafici
relativi, le alternative, i progressi/regressi. Vi siete divertiti e
interessati e nient’altro. Nessun fatto nuovo, nessuna iniziativa politica o
sociale. Oggi proviamo a dirlo con altre parole, altri numeri. “Il baratro
costituito dai miliardari in dollari è
vicino; tutto il mondo che conosciamo e che cerchiamo di orientare con le
nostre forze, potrebbe caderci dentro”. Il sistema del credito, dei conti
bancari – il nostro, ci dicono – non è perfetto, lo sappiamo, ma è migliore di
qualunque altro (anche i banchieri svizzeri possono parafrasare Churchill che
ironizzava sulla democrazia). Il pericolo ormai è immanente; i miliardari,
tutti insieme, si stanno attrezzando per il nuovo mondo.
Vogliamo che la democrazia, il sistema di votare i capi, o almeno di votare chi
ci rappresenterà nel votare i capi, si riduca solo a questo? Chi ha più soldi
vince e tutti gli altri si allineano o fanno l’opposizione, fino alla prossima
volta?
In effetti
tutti sappiamo di Donald Trump e lo temiamo. Sappiamo anche che è ricco,
ricchissimo, miliardario addirittura. Sappiamo anche che ha fatto uso dei suoi
soldi per allargare il consenso elettorale, pagando a giornata il lavoro dei
suoi propagandisti. Sappiamo che crede di aver fatto tutto da sé; anzi di
essersi fatto da sé, nascendo nella famiglia giusta, scegliendo ogni momento
della sua vita. Quando, tra un paio d’anni, scadrà da presidente e sarà il suo
momento di andarsene, lo farà davvero? O farà delle bizze? I miliardari suoi
sostenitori non hanno dubbi su questo; saranno essi a scegliergli il sostituto,
senza troppi sforzi. Anche Trump lo sa e sembra d’accordo; ma è proprio così?
Non avrà armato di nascosto un’armata di suoi sostenitori, miliardari o gente
fallita di ogni estrazione, avventurieri, per assaltare il Campidoglio, per
giocare la nuova partita?
3.Dunque, stando al nostro sommario e assai impreciso esame, la partita è
questa: Trump contro tutti; tutti con Trump; tutti uniti senza Trump. Delle tre proposte, la terza sembra
la peggiore, o meglio la più pericolosa. Le altre due riportate al fatidico
anno duemilaquaranta che interessa gli studiosi dell’Ubs avranno un
protagonista di novantaquattro anni, essendo Trump nato nel 1946; mentre Trump
e il suo sodale Putin e altri ancora contano di vivere molto a lungo, è
pensabile che vengano scelti da leader meno longevi, eredi – tanto per usare il
linguaggio scientifico ormai entrato nell’uso – o successori appropriati. Nel
caso peggiore la partita sarà ancora quella dell’ultimo caso; nel caso
migliore, sarà una partita da rigiocare.
Ma veniamo
al caso del duemilaquaranta senza il Donald. Avremo al potere i ricchi, che con
tutti i loro miliardi, riusciranno a costruire vittorie elettorali, una dopo
l’altra, festeggiando sempre la democrazia trionfante? Lo stile ormai è quello
delle elezioni americane, esplicito, con sempre vincente il candidato che ha
saputo alzare più denaro da diffondere tra i suoi sostenitori. Se poi una volta
il più ricco perde – la più ricca nel caso di Hillary Clinton, segretaria di
Stato di Barack Obama, la spiegazione per la sconfitta è quella di aver usato
male il suo abbondante denaro, al punto di aver raccolto un milione di votanti
in più, senza ottenere voti elettorali sufficienti. Hillary, insomma, ha perso
perché ha giocato male, non conosceva abbastanza la partita, si fidava troppo
del voto e della democrazia. In futuro saranno miliardari ad affrontarsi per
ottenere le presidenze dei diversi Stati e staranno attenti. Nessuno perderà
tempo a discutere di programmi o di altre pignolerie, di migranti e
disoccupati; di uomini, donne, generi. Servirà denaro e altro denaro, promesse
e sottogoverno, posti letto e buone vacanze, da acquistare (e da distribuire)
lontano da occhi indiscreti e malevoli. L’alternativa alla democrazia nella sua
forma semplificata – riccocrazia –
sarà la democrazia alla turca o quella dei fascisti – un uomo solo al comando –
o la democrazia talebana – le donne tutte a casa. Non disperiamo, però. La
democrazia dei 100 partitini ha svolto nel mondo un importante ruolo, per anni
e anni, per decenni, prima di essere cotta e mangiata.
https://sbilanciamoci.info/democrazia-declinante-si-fa-avanti-la-riccocrazia/
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