mercoledì 23 novembre 2016

l'opinione di Susan Abulhawa sulla vittoria di Trump

I sostenitori di Hillary Clinton in tutto il paese sono in lutto. Molti di questi sono quelle stesse persone che non hanno mai versato una lacrima o hanno rivolto un pensiero per milioni di afghani, somali, donne irachene, libici, siriani, palestinesi pakistani, haitiani o ecuadoriani e per gli uomini le cui vite sono state completamente distrutte dalle imprese militari, economiche e/o politiche degli Stati Uniti. Io non sono contenta per l’elezione di Trump. Ma qualche punto di vista è necessario esprimerlo. Abbiamo un imprevedibile quadriennio davanti a noi negli Stati Uniti. Quattro anni. Iraq e Siria, due antiche civiltà con storie gloriose di pensiero, di cultura, di arte, di letteratura, di fede, e di tante altre cose, non saranno mai più le stesse, e ci vorranno decenni solo per raggiungere la stabilità economica, sociale e politica.
Comincio ad assorbire il colpo del risultato elettorale . Quello che ora vedo davanti a me è che una struttura tossica è finalmente crollata su una cricca di elites neoliberali e neoconservatori che hanno saccheggiato il nostro pianeta per il profitto impunemente per molto tempo, come si può ricordare. Non sto dando fiduciaa qualsiasi nuovo regime o amministrazione. E se quelli che ora si lamentano saranno capaci di riflettere e fare un’analisi critica, potremmo mettere insieme un efficace movimento rivoluzionario progressivo.
Per la maggior parte di noi, il mondo non è stato gentile e accogliente. Forse essere già sopravvissuti, o aver tentato di sopravvivere all’indicibile, dovrebbe aiutarci a scrollarcelo di dosso.

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