venerdì 3 giugno 2022

I suprematisti bianchi, i difensori armati di società bianche razziste – Alessandro Scassellati

I suprematisti bianchi, i difensori armati di società bianche razziste – Prima parte

di Alessandro Scassellati   

Il terrorismo dei suprematisti bianchi è ormai diventata la più pericolosa minaccia terroristica interna negli Stati Uniti, nei Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi con popolazioni a maggioranza con la pelle bianca. In questo primo articolo cerchiamo di ricostruire le caratteristiche di questo fenomeno, analizzandone le basi ideologiche e le connessioni con le narrazioni retoriche delle forze politiche conservatrici e della destra mainstream.

La strage di Buffalo

Verso le 14,30 di sabato 14 maggio un 18enne bianco, Payton S. Gendron, vestito in abiti militari, con elmetto, giubbotto antiproiettile e altro equipaggiamento militare, pesantemente armato con un fucile semiautomatico Bushmaster XM-15, un’arma d’assalto nello stile dell’AR-15, acquistato legalmente in un negozio di armi di Endicott, New York, ma con un caricatore ad alta capacità da 70 proiettili illegale nello Stato di New York, ha aperto il fuoco nel parcheggio (dove aveva lasciato la sua auto, nella quale sono stati trovate anche altre armi) e dentro un supermercato della catena Tops Friendly Markets, l’unico negozio di alimentari del suo genere a gestione nera in uno dei più poveri quartieri residenziali1, prevalentemente afroamericano, con strade poco illuminate e abitazioni fatiscenti, a circa 5 km a nord del centro di Buffalo, seconda città dello Stato di New York2. Gendron ha ucciso 10 persone afroamericane (la metà aveva più di 65 anni), ferendone altre 3 (due bianchi e un nero), prima di arrendersi alla polizia, dopo essersi puntato il fucile al mento3.

Inizialmente, Gendron ha sparato a quattro persone fuori dal supermercato, tre sono morte. All’interno del negozio, una guardia di sicurezza, un ex agente di polizia nero di Buffalo da poco in pensione ha sparato più colpi a Gendron e lo ha colpito al giubbotto antiproiettile senza ferirlo. Poi, Gendron ha ucciso la guardia di sicurezza e altre 6 persone, ferendone altre 2. Quattro delle vittime afroamericane erano dipendenti del supermercato. La polizia ha arrestato Gendron entro sei minuti dall’avviso dell’attacco, ma 10 persone sono state comunque uccise e 3 ferite. Tra loro c’erano una donna di 86 anni che aveva appena fatto visita al marito in una casa di cura, un uomo che comprava una torta di compleanno per suo nipote e un diacono della chiesa che aiutava le persone a tornare a casa con la spesa.

Fin da subito le autorità hanno definito il gesto compiuto da Gendron un “crimine d’odio e di estremismo violento con una matrice razziale“. Il sindaco di Buffalo, Byron Brown, ha dichiarato: “Questo è il peggior incubo che qualsiasi comunità possa affrontare, e stiamo soffrendo e ribollendo in questo momento. La profondità del dolore che stanno provando le famiglie e che tutti noi stiamo provando in questo momento non può nemmeno essere spiegata”. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che ogni atto di “terrorismo domestico” e i crimini ispirati dall’odio a sfondo razziale sono “ripugnanti per il tessuto stesso di questa nazione“. Pochi giorni dopo, durante una visita a Buffalo, Biden ha anche condannato coloro che diffondono le bugie velenose dei suprematisti bianchi “per potere, guadagno politico e profitto“.

Tramite una telecamera fissata sull’elmetto, Gendron ha trasmesso la sua azione omicida in diretta streaming sulla piattaforma dei videogiochi Twitch per almeno due minuti, prima che il servizio terminasse la sua trasmissione4. “Penso che trasmettere in live streaming questo attacco mi dia una certa motivazione dato che so che alcune persone faranno il tifo per me“, aveva scritto Gendron.

Gendron viveva a Conklin, una cittadina a sud-est di Buffalo, a circa 320 km, sempre nello Stato di New York. Era arrivato a Buffalo il giorno prima per esplorare la zona e fare una ricognizione nell’area del supermercato prima di compiere l’azione omicida. È stato riconosciuto dalla direttrice del supermercato che lo aveva notato e gli aveva intimato di uscire per il suo comportamento aggressivo verso i clienti.

Prima della strage, il 12 maggio, Gendron aveva pubblicato online un “manifesto” di 180 pagine che celebrava l’ideologia del suprematismo bianco5, tuttavia non era stato inserito in nessuna watchlist ufficiale dalle forze di polizia, dall’FBI e dall’ATF6. È emerso anche che nel giugno 2021 Gendron aveva minacciato una sparatoria di massa nel suo liceo, Susquehanna Valley High School, ed era stato portato in ospedale dalla polizia di Stato per una valutazione psichiatrica, ma poi era stato dimesso dopo 36 ore senza alcun ulteriore follow-up7.

Nel suo “manifesto”, pensato con lo scopo di ispirare e istruire attacchi successivi8, Gendron ha espresso le sue convinzioni razziste, anti-immigrati e antisemite, incluso il desiderio di scacciare dagli Stati Uniti tutte le persone non di origine europea. Il primo obiettivo evidenziato nel “manifesto” era di “uccidere quanti più neri possibile” e per questo ha meticolosamente pianificato il suo attentato. Commettere quello che chiama “un atto di terrorismo” è il suo metodo per avvertire tutte le persone non bianche di “lasciare [il territorio bianco] finché è ancora possibile, finché l’uomo bianco vivrà non sarete mai al sicuro qui“. Ha trasmesso in streaming la sua strage, e il video inizia con lui che segue alla lettera l’inizio del piano che espone nel “manifesto”.

La teoria della “grande sostituzione”

Gendron è un fautore della teoria cospirativa razzista della sostituzione della popolazione bianca che, nella variante più estrema, coniata dal suprematista bianco americano David Lane, parla di “genocidio bianco“. Nella sua forma contemporanea questa teoria è stata riproposta nel 2011 dall’intellettuale (un allievo di Roland Barthes) di destra e accademico di Francia Renaud Camus, condannato per odio razziale, che ritiene che le popolazioni europee siano destinate ad essere gradualmente sostituite nelle loro terre da gruppi di immigrati di colore e/o musulmani che arrivano in massa dalle ex colonie dell’Africa e hanno tassi di natalità più elevati. Camus si è ispirato al romanzo distopico di fantascienza dell’esploratore e scrittore francese Jean Raspail (1925-2020), “Il campo dei santi“, che descrive un’ondata di migranti di pelle scura che usurpa la cultura europea9. Una teoria di cui aveva già scritto Theodore Lothrop Stoddard, uno dei leader del Ku Klux Klan, nel suo libro del 1921 The rising tide of colour against white world-supremacy. “La triste verità della questione è questa: l’intera razza bianca è esposta, immediatamente o alla fine, alla possibilità di sterilizzazione sociale e sostituzione o assorbimento finale da parte delle razze colorate che brulicano“. L’uomo bianco, aveva scritto Stoddard, “non può resistere alla concorrenza colorata“. Per questo le leggi segregazioniste Jim Crow avevano reso illegale il matrimonio interrazziale negli Stati del sud degli Stati Uniti come disperato tentativo di preservare e mantenere il potere basato su nient’altro che sulla nascita nella “razza bianca”.

Nella versione attuale utilizzata da Gendron, da altri terroristi del suprematismo bianco e da politici reazionari americani ed europei, l’idea è che una “cabala” di élite politiche ed economiche globali malvagie e sinistre (tipicamente considerate ebraiche, finanzieri, come George Soros, progressiste e di sinistra, ma anche di altro tipo, richiamando l’idea della cospirazione giudaico-massonico-bolscevica del fascismo italiano) stia intenzionalmente cercando di distruggere le nazioni bianche, attraverso la sostituzione sistematica delle popolazioni bianche, orchestrando molti diversi tipi di cambiamento sociale come l’aborto (il diritto di una donna a controllare il proprio corpo), l’immigrazione (con l’arrivo di migranti economici e di richiedenti asilo definito dal presidente Trump e altri politici reazionari come una “invasione” da “Paesi cesso”, “shithole countries”), i diritti della comunità LGBTQ+, il femminismo, l’integrazione residenziale e scolastica, il multiculturalismo, la diversità culturale, il “meticciato”, tutti visti come parte di una serie di minacce al tasso di natalità dei bianchi.

Secondo la teoria della sostituzione bianca, le strategie impiegate da queste élite globali malvagie includono l’immigrazione di massa di non bianchi presumibilmente “ad alta fertilità” che possono essere identificati nei neri e musulmani in Europa o nei messicani, afroamericani e asiatici negli Stati Uniti10 e l’incoraggiamento della mescolanza tra membri di razze non bianche e bianchi. Quindi l’opposizione all’immigrazione non riguarda semplicemente la concorrenza nel mercato del lavoro o la sicurezza nazionale, ma la capacità riproduttiva degli immigrati e la paura apocalittica che la razza bianca venga sopraffatta e sradicata dalla mescolanza. I bianchi che si sono radunati a Charlottesville, in Virginia, nel 2017 per il Unite the Right Rally (non condannato dall’allora presidente Trump), dove un suprematista bianco ha investito con la sua macchina una donna, uccidendola, ha cantato “non ci sostituirete” e “gli ebrei non ci sostituiranno”. Le persone di colore – quelli che si identificano come latinoamericani o ispanici, neri, asiatici americani, nativi hawaiani o altri isolani del Pacifico, nativi americani/nativi dell’Alaska o come due o più razze – insieme comprendono più di due quinti – il 42% – della popolazione totale degli Stati Uniti e il 2016, l’anno in cui Donald Trump era stato eletto presidente, è stato anche il primo anno in cui l’US Census Bureau ha segnalato che più bambini non bianchi sono nati in America rispetto a bambini bianchi.

Di fatto, questa teoria cospirativa fornisce uno strumento, una chiave interpretativa per esprimere, inquadrare e collegare un insieme di idee diverse riguardo a molti diversi tipi di fenomeni sociali che vengono percepiti come delle vere e proprie minacce per la sopravvivenza della “razza bianca”, dipingendo un quadro in cui questa razza è sotto assedio, per arrivare a costruire una visione del mondo ampiamente motivante, violenta e spaventosa per persone e gruppi che si muovono all’interno del movimento del potere bianco e della destra militante. Da questo punto di vista, il terrorismo interno bianco e le politiche di razzismo istituzionale promosse dai politici conservatori e reazionari sono il risultato della convinzione che i bianchi abbiano diritto alla posizione di superiorità di cui hanno goduto per la maggior parte della storia degli Stati Uniti…

continua qui

 

 

I suprematisti bianchi, figli legittimi di colonialismo e capitalismo – Seconda parte

di Alessandro Scassellati

Prosegue il nostro viaggio nel mondo apocalittico e dispotico del suprematismo bianco. In questo secondo articolo cerchiamo di sviluppare un ragionamento sulle sue radici storiche, partendo dal colonialismo e dalla nascita del capitalismo europeo. Sviluppiamo poi un’analisi su pregiudizio bianco insito nella Costituzione e nelle politiche dell’immigrazione degli Stati Uniti. Chiudiamo con un ragionamento su diritti civili e welfare state sempre negli Stati Uniti. 

Il primo articolo sul tema del suprematismo bianco si trova qui.

Le radici storiche del suprematismo bianco: colonialismo e capitalismo

L’attuale suprematismo bianco, nelle sue modalità terroristiche o “rispettabili”, è l’erede storico diretto di un’ideologia razzista che è stata costruita a partire dal 1492 in stretta interconnessione con il processo di espansione coloniale e poi, a partire dal XVIII secolo, con lo sviluppo del capitalismo europeo.

I commerci di schiavi neri e merci delle colonie sono stati la linfa vitale del colonialismo e del primo capitalismo europeo. La giustificazione standard di questo processo di espropriazione di diritti e risorse risale a John Locke (1632-1704) che nel suo Secondo Trattato sul Governo (1689) ha formalizzato una falsa narrazione storica del capitalismo, affermando che “all’inizio tutto il mondo era l’America“, una tabula rasa senza persone la cui ricchezza era semplicemente ammassata lì, pronta per essere presa da chi se la voleva prendere.

Noi oggi sappiamo che il continente americano, a cominciare dalle isole dei Caraibi, era abitato quando venne “scoperto” da Cristoforo Colombo nel 1492 – come erano abitate le terre “scoperte” in Asia, Africa e Oceania dagli altri grandi viaggiatori/esploratori europei, da Vasco De Gama a Ferdinando Magellano, da Bartolomeu Dias ad Amerigo Vespucci e a James Cook – e che gli indigeni dovevano essere uccisi o ridotti in schiavitù per creare una terra nullius1.

Quando Cristoforo Colombo “scoprì” una rotta per un ponte marittimo tra il regno di Spagna e quelle che divennero le “Americhe“, inaugurò una nuova epoca storica che avrebbe visto livelli di degrado umano, violenza, e depravazione diversi da qualsiasi altra era dell’esperienza umana su questo pianeta. Al centro della cosmologia di questi “esploratori”, “colonizzatori” e “civilizzatori” provenienti dalla Spagna e poi da altre parti di quella che divenne l’Europa, c’era un ideale di differenza umana, inizialmente informata dalla religione, ma molto presto intersecata con un processo di razzializzazione che ha gerarchizzato le relazioni razziali con i cosiddetti bianchi e la civiltà bianca al vertice. Quella gerarchia razziale, razionalizzata da alcuni dei più grandi filosofi europei, da John Locke e Immanuel Kant a Georg Wilhelm Friedrich Hegel, metteva in discussione o addirittura escludeva gli “altri” non europei come esseri umani a pieno titolo.

Come sosteneva Cedric Robinson, la coscienza razziale europea non è emersa come una subdola invenzione dei capitalisti per dividere la classe operaia. Invece, ha rappresentato una coscienza storicamente precondizionata di un’incipiente razzializzazione in Europa che poi, a seguito dell’incontro coloniale, si è cristallizzata in una situazione pienamente sviluppata di relazioni e gerarchie razziali gobali.

Quando Bartolomé de Las Casas (1884-1566) fece la sua famosa argomentazione secondo cui i popoli indigeni che venivano sistematicamente distrutti dalle razzie, dalle malattie portate dagli europei e dalla schiavitù erano in realtà esseri umani con un’anima e non dovevano essere sottoposti a un trattamento disumano (“Tutta questa gente di ogni genere fu creata da Dio senza malvagità e senza doppiezze […].”), questo ragionamento non venne esteso agli africani che venivano ridotti in schiavitù. Seppure gli indigeni del continente americano venivano considerati come una forma umana di tipo inferiore, potevano essere convertiti poiché avevano un’anima in quanto esseri visti come almeno parzialmente umani, ma questa considerazione non venne estesa agli africani considerati alla stregua di “bestie” senz’anima.

La conquista militare delle terre delle Americhe e la riduzione in schiavitù degli indigeni e poi l’importazione di manodopera schiava dall’Africa, crearono un’enorme ricchezza per l’Europa. Samir Amin, Immanuel Wallerstein, ma in particolare Walter Rodney nel suo capolavoro, How Europe Underdeveloped Africa (1972), ha dimostrato come la sottomissione e il saccheggio coloniale abbiano creato un vasto abisso materiale tra i popoli conquistati, schiavizzati e colonizzati e l’Europa che ha ulteriormente rafforzato e normalizzato l’idea razzializzata di supremazia bianca europea.

Il nocciolo della questione, infatti, è stato il massiccio e secolare commercio transatlantico di africani schiavizzati che venivano messi a lavorare per coltivare tabacco, cotone, caffè, cacao, indaco, riso, soprattutto zucchero, e altre colture da reddito nelle piantagioni del Nuovo Mondo2. Senza i popoli africani trafficati dalle coste dell’Africa (almeno 12 milioni di persone), le Americhe avrebbero contato poco nell’ascesa dell’Europa e del capitalismo industriale europeo. Il lavoro africano, sotto forma di schiavi, fu ciò che rese possibile lo sviluppo delle Americhe. Senza di esso, i progetti coloniali dell’Europa nel Nuovo Mondo sarebbero stati inimmaginabili. Attraverso lo sviluppo dell’agricoltura delle piantagioni per la produzione di monocolture commerciali, i legami profondi e spesso brutali dell’Europa con l’Africa hanno guidato la nascita di un’economia capitalista veramente globale. Lo zucchero coltivato dagli schiavi africani ha accelerato l’unione dei processi che chiamiamo “prima rivoluzione industriale”, ossia del capitalismo propriamente considerato. Ha trasformato radicalmente le diete, rendendo possibile una produttività dei lavoratori europei molto più elevata. E così facendo, lo zucchero ha rivoluzionato la società europea3.

Sulla scia dello zucchero, il cotone coltivato da persone schiavizzate nel sud dell’America del nord ha contribuito a lanciare la prima rivoluzione industriale, insieme a una seconda ondata di consumismo. L’abbigliamento abbondante e vario per le masse (europee) è diventato una realtà per la prima volta nella storia umana. La portata del boom del cotone americano prima della guerra civile (1861-1865), che ha reso possibile tutto ciò, è stata a dir poco sorprendente se si considera che il valore derivato dal commercio e dalla proprietà delle persone schiavizzate nei soli Stati Uniti – non considerando il cotone e gli altri prodotti che producevano – era maggiore di quello di tutte le fabbriche, le ferrovie e i canali del Paese messi insieme.

In ogni caso, il diritto al possesso del mondo, sosteneva Locke, si è instaurato con il duro lavoro: quando un “uomo” ha “mescolato il suo lavoro” con le ricchezze naturali e “con ciò ne ha fatto sua proprietà”: i frutti raccolti, i minerali estratti e la terra coltivata sono diventati sua proprietà esclusiva, perché ci ha messo il lavoro.

Secondo Locke, il “suo” lavoro includeva anche il lavoro di coloro che lavoravano per lui. Ma perché le persone che effettivamente facevano il lavoro non avrebbero dovuto essere quelle che acquisivano i diritti di proprietà?

Questo è comprensibile solo quando si considera che per “uomo“, Locke non intendeva tutta l’umanità, ma solo gli uomini bianchi europei possidenti. Coloro che lavoravano per loro non avevano tali diritti. L’idea di progresso, in cui Locke credeva fermamente, era un modo per ordinare il mondo secondo una gerarchia razziale e dei tipi umani: gli africani e i nativi americani in fondo come selvaggi, gli asiatici un gradino più in alto, solo le borghesie e le aristocrazie europee raggiungevano il livello civilizzato.

Per cui, gli uomini europei che hanno rivendicato grandi quantità di ricchezze naturali fuori dall’Europa non vi hanno mescolato il proprio lavoro, ma quello dei loro schiavi. Ciò che questo significava, alla fine del XVII secolo, era che i diritti fondiari su larga scala potevano essere giustificati, secondo il sistema di Locke, solo dalla proprietà degli schiavi. Daniel Defoe (1660-1731), l’autore inglese di Robinson Crusoe (1719), ma anche un commerciante di schiavi, uno scrittore di pamphlet e una spia, ha scritto: “No commercio africano, no negri; no negri, no zucchero, ginger, indaco etc.; niente zucchero etc., niente isole, niente continente; nessun continente, nessun commercio”.

Ciò nonostante, la narrazione di Locke è diventata la favola giustificativa che il capitalismo racconta di sé – si diventa ricchi attraverso il duro lavoro (l’etica del lavoro protestante), l’individualismo e la spinta imprenditoriale, aggiungendo valore alla ricchezza naturale – e questa narrazione può essere considerata il più grande colpo propagandistico di successo della storia umana. Quasi un secolo fa, il pioniere e studioso dei diritti civili W.E.B. Du Bois aveva già affermato molto di ciò che avevamo bisogno di sapere su questo argomento. “È stato il lavoro dei neri a stabilire il moderno commercio mondiale, che è iniziato prima come commercio nei corpi degli schiavi stessi“, ha scritto…

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