mercoledì 8 giugno 2022

«Non possiamo fornire informazioni». Il muro di gomma dell’industria delle armi - Simone Siliani

Reticenza. Questa è la cifra delle risposte delle due aziende di armamenti, l’italiana Leonardo Spa e la tedesca Rheinmetall, su cui svolgiamo azionariato critico. Le domande sono state, al solito, molto chiare e circostanziate. Tanto quanto le risposte sono state evasive, assenti, appunto reticenti.

 

Rheinmetall non fornisce informazioni neppure ai suoi proprietari

La tedesca Rheinmetall si colloca in testa a questa classifica. Alle domande su quali siano i Paesi extra-Ue a cui l’azienda ha venduto attrezzature militari, la risposta è stata: «Non possiamo fornire informazioni» (agli azionisti, dunque, ai proprietari in quota parte dell’azienda!) per motivi contrattuali.

Stessa cosa per le domande sulle esportazioni di armi in Paesi che violano diritti umani e in Stati belligeranti extra-Nato. Dunque, si potrebbe desumere che ve ne siano? Idem con patate sulle forniture di armi all’esercito ucraino da parte della controllata RWM Italia per motivi contrattuali. Di concorrenza – dunque, si tratta di commercio e non di dono? – e sicurezza.

Neppure alla domanda se fossero state avviate inchieste o comunque valutazioni interne sui casi di illeciti penali in cui sono coinvolti amministratori delegati e alti dirigenti di RWM Italia per l’ampliamento dello stabilimento di Domusnovas-Iglesias in Sardegna. «Si tratta di accuse per infrazioni minori». E comunque, «non possiamo fornirvi informazioni sulle valutazioni interne che abbiamo fatto perché il procedimento è ancora in corso». Ma non sarebbe questo un rischio reputazionale per l’impresa di cui i suoi azionisti avrebbero il diritto ad avere informazioni?

 

Una reticenza a tutto campo, degna di altre latitudini

Neppure di fronte all’evidenza. Come quella della condanna in sede di Consiglio di Stato (10 novembre 2021) per irregolarità di licenze nella realizzazione del poligono di test esplosivi in Sardegna. Che infatti è stato chiuso poco dopo la sua realizzazione, con evidente danno finanziario per l’azienda.

Tanto meno il colosso tedesco si esprime su previsioni in fatto di rischi legati alle norme sui principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani: «Si prevede che entreranno in vigore in Germania nel 2025», dice Rheinmetall. E dunque perché occuparsene ora? Luminoso esempio di lungimiranza e programmazione aziendale.

La questione dell’esportazione di armamenti verso Arabia Saudita Emirati Arabi Uniti riguarda anche Leonardo Spa, a cui abbiamo rivolto la stessa domanda posta a Rheinmetall. Il governo italiano ha revocato licenze di esportazione verso questi Paesi precedentemente autorizzate. Ciò sulla base di una mozione parlamentare che metteva in rilievo come l’esportazione di armi verso Stati coinvolti in conflitti armati fosse in contrasto con la stessa legge 185/90.

 

Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti: da Leonardo e Rheinmetall poche informazioni

Nel 2021 ci sono state 52 nuove autorizzazioni di esportazione verso questi Paesi per un valore complessivo di 103,3 milioni di euro: Leonardo SpA e Rheinmetall sono stati beneficiari di alcune di queste autorizzazioni? Perché, nel caso, c’è il rischio che queste licenze siano a loro volta revocate, producendo anche un danno per l’azienda (che è il punto di vista che l’azionista deve adottare, anche in vista di possibili azioni legali contro il management).

Rheinmetall: reticenza totale! «Non possiamo dare informazioni su singoli contratti. Vi possiamo però assicurare che Rheinmetall agisce sempre in accordo con le autorità competenti e quindi anche con le autorità italiane. La revoca delle autorizzazioni è una chiara eccezione». Da non credersi! Il parla-come-mangi sarebbe: «Non vi diciamo un bel nulla. Comunque siamo in regola. E quando non lo siamo (come nel caso) è un’eccezione»...


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