venerdì 29 gennaio 2016

Io sto con Bernie - Silvia Pareschi

(San Francisco) – Sei qui per Bernie? – mi chiede l’uomo con la camicia bianca e i capelli grigi e ispidi come una paglietta per i piatti.
Ho risposto a un’e-mail che convocava i sostenitori di Bernie Sanders ad assistere a un discorso registrato che il candidato alle primarie rivolgerà alla sua base elettorale. Il luogo dell’incontro è un piccolo bar con le pareti tappezzate di grandi schermi, che di solito trasmettono sport e che oggi verranno prestati per qualche decina di minuti al sorprendente candidato che non ha paura di definirsi socialista.
Dopo avere risposto di sì, vengo invitata a scrivere il mio nome su un’etichetta adesiva e ad appiccicarmela al maglione. Non conosco nessuno e sono un po’ imbarazzata. Non possiedo il talento per la cordialità immediata piuttosto comune da queste parti, e non sono mai stata a un raduno politico. Però Bernie mi è simpatico, sogno che vinca le elezioni, e anche se non sono cittadina americana e quindi non posso votare penso che magari, chissà, se mi convincono potrei anche provare a dargli una mano.
Mi piazzo su uno sgabello davanti a uno degli schermi, e mentre aspetto che venga trasmesso il messaggio registrato mi guardo un po’ in giro. Alzo gli occhi e vedo la scritta “Fernet Flight $25”. Non riesco a trattenere una smorfia. Flight in questo caso significa “serie di assaggi”. Sì, assaggi di fernet. Quattro o cinque bicchierini di diversi tipi di fernet per la modica cifra di 25 dollari. Perché a San Francisco il fernet è diventato la bevanda di culto degli hipster, anche se nessun italiano ne capisce il motivo. Guardando meglio, vedo che c’è anche una botticella con sopra scritto “Fernet invecchiato in botte”. Meglio tornare a Bernie. Sempre in tema di alcolici, il bar offre per l’occasione il cocktail “Feel the Bern”, a base di vodka. Ma sono le due del pomeriggio, e preferisco non assaggiarlo.
Il locale è discretamente affollato. L’età dei partecipanti è mista, stagionati progressisti della “vecchia” San Francisco ma anche, grazie al cielo, tanti giovani. Anzi, direi che i giovani sono la maggioranza. Tra di loro c’è il ragazzo di fianco a me, che si presenta come Jeff e poi mi chiede perché ho deciso di sostenere Bernie. Jeff è asiatico, ha una faccia carina e pulita e seria: l’esatto contrario del tipo cinico. Ci penso un momento e poi gli rispondo che mi interessa la politica e che secondo me Bernie è un candidato interessante – non mi sbilancio, d’altronde io sono cinica, e non sono mica convinta fino in fondo che Bernie, per quanto simpatico, non sia in realtà un’utopia controproducente e che alla fine non sia meglio tifare Clinton – anche se non potrò votarlo perché non sono cittadina americana.
– Neanch’io, – risponde lui. – Sono canadese…

4 commenti:

  1. Sanders mi fa la stessa impressione che mi fa il Partito Socialista qui in Svizzera: sembrano dei pericolosi rivoluzionari e invece fanno solo dei discorsi di una semplicità e buon senso e moderazione disarmante. Comunque continuo a pensare che il sistema elettorale statunitense sia davvero una presa per i fondelli. Poi vabbè, io non vado mai a votare, e quindi dovrei, forse, solo stare zitto.

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    1. che, pur moderato, Sanders sembri un rivoluzionario dice molto su tutti gli altri candidati :)
      che il sistema elettorale USA sia una presa per il fondelli è vero, ma vale per tutti, se un presidente vuole essere davvero rivoluzionario lo ammazzano, è sicuro.

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  2. ...o truccano le elezioni per non farlo vincere.

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    1. avevo dimenticato questa opzione.
      già successo ad Al Gore, è vero :(

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