venerdì 20 gennaio 2017

La Fantascienza è la vera letteratura Mainstream - Mauro Antonio Miglieruolo

Consideriamo che non la Fantascienza sia un genere della letteratura accademica, ma quest’ultima, almeno nella accezione assunta nel XX secolo, un aspetto parziale della grande corrente della narrativa universale. Il Novecento ha elevato una aspetto secondario della narrativa prodotta nel secolo, la rappresentazione tendenzialmente fotografica dell’esistente, a unica forma nobile e ammissibile di letteratura.
La teoria letteraria praticata dall’accademia disprezza la fantascienza. Non si rende conto che in realtà sta confessando un inconfessabile: il disprezzo del 90% del meglio di ciò che gli uomini da Omero in poi, e prima di Omero in poi, hanno prodotto.
La motivazione profonda è connessa alla pratica fantascientifica dell’utopia, del senso dell’alternativa e dell’ipotesi di cambiamento. E’ connessa pertanto alla lotta ideologica di classe, alla necessità che avvertono gli accademici di eternizzare i rapporti sociali esistenti (insieme alle forme espressive che li supportano).
Al diverso livello dei problemi formali la motivazione risiede nell’incomprensione di due fenomeni. Il primo è il rapporto organico e inevitabile che sussiste tra alta e bassa letteratura (vedi ad esempio il rapporto tra la Commedia di Dante e le narrazioni popolari “da osteria” presenti al suo tempo, rapporto avvertito come un limite persino dai grandi contemporanei Boccaccio e Petrarca); il secondo riguarda il reale processo di sviluppo di una forma artistica; che spesso nasce dal “basso” per concludere la carriera in “alto”. La forma più sofisticata di musica, la sinfonia, è nata dalle danze e suite di danze eseguite a partire dal Cinquecento. La base della sinfonia è dunque “festaiola”, essenzialmente ludica.
La fantascienza, nata (anche) per ripristinarne la pratica della (vera) Grande Corrente letteraria (la letteratura come sogno, evasione speculativa e volo pindarico); nata come letteratura popolare, narrativa di “prima lettura”, a dispetto dei critici è oggi in grado, nelle opere migliori, di reggere il confronto con il meglio della letteratura mondiale. La potenza della motivazione che la spingeva in avanti, nonostante la noncuranza di gran parte degli intellettuali che si sono rifiutati di praticarla (e persino di frequentarla), è stata tale che, a loro dispetto, non ha potuto evitare di emanciparsi per contribuire alla rifondazione delle forme artistiche, rifondazione che caratterizza il Novecento.
Il ridimensionamento della Fantascienza negli ultimi decenni è determinato proprio da questo suo successo; che costringe a ripensare un impensabile: la narrativa come pensiero eretico, pensare altro, pensare all’Uomo, non alle sole crisi esistenziali di alcuni uomini (ritorno della letteratura alla sua natura più intima e naturale); nonché dal paradosso che mentre le modalità con le quali si è andata costituendo venivano assunte, senza dirlo, persino da chi teorizzava l’anti-fantascienza, da chi praticava il racconto quale rappresentazione dell’apparente, nel disprezzo di ogni tentativo, bene o mal riuscito, di andare oltre, di cercare  trovare le dinamiche che sottendono l’apparente.
La Fantascienza, sconfitta nell’opinione, denigrata anche a causa di sue proprie pratiche deteriori, è oggi vittoriosa sul piano sostanziale. Il suo modulo narrativo è di tutti e di chiunque.  Ha lasciato al mondo una inconfutabile eredità di opere importanti e grandi nomi.

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