Si sono radunati in una stretta via, in una
notte fredda e scura. Erano tesi. Il grido di un lontano sciacallo ha rotto il
silenzio. Per alcuni questa era la prima missione operativa. L’avevano sempre
sognata ed erano stati a lungo addestrati. L’adrenalina scorreva, proprio come
volevano. Era quello per cui si erano arruolati.
Prima di uscire hanno mandato
messaggini ai propri familiari per dire loro di non preoccuparsi. Quando si è
levato il sole e sono tornati in salvo alla base, li hanno nuovamente inviato
dei messaggi. Le loro madri non hanno chiesto che cosa avevano fatto e loro non
glielo hanno detto. Succede sempre così. I familiari sono orgogliosi di loro:
sono dei soldati che combattono.
Quando si sono messi in riga
prima di partire, i comandanti hanno controllato il loro equipaggiamento e
munizioni ed impartito gli ultimi ordini. L’ufficiale di intelligence ha
parlato loro dei due ricercati: devono essere trovati, ad ogni costo. Poi i
soldati sono usciti nella notte. Trenta soldati. Sono saliti a piedi in cima
alla collina.
Hanno raggiunto l’obiettivo
poco dopo mezzanotte. Il villaggio era profondamente addormentato, i fari di
sicurezza arancione della colonia di là dalla strada ammiccavano distanti. Ed è
stato dato l’ordine: attaccare!
Si sono avventati contro la
porta posteriore della casa e l’hanno scossa finché non è stata quasi
scardinata. Dal secondo piano è uscita una luce fioca ed un uomo è sceso in
pigiama, ancora mezzo addormentato, per aprire il cancello di metallo. Nessuno
di loro si è chiesto che cosa ci facesse là. Forse questo accadrà quando
saranno maturati ancora un po’.
I primi quattro sono entrati con i fucili spianati, i volti
coperti da maschere nere; si vedevano solo gli occhi. Hanno spinto indietro lo
sbalordito palestinese. Lui ha tentato di spiegare loro che i bambini stavano
dormendo e non voleva che si svegliassero vedendo un soldato mascherato sopra
il loro letto.
I soldati volevano Tariq. Ed
anche Maliq. Hanno ordinato al palestinese di portarglieli. I due ricercati
dormivano in una stanza tutta blu, comprese le lenzuola. I soldati li hanno
svegliati con delle grida. I ricercati si sono destati nel panico.
I soldati gli hanno ordinato di
alzarsi. Poi li hanno afferrati per le braccia, li hanno spinti in due stanze
separate e chiusi dentro. Altri soldati hanno fatto irruzione nella casa, i cui
abitanti nel frattempo si erano tutti svegliati. Mahmoud, di sei anni, ha
incominciato a gridare: “Papà, papà!”
I soldati hanno ammonito i due
di non osare partecipare ad altre manifestazioni. “La prossima volta vi
spareremo o vi arresteremo”, hanno detto a Maliq. Lui è rimasto chiuso dentro
per 40 minuti, finché i soldati non se ne sono andati. Andandosene, hanno
lanciato delle granate stordenti nei cortili delle case cui passavano accanto –
la ciliegina sulla torta.
Tutto questo è successo circa 10 giorni fa a Kafr Qaddum. Succede
ogni notte in tutta la Cisgiordania.
I due ricercati avevano 11 e 13
anni. Tariq non ha ancora ripreso a parlare e Maliq ha un sorriso spaventato.
Da quella notte dormiranno solo nel letto dei genitori. Mahmoud ha incominciato
a bagnare il letto. Il grande spiegamento di soldati è arrivato a notte fonda
solo per spaventarli e forse anche per tenere alta la tensione.
L’unità dei portavoce
dell’esercito israeliano non si è vergognata di dire: “I soldati hanno parlato
con dei giovani che avevano preso parte ad una regolare manifestazione a
Qaddum.” Ecco che cosa fanno i soldati israeliani: tengono colloqui
intimidatori di notte con dei bambini. Per questo si sono arruolati. Di questo
vanno fieri.
Vale la pena notare che Kafr
Qaddum è un luogo degno di rispetto. Ha lottato per circa cinque anni, con
coraggio e determinazione, per riaprire la sua strada di accesso – che era
bloccata a causa della colonia di Kedumim. La colonia era cresciuta proprio ai
bordi della strada, provocando la sua chiusura.
Venerdì scorso Amos Harel ha
parlato su Haaretz della drastica diminuzione del numero di giovani di buona
famiglia che vogliono fare il servizio militare in unità di combattimento. La
polizia di frontiera attualmente è l’unità più ambita e le sue porte sono prese
d’assalto dalle frange più deboli della società, che Israele cinicamente istiga
contro i palestinesi, al punto che tutti loro vogliono essere come il sergente
Elor Azaria [condannato per aver ucciso un attentatore palestinese inerme, ndtr].
Forse è un bene che i
benestanti abbandonino il servizio militare nei territori. O forse è un male,
perché lasciano il posto ad altri. Oggi non c’è praticamente nessun servizio
operativo nell’esercito israeliano che non comporti il compiere spregevoli missioni
come l’operazione a Kafr Qaddum.
Questo venerdì, oppure il
prossimo, Tariq e Maliq torneranno a manifestare in strada e forse tireranno
anche pietre. Non dimenticheranno tanto velocemente il terrore di quella notte;
quel terrore plasmerà la loro coscienza.
E i soldati? Continueranno ad essere degli eroi, ai propri occhi
ed a quelli della loro gente.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)
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