Lo scrittore A.B. Yehoshua (“Alleviare
la perniciosità dell’occupazione”, Haaretz, 31 dicembre, qui)
ha ragione quando collega la parola “perniciosità” a occupazione. Ma sotto le
mentite spoglie dell’innovazione, dell’audacia e di considerazioni umanitarie,
la sua proposta per un temporaneo e parziale allentamento della perniciosità si
adegua alla tradizionale politica israeliana: dividere il popolo palestinese in
varie categorie burocratiche, in enclaves separate e distanti, e naturalmente
senza chiedere la loro opinione.
Per sembrare audace, ma per proporre
qualcosa che è proprio quello che il governo del ministro dell’Educazione
Naftali Bennett e la ministra della Giustizia Ayelet Shaked (entrambi di
Habayit Hayehudi [estrema destra dei coloni. Ndtr.]) vogliono, alcuni dei fatti
citati da Yehoshua vengono stravolti. Qui di seguito alcuni di questi
stravolgimenti:
* “Uno spazio binazionale”. Non c’è
bisogno di andare fino ai miseri quartieri congegnati da Israele a Gerusalemme
est per giocare con l’idea di un “laboratorio” di vita binazionale. E’ vero
che il popolo palestinese è stato disperso da quando è stato espulso dalla
propria terra d’origine nel 1948. Ma non ha mai smesso di essere una nazione
per questa ragione, compreso il milione e mezzo di palestinesi che sono
attualmente cittadini israeliani. Israele nei suoi confini
riconosciuti è uno spazio binazionale, indipendentemente della sue definizioni
e dalle discriminazioni che opera a danno dei suoi cittadini palestinesi.
* “La Striscia di Gaza è del tutto separata
da Israele.” Non è vero. I due milioni di residenti della Striscia di Gaza
sono registrati nell’anagrafe controllata da Israele. Come i palestinesi in
Cisgiordania e a Gerusalemme est. Come Yehoshua e come me. La carta d’identità
rilasciata ad ogni sedicenne di Gaza necessita dell’approvazione israeliana. E’
Israele che decide se, quanti e quali palestinesi che tornano dall’estero
otterranno la residenza in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. La moneta
corrente in uso nella Striscia è lo shekel.
Circa un quarto dei
gazawi ha familiari in Cisgiordania, nella Gerusalemme est occupata e nello
stesso Israele. Tutti i residenti di Gaza hanno proprietà immobiliari del
passato, di famiglia, e legami affettivi all’interno di Israele,
indipendentemente da quello che noi decidiamo per loro.
* o“L’Area A è soggetta alla legislazine civile e
militare palestinese.” Non è esatto. Nell’Area A i palestinesi hanno poteri
civili e di polizia, ma non militari. Quando ogni settimana i nostri soldati
fanno incursioni nei quartieri e nelle case in questa zona, le forze di
sicurezza palestinesi si devono nascondere nelle loro basi. Se si oppongono
all’invasione dell’esercito israeliano – le uccidiamo o le condanniamo per
terrorismo.
* “(Sono) i palestinesi che
vivono nell’Area C che si confrontano con l’occupazione
israeliana, affrontando sia i coloni che l’esercito.” Di cosa stai parlando? I coloni non
discriminano e vessano chiunque, e sono impazienti di mettere le mani nella “C”
sulla terra di palestinesi che vivono ovunque in Cisgiordania
* “Il numero di palestinesi che
abitano nell’Area C è solo di circa 100.000.” Da dove esce questo
numero? Bimkom [associazione di urbanisti e architetti israeliani che opera per
una gestione collettiva del territorio. Ndtr.], “Pianificatori per diritti di
progettazione”, nel 2008stimava che nell’Area C vivessero 150.000 palestinesi.
Un mini-censimento condotto dall’ufficio Onu per il coordinamento degli Affari
Umanitari nei territori palestinesi occupati ha trovato che alla fine del 2013
il numero era raddoppiato -300.000. Alcuni vivono in comunità che si trovano
totalmente nell’Area C, altri in comunità divise tra C, A e B, che sono in ogni
caso categorie artificiose, in contraddizione con qualunque logica di
pianificazione. Quello che è certo è che circa 30.000 beduini nell’Area C
sarebbero contenti di tornare nella loro terra nel Negev, da cui sono stati
espulsi nel 1948. Accanto alle comunità di Al-Arakib e di Ummal-Hiran, che,
come sappiamo, sono prospere e godono dei molti diritti che Israele ha concesso
loro… [riferimento polemico al modo in cui sono trattati i beduini con
cittadinanza israeliana. Ndtr.]
* “Residenza con diritti (sociali) di
base.” Naturalmente il modello è quello dello status di residenti dei
palestinesi di Gerusalemme est, o, per essere più precisi, i deliri israeliani
su quanto sia bella lì la vita dei palestinesi. Se fosse così bella, come
mai abbiamo trasformato circa l’80% di loro in poveri a carico dell’assistenza
sociale? Oltre alla situazione di inferiorità socio-economica in cui
abbiamo gettato i palestinesi di Gerusalemme, il loro stesso status di
residenti è molto precario. Dipende dalle norme di ingresso in Israele, in
altre parole, si riferisce a questi cittadini come se avessero scelto di
spostarsi e vivere in Israele, piuttosto che essere stati invasi da Israele.
Pertanto è uno status sottoposto a
condizioni, che Israele può revocare a suo piacimento, secondo criteri che esso
stesso ha stabilito (provare di avere lì il “centro della propria vita” o
“lealtà allo Stato”). Prima del 1994 (quando le autorità civili sono
state trasferite all’Autorità Nazionale Palestinese), Israele poteva espellere
residenti della Cisgiordania e della Striscia di Gaza come voleva, e revocare
il loro status. Gli accordi di Oslo hanno abolito questa prerogativa
dell’occupante (una delle poche clausole positive). A Gerusalemme i palestinesi
rimangono più che mai esposti al pericolo di espulsione e di revoca della
residenza. Ora Yehoshua vuole aggiungervi altre 100.000 persone?
* “Questo permesso di residenza
impedirebbe l’espropriazione delle loro terre (o renderla molto più
difficile).” Di cosa sta parlando Yehoshua? La residenza – proprio come la
cittadinanza – non protegge i palestinesi dal furto della loro terra e
dall’espulsione dalle loro case. Silwan. Isawiyah. Jabal Mukkaber. Sakhnin.
Jaffa. Al-Arakib. Sono esempi sufficienti?
La deformazione rende più facile creare
una separazione emotiva ed intellettuale dal siginificato dei fatti. La
separazione è comprensibile. E’ difficile ammettere che l’ideologia
sionista e la sua creazione – Israele – abbiano dato vita a un mostro ladro,
razzista, arrogante che ruba acqua, terra e storia, che ha le mani insanguinate
con la scusa della sicurezza, che per decenni ha deliberatamente pianificato
l’attuale pericolosa situazione di bantustan, da entrambi i lati della Linea
Verde [che divide Israele dai territori occupati. Ndtr.]. Tutto ciò
che Yehoshua sta facendo è mettersi in riga e suggerire un’altra
sotto-definizione che aiuti la burocrazia israeliana a dividere in categorie il
popolo palestinese e separarlo dai suoi luoghi e dalla sua terra.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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