domenica 8 gennaio 2017

Servizi deviati e jihadisti infiltrati, ecco i registi degli attacchi - Gian Micalessin


C’è un fantasma che si aggira per la Turchia; assume vesti e volti diversi, semina morte e terrore, crea paura tra i paesi occidentali e quelli mediorientali. Ha un unico scopo: punire lo stesso uomo che lo ha creato. “Erdogan comincia a fare i conti con tutto quello che di diabolico ha creato da quando è al potere” dice Gian Micalessin, reporter di guerra de Il Giornale, a ilsussidiario.net. “E’ al potere da dodici anni, ha fatto di tutto per riportare la Turchia all’islamismo fondamentalista cancellando il paese laico e filo occidentale che era. Da quando nel 2009 fece piazza pulita della vecchia guardia nei sistemi di sicurezza, appoggiando l’Isis in funzione anti­curda, facendo il doppio gioco con i suoi vecchi alleati”. La strage di capodanno e pochi giorni dopo l’assalto al Palazzo di Giustizia di Smirne dimostrano questa guerra in atto, “su cui pesa una totale opacità di informazioni e la mancanza di un sistema di sicurezza tale da difendere il paese da queste situazioni gravissime”. Sono la dimostrazione, dice ancora, che “tutto questo gli si sta rivoltando contro: servizi segreti deviati, jihadisti infiltrati ai massimi livelli di potere”. Il futuro? “Dimentichiamo sempre che la Turchia è un paese islamico, il 40 per cento almeno della popolazione sta con lui, per cui Erdogan non mollerà facilmente”.
Micalessin, solo pochi giorni dopo la strage di Capodanno, la Turchia è di nuovo sotto attacco, questa volta a Smirne. Si parla di Isis, di Pkk. Secondo lei?
 E’ una situazione di confusione totale. Se a Smirne a colpire fossero stati i curdi, lo avrebbero detto. Invece si naviga nel buio, riprova del caos in cui Erdogan ha portato il paese. Quanto successo a Smirne prova la totale mancanza di sicurezza e di sistemi di sicurezza in grado di difendere il paese da attacchi ed attentati. E’ difficile sbilanciarsi dato il poco che trapela, di fatto non si capisce nulla, è una situazione di estrema opacità e sintomo di gravi scontri interni.
Stessa cosa per quanto riguarda l’attentato di capodanno, massima confusione su chi abbia agito e su chi l’ha organizzato. E’ così perché la Turchia è un paese in guerra con se stesso? In fondo ad agosto c’è stato un tentativo di colpo di stato.
La Turchia di oggi è la creatura di Erdogan. Da quando è al potere ha cercato progressivamente di introdurre uomini di provata fede islamista, come lo è lui, nelle posizioni chiave. Un elemento determinante poi è l’incapacità dei servizi segreti a operare. Nel 2009 Erdogan fece piazza pulita della vecchia guardia laica, inserendo islamisti che hanno fatto il loro lavoro appoggiando più o meno velatamente l’Isis e i gruppi jihadisti in Siria.
Vuol dire che la Turchia è un paese filo­jihadista?
Dico che tutto questo ha permesso a moltissimi jihadisti di infiltrarsi in profondità nel tessuto sociale turco. Inoltre questa situazione ha dato vita a servizi segreti deviati.
Che non rispondono alle autorità?
Non più tardi del 2014 questi servizi sono stati accusati di fornire armi e protezione ai miliziani dell’Isis. Sappiamo tutti benissimo che l’Isis ha avuto basi in Turchia e che addirittura miliziani feriti venivano curati negli ospedali turchi, suscitando la protesta e lo sconcerto di medici e infermieri.
Da lungo tempo la Turchia è scossa da attentati sanguinosi, anche se qui in occidente ce ne dimentichiamo subito. C’è una guerra civile in corso?...

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