In
un momento difficile della nostra storia, dobbiamo ricordare a noi stessi che
noi le centinaia di migliaia, i milioni di donne, transessuali, uomini e
giovani che siamo qui alla Marcia delle donne, noi rappresentiamo le potenti
forze del cambiamento che sono determinate a evitare che le culture morenti del
razzismo, dell’etero-patriarcato risorgano di nuovo.
Noi
riconosciamo che siamo agenti collettivi della storia e che la storia non può
essere cancellata come le pagine web. Sappiamo che ci riuniamo oggi pomeriggio
sulla terra indigena e noi seguiamo l’esempio dei primi popoli che nonostante
la massiccia violenza genocida non hanno mai rinunciato alla lotta per la
terra, l’acqua, la cultura, la loro gente. Noi in particolare salutiamo oggi i
Sioux di Standing Rock.
Le
lotte per la libertà dei neri che hanno plasmato la natura stessa della storia
di questo paese non possono essere cancellate con il movimento di una mano. Non
possiamo dimenticare che le vite dei neri contano. Questo è un paese ancorato
alla schiavitù e al colonialismo, il che significa che nel bene e nel male la
storia stessa degli Stati Uniti è una storia di immigrazione e riduzione in
schiavitù. Diffondere la xenofobia, lanciare accuse di omicidio e stupro e la
costruzione di muri non cancellerà la storia.
Nessun
essere umano è illegale.
La
lotta per salvare il pianeta, per fermare i cambiamenti climatici, per
garantire l’accessibilità all’acqua dalle terre degli Standing Rock Sioux, a
Flint, Michigan, alla West Bank della Cisgiordania e a Gaza. La lotta per
salvare la nostra flora e fauna, per salvare l’aria – questo è il ground zero
della lotta per la giustizia sociale.
Questa
è una marcia delle donne e questa marcia delle donne rappresenta la promessa di
un femminismo contro i poteri perniciosi della violenza di stato. E il
femminismo inclusivo e intersezionale che invita tutti noi a unirci alla
resistenza al razzismo, alla islamofobia, all’antisemitismo, alla misoginia,
allo sfruttamento capitalistico.
Sì,
salutiamo la lotta per il salario minimo orario di quindici dollari. Noi ci
dedichiamo alla resistenza collettiva. Resistenza ai miliardari profittatori
delle ipoteche e gentrificatori. Resistenza ai corsari dell’assistenza
sanitaria. Resistenza agli attacchi contro i musulmani e gli immigrati.
Resistenza agli attacchi contro le persone disabili. Resistenza alla violenza
di stato perpetrata dalla polizia e attraverso il complesso industriale
carcerario. Resistenza alla violenza di genere istituzionale e intima, in
particolare contro le donne trans di colore. I diritti delle donne sono diritti
umani in tutto il pianeta ed è per questo che diciamo libertà e la giustizia
per la Palestina. Noi celebriamo il rilascio imminente di Chelsea Manning. E di
Oscar López Rivera. Ma diciamo anche liberate Leonard Peltier. Liberate Mumia
Abu-Jamal. Liberate Assata Shakur.
Nel
corso dei prossimi mesi e anni saremo chiamati a intensificare le nostre
rivendicazioni di giustizia sociale, a diventare più militanti nella nostra
difesa delle popolazioni vulnerabili. Coloro che ancora difendono la supremazia
dell’etero-patriarcato del maschio bianco farebbero meglio a fare attenzione.
I
prossimi 1.459 giorni dell’amministrazione Trump saranno 1.459 giorni di
resistenza: resistenza sulle strade, resistenza nelle aule scolastiche,
resistenza sul posto di lavoro, resistenza nella nostra arte e nella nostra
musica.
Questo
è solo l’inizio e con le parole dell’inimitabile Ella Baker, ‘Noi che crediamo
nella libertà non possiamo riposare fino a quando non arriva”. Grazie.
Intervento
alla straordinaria Marcia delle donne contro Trump a Washington (la più grande
protesta di piazza nella storia Usa, più partecipata perfino della storica
marcia di Luther King e di quella contro la guerra in Vietnam).
Traduzione di
Maurizio Acerbo (che ringraziamo).
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