martedì 24 gennaio 2017

Le armi producono guerra, bisogna bloccarne la produzione - Giovanni Sarubbi

«Attenzione allarme altissimo a Roma per terrorismo ISIS. Parecchi posti di blocco da parte delle forze dell'ordine. Mi hanno fermato e per essere sicuri che non fossi musulmano, m'hanno fatto magnà due ciriole con la porchetta, tre pezzi de pizza bianca co la mortadella, due birette, na grappa e un prosecco.
Sto a cercà er prossimo posto di blocco.....»

Il testo prima riportato è stato diffuso nei giorni scorsi sui social network. È stato scritto in un gruppo WatsApp molto numeroso di laziali e subito si è diffuso in moltissimi ambiti.
È il segno che la propaganda terroristica di cui sono pieni i nostri mass-media comincia a scricchiolare e a stufare. Sempre più persone, anche non politicizzate, cominciano a capire che tutto ciò che viene detto sul terrorismo nel nostro paese e in tutto il mondo cosiddetto occidentale, ha solo lo scopo di coprire le responsabilità dei singoli governi, in primis quello degli USA, nella guerra in corso dal 2001 con annesso commercio delle armi e sostegno ai gruppi terroristici. Gli attentati in occidente, che hanno tutti lo stesso copione molto ben recitato da militari super-addestrati negli eserciti degli stessi governi occidentali, hanno lo scopo di sostenere la guerra e la vendita di armamenti.
Una reazione simile a quella prima riportata ci fu in Italia ai tempi del terrorismo interno, quello marcato BR. Anche allora la nauseabonda propaganda che tendeva a far vedere terroristi dappertutto cominciò a nauseare sempre più persone. I successivi processi a carico dei terroristi dimostrarono come quei gruppi erano infiltrati da più servizi segreti. Lo scopo era quello di ridurre all’impotenza il poderoso movimento nato nel mondo negli anni ‘68-’69.
Oggi è ancora così ma sul piano internazionale anziché nazionale. Il motivo di fondo è sempre lo stesso ed è puramente economico. Uno dei modi per risolvere le crisi economiche è quello della guerra. Si distrugge per poi ricostruire e per conquistare mercati e fonti di materie prime, gas petrolio e minerali vari. E per le guerre servono armamenti. E le industrie che le producono costituiscono oggi, e a partire dalla Seconda Guerra mondiale, il più potente sistema industriale esistente. Le risorse spese in armamenti e guerre sono immense. Basta un dato per capire di cosa stiamo parlando. Dal 2006 al 2017, 12 anni, le missioni italiane all’estero (Afghanistan, Libano, ecc.) ci sono costate circa 16 miliardi di euro. Tutti soldi sottratti alle spese sociali, sanità, scuola, trasporti, pensioni ecc. Tutta ricchezza che ha prodotto solo miseria morte e distruzione.
I dati sugli armamenti in Italia dicono molto più di qualsiasi lungo discorso. Dati accuratamente nascosti dai mass-media main-stream, e che i vari governi mistificano, ma che ora cominceranno a venire fuori sistematicamente grazie al lavoro del MIL€X, (milex.org), che è l’Osservatorio sulle spese militari italiane. E' una iniziativa promossa da Enrico Piovesana e Francesco Vignarca con la collaborazione e la struttura operativa del Movimento Nonviolento (nell'ambito delle attività della Rete Italiana per il Disarmo).
Il “Primo rapporto annuale sulle spese militari italiane 2017” è già disponibile sul sito del MIL€X. Invitiamo tutti a scaricarlo e a diffonderlo e a spiegare ai cittadini quanta ricchezza viene ogni giorno distrutta per le armi. Si perché costruire armi equivale a usare banconote da 500euro per accendersi il sigaro, come raccontava Erich Maria Remarque nel romazzo ‘L'obelisco nero'.
I dati forniti in sintesi dal rapporto sono questi:
  • Spese militari italiane 2017: 23,4 miliardi (64 milioni di euro al giorno): +0,7% rispetto al 2016, +2,3% rispetto alle previsioni
  • Ultimo decennio aumento spese militari del 21% e rapporto spesa/PIL salito da 1,2% a 1,4% (non 1,1% dichiarato dalla Difesa)
  • Costo personale rimane voce di spesa più onerosa per lenta applicazione Riforma Di Paola (più comandanti che comandati)
  • Spese armamenti 2017 salgono a 5,6 miliardi (15 milioni al giorno) per aumento contributi MISE - Ministero Sviluppo economico (86% degli incentivi alle imprese va a comparto difesa) che rappresenta una piccola parte del sistema produttivo italiano.
  • Spese per ‘aerei blu’ 2017 aumentano del 50% per incidenza costo nuovo A340 Presidenza del Consiglio (23,5 milioni nel 2017)
  • Anteprima notizie su contratti firmati per altri sette F-35, seconda portaerei “Trieste” e nuove fregate “Fremm 2”, nuovi mezzi Esercito per favorire export.
La guerra è un affare per le industrie di armamanenti e per le imprese a caccia di materie prime e mercati. MA È UNA MOSTRUOSITÀ PER IL RESTO DELL’UMANITÀ.
Di questo dobbiamo prendere coscienza e lavorare di conseguenza per buttare via la guerra dalla storia dell’umanità.

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